
È una grande gioia questa mattina tornare a Matteo capitolo 6 dal versetto 9 al 13, e vorrei che iniziassimo con una parola di preghiera: “Padre, affidiamo a Te i prossimi momenti e ti chiediamo d’essere il nostro maestro. Desideriamo essere nient’altro che un canale chiaro tramite il quale Tu possa parlare. Fa si che la Tua verità non sia inficiata da errori o abbellimenti umani. E fa si che possiamo sentirti parlare e che possiamo essere pieni di meraviglia per il tuo potere e la tua grazia nei nostri confronti. Fa che possiamo sapere come meglio pregare grazie a questa condivisione, nel nome di Cristo, Amen”.
Imparare a pregare è molto importante. Imparare a pregare significa imparare a comunicare con Dio, e non riesco a pensare a nulla di più importante di questo. Infatti è così importante che la Scrittura dice che dobbiamo pregare senza cessare. Che dobbiamo pregare sempre. E se dobbiamo pregare sempre e senza cessare, e se la preghiera è comunione con Dio, e se “la preghiera efficace e fervente di un uomo giusto vale molto”, allora la preghiera efficace è molto, molto importante. È quindi opportuno che sappiamo come pregare.
Quanto sarebbe tragico passare una vita intera senza conoscere il modo giusto di comunicare con Dio, e questa possibilità c’è, non è vero? Infatti, secondo l’apostolo Paolo in Romani 8, “lo Spirito intercede spesso per noi, a causa dell’infermità della nostra carne”, il che significa che non sappiamo pregare come dovremmo. E quindi siamo qui con quest’incredibile risorsa a disposizione, la preghiera, che ci offre la possibilità di entrare in comunione con Dio per attingere alle risorse divine, alle quali possiamo e dobbiamo dedicarvici in ogni momento, eppure spesso la carne inibisce la legittimità e la giustezza delle nostre preghiere. E oserei dire che se potessimo farci insegnare a pregare da qualcuno, sceglieremmo il nostro Signore, che sapeva meglio di chiunque altro come entrare in comunione con il Padre. Ed è proprio quello che abbiamo qui in Matteo 6 dal 9 al 13.
Qui abbiamo Gesù stesso, che ci istruisce sul come pregare e ci dà gli elementi e gli ingredienti per una corretta prospettiva di preghiera. Non so come abbiate reagito a questa serie, ma il mio cuore ha prestato grande attenzione a questa nel mio studio, perché sento che qui, come nei documenti del vangelo ed in modo particolare alle parole di Cristo, sento che stiamo ricevendo insegnamento direttamente da Cristo stesso... Se ci fosse stato annunciato che Gesù sarebbe stato il nostro insegnante questa mattina, e che si sarebbe trovato in questo luogo, oserei dire che avremmo ascoltato ed avremmo sentito con orecchie attente l’ingiunzione che ci viene rivolta nel versetto 11 per questo giorno, “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. E vorremmo sapere tutto quello che c’è da sapere sul significato di questa grande dichiarazione meravigliosa. Ebbene, in un certo senso Egli non è qui, ma in un altro senso sì. Non è qui in termini dei limiti della mia carne, ma è qui nei termini della verità illimitata della Sua Parola, e quindi faremmo bene a prestare attenzione a ciò che la Sua Parola ha da dirci.
Rileggiamo i versetti dal 9 al 13 in modo da avere l’ambientazione necessaria, “Voi dunque pregate cosí: “Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà anche in terra come è fatta in cielo. Dacci oggi il nostro pane quotidiano; rimettici i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori; e non ci esporre alla tentazione, ma liberaci dal maligno. [Perché a te appartengono il regno, la potenza e la gloria in eterno, amen.]”.
Ora ricordate va bene? Nel mentre ci avviciniamo a questo passo, ricordate che Gesù sta contrapponendo il suo standard della preghiera a quello degli scribi e dei farisei. Ed in base, per riassumere il tutto in una semplice affermazione, lo standard di preghiera di Gesù si concentra su Dio, mentre il loro standard di preghiera si concentra su se stessi. Al versetto 5, Gesù dice: “poiché essi amano pregare stando in piedi nelle sinagoghe e agli angoli delle piazze per essere visti dagli uomini”; al versetto 7, dice che in effetti usavano vane ripetizioni come facevano i pagani, come se fossero in grado di convincere Dio a dar loro ciò che volevano. Nel versetto 8, supponevano di avere qualche informazione da offrire a Dio che non era a sua disposizione, se non fosse stato per il loro coinvolgimento in quel senso lì. Così il vostro atteggiamento, la vostra azione e la forma stessa della vostra preghiera sono tutti incentrati su di voi.
Ed in contrasto a quello ciò Gesù dice che quando si prega tutto deve essere concentrato su di Lui. “Padre nostro” è la paternità di Dio. “Sia santificato il tuo nome” è la priorità di Dio. “Venga il tuo regno” è il programma di Dio. “Sia fatta la tua volontà” è lo scopo di Dio. “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” è la provvidenza di Dio. “Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”, è il perdono di Dio e così via. Tutto si concentra su Dio. Ed è così che deve essere la preghiera. La preghiera non è per me, ma per Lui. Non è per ottenere ciò che voglio, ma per la Sua gloria. Ed abbiamo imparato tutto questo man mano che abbiamo proceduto per il corso di questa preghiera straordinaria. Infatti le prime tre petizioni, “Sia santificato il Tuo nome. Venga il tuo regno e sia fatta la tua volontà anche in terra come è fatta in cielo”, mettete in prospettiva l’intera preghiera sul fatto che nulla di ciò che riguarda noi stessi non viene nemmeno introdotto finché Dio non si trovi al primo posto. Non chiedo nulla che non santifichi il Suo nome. Non chiedo nulla che non avanzi in qualche modo il Suo regno e non chiedo nulla che non sia espressione propria della Sua volontà.
Ora, avendo stabilito tutto questo, passiamo dagli elementi che si riferiscono specificamente e direttamente a Dio a quelli che si riferiscono ai bisogni dell’uomo, ed arriviamo al versetto 11, “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. Ora esamineremo cinque caratteristiche, ed abbiamo già visto le prime due, e ve le ricorderemo, ma qui ci sono cinque caratteristiche di questa semplice petizione. Innanzitutto la sostanza che viene richiesta. Che cos’è? È il pane. “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. E vi ricorderete che vi abbiamo suggerito che il concetto del pane qui, in realtà un simbolo per tutti i nostri bisogni fisici, probabilmente comprendendo i tre bisogni fondamentali: cibo, vestiti ed alloggio. Il pane quindi riassume il bisogno fisico, il bisogno temporale, le necessità di base della vita. Siamo poco utili a Dio per raggiungere i suoi scopi ed i suoi obiettivi in questa vita se Egli non soddisfa i nostri bisogni fisici fondamentali per mantenerci in vita. Quindi, la necessità di soddisfare i nostri bisogni fisici è commisurata alla sua utilità in questo regno, nel mentre Egli lo porta sulla terra.
Ora, la seconda cosa di cui abbiamo parlato non è solo la sostanza, ma anche la fonte. Il presupposto della petizione è che la fonte è Dio. È implicito dietro il verbo “dacci”. Guardiamo a Dio come la fonte di tutto. Abbiamo approfondito questo aspetto con grande dettaglio, tre settimane fa nell’ultimo studio. In un certo senso mi dispiace che ci sia stato quest’intervallo ed in un altro senso non proprio perché nel frattempo sono riuscito a chiarirmi un po’ le idee su questo versetto particolare. E quindi penso che forse ci sia ancora di più da dire adesso che sia una verità significativa rispetto a due settimane fa, però Dio è la fonte di tutto. Non possiamo nulla che Lui non abbia provveduto, Egli è il Creatore, il Sostenitore ed il Conservatore dell’intero universo. Tutto ciò che abbiamo proviene dalla Sua mano, tutto! E quindi la fonte è Dio e la sostanza è il pane.
La prima petizione quindi che sale dal cuore di un figlio di Dio verso il Padre è quella che riguarda i bisogni fisici. Non c’è nulla di sbagliato nel cercare il volto di Dio a questo proposito, purché il motivo sia che attraverso di quello il Suo nome sia santificato ed attraverso di quello venga il Suo regno ed attraverso di quello la Sua volontà sia fatta. È Lui che desidera soddisfare i nostri bisogni fisici. E naturalmente sappiamo da Giacomo 1:17, “Che ogni dono buono e perfetto viene dall’alto, dal Padre delle luci, nel quale non c’è variabilità né ombra di mutamento”. Sappiamo da 1 Timoteo capitolo 4: “Che tutte le cose devono essere ricevute con rendimento di grazie, perché la Parola di Dio e la nostra preghiera di ringraziamento le santifica”.
Dio ci ha dato ogni cosa buona da godere. Abbiamo detto la volta scorsa che l’idea della petizione “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” non è semplicemente la preghiera di un mendicante, anche se potrebbe esser la preghiera di chi non ha nulla per il pasto successivo. Ma è anche il riconoscimento da parte di tutti noi che è Dio la fonte di ogni provvista fisica. Per alcuni potrebbe essere, “Signore, non ho nulla da mangiare per il prossimo pasto. Ti chiedo di darmi il mio pane quotidiano, affinché Tu possa esser glorificato nella provvista”. Per noi potrebbe essere: “Signore, hai fornito così tanto, ed io ti ringrazio e ti riconosco come fonte, e ti chiedo di continuare a fornire con tanta gentilezza, affinché il tuo nome sia glorificato”. Quindi, sia che non si abbia e si chieda di ricevere, o che si abbia e si chieda di continuare a ricevere, la petizione è la stessa. Riconosce Dio come la fonte.
Ora che cos’è la supplica? È il verbo “dare”. “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. Questo è il cuore della petizione, ed è su questo che vogliamo concentrarci questa mattina. Ora, che diritto abbiamo di chiedere a Dio questo? Ho forse una qualche ragione o base per dire a Dio: “Dammi il mio pane quotidiano, Padre”? C’è una base sulla quale tale petizione sia valida? Beh, l’unica base sarebbe che Dio ha promesso di farlo, giusto? Che Dio ha promesso di soddisfare i miei bisogni fisici. E se ha fatto questa promessa, allora io ho il diritto di chiedergli di mantenerla. E questa è precisamente la promessa che ci ha fatto.
Venite con me al Salmo 37 e voglio fissare nella vostra mente una considerazione di base di cui parleremo, che spero vi sia utile per capire com’è che Dio desidera soddisfare i vostri bisogni fisici. Ora, io non credo che Dio sia obbligato, segnatevelo, a soddisfare i bisogni fisici di tutti. Credo che ci siano delle condizioni. Ci sono delle condizioni, e questo lo vedremo più volte nel corso di questa mattinata. Ma non credo che Dio sia tenuto a soddisfare i bisogni fisici di tutti. Guardiamo insieme al Salmo 37, a partire dal versetto 3: “Confida nel Signore e fà il bene”, ora questa semplice affermazione è profonda gente, perché racchiude il significato stesso della salvezza. La salvezza è confidare in Dio di tal maniera che quello porti al compiere le buone opere, giusto? “La fede senza le opere è morta”, quindi, dire semplicemente: “Confida nel Signore e fà il bene” è come riassumere la soteriologia, riassumere la dottrina della salvezza, credere ed il risultato di quella vera fede sono le buone opere.
Ora, quindi se sei uno che crede e tale credenza è una fede manifesta, allora abbiamo anche la promessa che “Abiterai nel paese ed in verità sarai - cosa? - nutrito”, non è fantastico? Ora questa si che è piuttosto pratica come cosa. Io credo che alcuni di noi pensino che la maggior parte delle promesse della Bibbia abbiano a che fare con verità spirituali, il che è vero, però non è mai ad esclusione di quelle fisiche. Saremmo poco utili spiritualmente al Signore qui nel mondo se Lui non soddisfacesse i nostri bisogni fisici. Ed a proposito, se avete bisogno di un paragone nel Nuovo Testamento, andate al capitolo 9 di 2 Corinzi, non serve che ci andiate ora, però potete scrivervelo da qualche parte, però in 2 Corinzi capitolo 9 ci viene detto che dobbiamo dare, non a malincuore o per necessità, ma perché il Signore “ama colui che dona con gioia”, che non dobbiamo seminare con parsimonia, ma con abbondanza e che “Dio fornisce al seminatore la semenza e il pane da mangiare, e fornirà e moltiplicherà la semenza vostra ed accrescerà i frutti della vostra giustizia”.
In altre parole, quando si dà a Dio e si investe nel regno di Dio, Dio non solo fornisce del frutto spirituale, ma fornisce anche, dice 2 Corinzi 9, del pane per il vostro nutrimento. La fornitura fisica di Dio è una promessa biblica! E poi più avanti, nel versetto 4, dice: “Dilettatevi nel Signore”, e poi dice: “Affidate a Lui la vostra sorte”, poi nel versetto 7 dice: “Riposati nel Signore”. E poi nel versetto 8 dice: “Cessate d’irritarvi ed abbandonate l’ira”, e continua così, e così facendo compara la persona retta che si comporta così e quella empia. “Il malvagio sarà tagliato via”, versetto 9. Sarà tagliato via. Il malvagio, versetto 12, viene menzionato e poi, nel versetto 13, “Il Signore ride dell’empio,perché vede avvicinarsi il giorno della sua rovina”.
In altre parole, per i giusti c’è la promessa, per gli empi c’è il giudizio. Ora, scendete per un momento al versetto 18: “Il Signore conosce i giorni degli uomini integri; la loro eredità durerà in eterno. Non saranno confusi in tempo di sventura, ma – guardate qui – ma saranno saziati in tempo di fame”, non è fantastico? La promessa della provvidenza di Dio per il suo popolo in tempo di carestia. Anche se gli ingiusti periranno, i giusti avranno la provvista necessaria. Versetto 20: “Gli empi periranno; i nemici del Signore, come grasso d’agnelli, saran consumati e andranno in fumo”, quel tipo di grasso brucia veramente ed è così che sarà per gli empi, Dio non ha alcun obbligo di provvedere per i loro bisogni, ma non è così per noi.
Ora, io non credo che sarà necessariamente sempre una festa, ma dopotutto Proverbi 15:17 dice: “Meglio una cena di erbe dove c’è l’amore, che un bue in stallo dove c’è l’odio”. Quando le relazioni sono giuste, non è necessario che siano sofisticate. Lasciate che vi dia un’illustrazione di questo, se posso. Non avevo intenzione di usarla, ma voglio dedicarle un po’ di tempo adesso, 1 Re capitolo 16, io credo che questa sia un’illustrazione grafica del principio secondo il quale Dio provvede per i suoi nel bel mezzo della carestia.
La storia d’Israele nel regno diviso fu una storia tragica. Tutti i loro re erano cattivi e sembrava che andassero di male in peggio, finché alla fine culminarono nel più miserabile di tutti, di nome Acab, che era figlio di Omri ed in 1 Re 16, versetto 25, troviamo che Acab prese il posto di suo padre Omri quando morì, ed Acab salì sul trono e regnò in Israele per 22 anni ed Acab portò 22 anni di problemi, francamente, alla terra d’Israele. Sposò quella donna miserabile, Iezebel, che adorava Baal e portò con sé tutto il culto di Baal ed innalzò un altare per Baal nella casa di Baal. Versetto 32: “Ed Acab si fece un idolo e provocò all’ira il Signore Dio d’Israele più di tutti i re d’Israele che lo avevano preceduto”. E con lui la nazione sprofondò nella fossa dell’iniquità e come conseguenza di ciò, versetto 1 del capitolo 17, “Elia, il Tisbita, uno di quelli che si erano stabiliti in *Galaad, disse ad Acab: «Com’è vero che vive il Signore, Dio d’Israele, che io servo, non ci sarà né rugiada né pioggia in questi anni, se non alla mia parola»“.
In altre parole, Dio sta dicendo: “Basta, è finita la provvista per Israele. Niente pioggia, niente raccolti, nessun raccolti, niente cibo, nessun cibo, e carestia”, ma nel bel mezzo però, versetto 2: “La parola del Signore gli fu rivolta in questi termini: «Parti di qua, và verso oriente, e nasconditi presso il torrente Cherit, che è di fronte al Giordano. Tu berrai al torrente, e io ho comandato ai corvi che là ti diano da mangiare»“.
Non è incredibile? Ha ordinato a chi di dargli da mangiare? Ai corvi? Dio organizzò persino i corvi per portare cibo al suo profeta. Perché? Perché gli empi potrebbero pure perire, ma in caso di carestia i giusti saranno preservati, perché Dio fa promesse di provviste fisiche per i suoi. “Ed i corvi - versetto 6 - gli portavano del pane e della carne la mattina, e del pane e della carne la sera; e beveva al torrente”, ebbene, in fine la torrente si prosciugò ed il profeta aveva bisogno di mangiare qualcosa. Così il Signore gli disse: “Và a Zarefat, ad abitare a Sarepta dei Sidoni; io ho ordinato a una vedova di laggiú che ti dia da mangiare»“, e così Egli si alzò, andò lì a Sarepta e quando giunse alla porta della città, c’era una donna vedova, che raccoglieva legna. Egli la chiamò, e le disse: «Ti prego, vammi a cercare un po’ d’acqua in un vaso, affinché io beva»“.
Ora, quello sembra un po’ un atteggiamento piuttosto forte nei confronti di quella piccola vedova che stava raccogliendo i bastoni, le parla come se lei avesse dovuto sapere chi fosse... ma a quanto pare il Signore le aveva preparato il cuore, come indica il versetto 9: “E mentre lei andava a prenderla, egli le gridò dietro: «Portami, ti prego, anche un pezzo di pane»“. Ora quello introduce un grave problema. “Lei rispose: «Com’è vero che vive il Signore, il tuo Dio, del pane non ne ho; ho solo un pugno di farina in un vaso, e un po’ d’olio in un vasetto; ed ecco, sto raccogliendo due rami secchi per andare a cuocerla per me e per mio figlio; la mangeremo, e poi moriremo»“, tutto qui. Ci è rimasto abbastanza per poterne fare una piccola, per me e mio figlio, e poi moriremo di fame.
“Elia le disse: «Non temere; va’ e fa’ come hai detto; ma fanne prima una piccola focaccia per me, e portamela; poi ne farai per te e per tuo figlio. Infatti cosí dice il Signore, Dio d’Israele: La farina nel vaso non si esaurirà e l’olio nel vasetto non calerà, fino al giorno che il Signore manderà la pioggia sulla terra». Quella andò e fece come Elia le aveva detto; lei, la sua famiglia ed Elia ebbero di che mangiare per molto tempo. La farina nel vaso non si esaurí, e l’olio nel vasetto non calò, secondo la parola che il Signore aveva pronunziata per bocca d’Elia”.
Non è straordinario? Il barile rimase sempre pieno e quella cisterna d’olio rimase sempre piena. E loro continuarono a mangiare e Dio sfamò miracolosamente quella vedova, suo figlio ed il profeta nel bel mezzo della carestia. Perché? Perché Dio era legato alla promessa fatta al suo popolo: che colui che confida nel Signore e fa del bene sarà nutrito. Ed io credo davvero che a volte ci dimentichiamo che Dio si preoccupa della nostra provvista fisica e che possiamo reclamare tale promessa dalla sua mano buona e benevola.
Scendete di nuovo al Salmo 37, non siete più lì perchè voglio sottolineare questa verità meravigliosa. Il versetto 22 dice: “Chi è benedetto da Dio erediterà la terra, ma chi è maledetto sarà sterminato. I passi dell’onesto son guidati dal Signore; egli gradisce le sue vie. Se cade, non è però abbattuto, perché il Signore lo sostiene prendendolo per mano”. L’idea qui, è che il Signore si prende cura dell’uomo giusto. E poi il culmine è così meraviglioso nel versetto 25, Davide dice così: “ Io sono stato giovane e son anche divenuto vecchio, ma non ho mai visto il giusto abbandonato, né la sua discendenza – fare che? – mendicare il pane....”. Davide sta dicendo: “Non son nato ieri, eppure non ho mai visto il giusto abbandonato, né la sua discendenza mendicar il pane”, perché? Versetto 26: “Tutti i giorni è pietoso e dà in prestito, la sua discendenza è benedetta”.
Versetto 27, questo è un buon motivo per “Allontanarsi dal male e per fare il bene”, la promessa di Dio per l’approvvigionamento fisico. Dio nutre i suoi, miei cari. Ho persino letto nella Bibbia che Dio protegge il suo popolo anche se dovesse fargli crescere una zucca privata sulla testa, solo per tenergli lontano il sole. Ed il Signore disse in Luca 18 dal 28 al 30 che, “Nessuno di voi ha lasciato padre, madre, casa e fratello per seguirmi” senza poi ricevere tutto in ritorno in moltitudine in questa vita “ed in quella a venire”, io credo che Dio abbia provveduto case, terre, padri, madri e dimore per i suoi... in questa vita ed anche in quella a venire.
Ora, questa è una cosa straordinaria, miei cari, sapere che Dio è un Dio che ha promesso di darci l’approvvigionamento fisico. Immaginate se foste al di fuori della conoscenza di Dio e non aveste alcuna pretesa su di lui, considerate per esempio, Irasema De Silva, che vive in una favela Brasiliana, favela che io stesso ho visto, che è un’indescrivibile baraccopoli di carta e cartone costruita sui fianchi delle colline di Rio, a San Paolo. “A volte penso”, disse, “che se morissi non vedrei i miei fogli soffrire così... A volte ho pensato d’uccidermi perchè li ho visti piangere affamati ed io son lì senza nemmeno un centesimo per poter comprar loro del pane”.
Stan Mooneyham di World Vision racconta la storia straziante di una visita alla casa di Sebastian e Maria Nociamento, un’altra famiglia povera delle favelas Brasiliane, e descrive l’abitazione come una baracca di una sola stanza con un tetto di paglia ed un pavimento di sabbia, uno sgabello, un hibachi a carbone e quattro brande che erano solamente dei sacchi di patate riempiti di paglia. E dice: “Le mie emozioni non riuscivano a capacitarsi di ciò che avevo visto e di quello che stavo sentendo, gemelli di tre anni che giacevano nudi ed immobili su di una piccola branda, all’ultimo atto del loro dramma personale. Per misericordia, il sipario stava calando sulla loro apparizione. La malnutrizione era il cattivo. Il padre era senza lavoro e sia lui che Maria erano angosciati dalla loro esistenza, ma troppo orgogliosi per far l’elemosina. Lui cercava di lustrare le scarpe e Maria non riusciva a parlare della loro esistenza; ci ha provato, però le parole non le venivano. L’amore della madre è profondo e tenero ed il deterioramento quotidiano dei suoi figli è più di quanto lei possa sopportare”, fine citazione.
E Dio non è legato a coloro che non si fidano di Lui e non fanno il bene. Oh, Dio può, nella sua scelta sovrana di grazia, nutrire gli ingiusti in qualche occasione, ma non è vincolato a farlo, ed un giorno, tutti gli empi, soffriranno di fame. Luca 6:25 dice: “Guai a voi che ora siete sazi! Perché avrete fame”. Dio è vincolato solo al sostentamento fisico di coloro che sono suoi figli.
In India, gli uomini abbandonano le loro mogli ed i loro figli solo per cercar cibo. Le famiglie si suicidano insieme. Le madri gettano i loro bambini nelle acque vorticose del Gange e li guardano morire, come atto di sacrificio ai loro dei, perché moriranno comunque di malnutrizione. E se muoiono di malnutrizione non incorrono alcuna virtù religiosa e quindi preferiscono annegarli per placare gli dei. Tanto devono morire quindi è meglio ottenere un qualche merito religioso. Però, sapete una cosa? Con tutti i problemi, con tutte le lotte e le carestie del nostro mondo, i problemi, cari miei, non son tanto collegati al fatto che la terra non può provvedere abbastanza cibo per tutti, non è affatto così!
La stessa Indira Gandhi affermò che in India ci sono risorse sufficienti per sfamare la nazione intera ed esportare due terzi di tutto ciò che potrebbe produrre. Alcuni di noi pensano che il mondo non sia in grado di produrre abbastanza cibo per l’umanità, ma non è così; sapete una cosa? Questa settimana stavo leggendo che più persone ci sono nel mondo, più produttività c’è, perché l’uomo è un essere produttivo. Sempre questa settimana stavo anche leggendo che si potrebbe mettere l’intera popolazione del mondo nello stato del Montana. Il che lascerebbe tanto spazio disponibile. Il quindici per cento della terra coltivabile del pianeta viene utilizzato per quello scopo ed ogni anno ne viene utilizzata solo la metà. Il nostro problema non è la mancanza di risorse. Il nostro problema non è il numero eccessivo di persone. Oggi a New York ci sono meno persone per chilometro quadrato di quante ce ne fossero 50 anni fa. Le risorse ci sono, ma ciò che esclude le persone da queste risorse è un problema spirituale, e questo lo considereremo tra poco, perchè io credo che se fossero tutte portate alla conoscenza di Dio, credo che Dio abbia creato un mondo che ha la capacità di provvedere ai loro bisogni.
Nel Salmo 33, a partire dal 37, il versetto 18 dice: “ Ecco, l’occhio del Signore è su quelli che lo temono, su quelli che sperano nella sua benevolenza, per liberarli dalla morte e conservarli in vita in tempo di fame”, ora è Per me è incredible che Dio, scelga letteralmente, come regola generale, di preservare il Suo popolo nel mezzo della carestia. Ora, non è detto che lo faccia con i corvi o, come Gesù, nutrendolo con gli angeli, o che non li ripari facendogli crescere una pianta sulla testa, però di solito, li nutre usandosi di altri membri del Suo popolo, non è vero? Però Dio si prende cura dei suoi nel mezzo della carestia. Il capitolo 34 versetto 10, Salmi, versetto 9, dice: “ Temete il Signore, o voi che gli siete consacrati, poiché nulla viene a mancare a quelli che lo temono. I leoncelli soffrono penuria e fame, ma nessun bene manca a quelli che cercano il Signore”, non soffriranno mica la fame. Che promessa meravigliosa ed entusiasmante da parte di Dio.
Proverbi capitolo 3, versetto 5: “Confida nel Signore con tutto il cuore, non appoggiarti sul tuo discernimento e riconoscilo in tutte le tue vie ed egli dirigerà i tuoi sentieri”, e quale sarà il risultato? Versetto 8: “questo sarà la salute del tuo corpo e un refrigerio alle tue ossa. Onora il Signore con i tuoi beni e con le primizie di ogni tua rendita; i tuoi granai saranno ricolmi d’abbondanza e i tuoi tini traboccheranno di mosto”, Dio provvede fisicamente alle nostre necessità con la sua benevola cura, come di un Padre amorevole verso i suoi figli.
Proverbi 10:3, “ Il Signore non permette che il giusto soffra la fame, ma respinge insoddisfatta l’avidità degli empi”. Dio, quindi, io credo che nelle Scritture chiarisca abbondantemente che è dedicato a prendersi cura del suo popolo. Voi potreste dire: “Beh, John, ma tu stai parlando di principi Veterotestamentari”, “No, non è vero”, guardate a Matteo 7:7, e per un momento guarderemo al Nuovo Testamento, Matteo 7, voglio illustrarvelo bene ok? Cos’è che dice? “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto”, ed in genere questo lo equipariamo alle cose spirituali. In effetti, questo versetto viene usato spesso nei confronti di qualcuno che viene a Cristo e chiede la salvezza. Poi, nel versetto 8, dice: “perché chiunque chiede riceve; chi cerca trova, e sarà aperto a chi bussa”, ma proprio quello a cui Cristo si riferisce è indicato nel versetto 9: “ Qual è l’uomo tra di voi, il quale, se il figlio gli chiede un pane, gli dia una pietra? 10 Oppure se gli chiede un pesce, gli dia un serpente? Se dunque voi, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto piú il Padre vostro, che è nei cieli, darà cose buone a quelli che gliele domandano!” E qual è l’illustrazione delle cose buone? “Il pane e la carne.”
Dio è interessato ad offrire i fondamenti della vita al suo popolo, proprio come un padre farebbe verso i suoi. E questo segue a ruota il capitolo 6 dal versetto 25 e seguenti. E che testo meraviglioso è quello, vero? Che afferma che non dobbiamo preoccuparci di che mangeremo, berremo o di ciò che indosseremo, perchè Dio si occupa di quello, noi dobbiamo solamente cercare prima il regno e tutto il resto ci verrà dato.
Ora, ascoltatemi, ci sono stati momenti in cui sfamare, ospitare e vestire era frutto di un atto soprannaturale da parte di Dio, ma di solito Dio soddisfa i bisogni del suo popolo tramite il suo popolo stesso. Così, che quando c’è la comunità cristiana, c’è anche quell’interscambio. Ed anche grazie al fatto che un figlio di Dio ha una prospettiva così alta del valore dell’uomo, che cerca di soddisfare non solo i propri bisogni, ma anche quelli degli altri. In Giacomo 2:16, ad esempio, si dice: “Se qualcuno viene da voi nudo ed indigente, e voi gli date una pacca sulla spalla e gli dite: ‘Fratello, spero che il Signore soddisfi i tuoi bisogni’”, lì c’è da chiedersi se siamo davvero rigenerati. Ed in 1 Giovanni 3 ci viene detto che se un fratello viene da lontano ed ha un gran bisogno e noi: “riteniamo la nostra compassione verso di lui, com’è che l’amore di Dio dimora in noi?
In altre parole, è quasi una risposta innata di colui che conosce Dio quella di provvedere ai bisogni degli altri. Inoltre, s’impegnerà anche a lavorare per poter soddisfare i propri bisogni, e tra un minuto consideremo la cosa un po’ di più. Ora, permettetemi d’illustrarvi questo aspetto. Dio ci ha dato un’illustrazione letterale globale di questa verità: dove nel mondo ci sono eredità cristiane e radici cristiane, c’è anche un’alta prospettiva della vita umana. E dove c’è questa prospettiva elevata della vita umana, ci sono anche grandi aiuti per le persone. Però nelle parti del mondo dove non ci sono radici cristiane, lì si ha una prospettiva bassa della vita umana, e lì ci sono anche grandi carestie e povertà.
Per esempio, le nazioni che sono state esposte all’influenza del Vangelo, le nazioni che hanno conosciuto l’insegnamento cristiano, hanno un grande rispetto per il valore dell’uomo in quanto creato a immagine di Dio ed oggetto della redenzione divina. E non sono così inclini a soffrire la fame e le privazioni come le nazioni non cristiane. Ora, ci possono essere esempi isolati in cui queste cose non sono sempre così, ma in generale, di gran lunga, questa è chiaramente la verità. Prendiamo, ad esempio, l’America. L’America è una nazione fondata su principi cristiani ed il cristianesimo ha dato a questo Paese una prospettiva elevata della vita umana, tanto che a partire dalla Carta dei diritti in poi, ci siamo dedicati a soddisfare i bisogni delle persone. Ed eccoci qui, nel 1980, ancora preoccupati per la legge sul salario minimo. Ci preoccupiamo dell’uguaglianza per tutti, dell’uguaglianza dell’istruzione, dell’uguaglianza di retribuzione per lo stesso lavoro, e così via... Siamo profondamente preoccupati che tutti abbiano cure mediche, che tutti coloro che non lavorano abbiano un sistema sanitario che soddisfi i loro bisogni. Dov’è che abbiamo trovato tutto questo? Il nostro umanesimo non ce l’ha mica dato. L’umanesimo cancellerebbe la parte della popolazione non necessaria. Gli abortisti, loro sì che spazzerebbero via gli esseri umani se potrebbero. Le persone che sostengono l’eutanasia, e le persone che vogliono accantonare colroo che sono un “un danno” per la nostra società e vogliono controllare chi nasce e chi non nasce. Non sono quelle le persone che ci hanno dato una prospettiva elevata dell’uomo. L’America, nel bel mezzo del suo ateismo, del suo umanesimo, della sua immoralità e del suo allontanamento dalla verità cristiana, non riesce comunque a scrollarsi di dosso l’impatto residuo di un’alta prospettiva dell’uomo che proviene dalla Parola di Dio, anche se non son pronti a riconoscerla, l’hanno ricevuta proprio da lì. Ed anche gli empi della nostra nazione, come quelli di 1 Corinzi 7, “sono santificati dai credenti” e ne ricevono il beneficio.
Prendiamo d’altro canto l’India, perché l’India è probabilmente la nazione più influente del mondo, perché è il luogo in cui è nato l’induismo. E l’Induismo ha sostanzialmente generato tutta la rete religiosa che ingloba tutto l’Oriente, tutto l’est. E l’intera rete d’eredità religiosa, l’intera eredità dell’induismo in Oriente è pura privazione, perché la prospettiva del valore dell’uomo è così bassa. Non credono che l’uomo sia stato creato a immagine e somiglianza di Dio, non credono che quello abbia alcun significato infatti... In primo luogo, credono che i loro dei siano anch’essi peccatori. Le risorse naturali dell’India possono soddisfare i bisogni dell’India. Non c’è alcun limite alle loro risorse, ma è la loro religione che li ha intrappolati. Lasciate che vi mostri perché.
Sei persone su dieci a Calcutta vivono per strada. Sei su dieci, senza cibo, senza alloggio, senza vestiti. In India ci sono 660 milioni di persone. 15 milioni muoiono ogni anno; 27 milioni nascono. Continuano ad aumentare e quello significa, più e più persone che vivono per le strade. È forse perché non hanno abbastanza cibo? No. Lasciate che vi spieghi il perchè. Venerano ben 330 milioni divinità. Ognuno ha la sua. L’unica divinità suprema che si trova in cima alla pila è la divinità che ha tre nomi a seconda di come si manifesta: Vishnu, Brahma e Shiva questi sono i tre nomi di questa divinità suprema. Ma al di sotto di essa c’è tutta questa pletora di divinità. Ora, le divinità sono personificate nelle mucche. Le mucche sono le incarnazioni degli dei, ed è da qui che deriva l’espressione “mucca sacra”, loro son quindi il centro dell’adorazione. Tutto ciò che proviene dalla mucca è sacro, compresi il Suo sterco e la sua urina. E, giusto per dire, se per strada vedeste un pio indù di bassa casta cercar di prendere in mano l’urina di una mucca che cammina per poterla sorseggiare, non siatene sorpresi, ovviamente se comprendete la loro religione, perchè quello è piuttosto comune.
Per un indù uccidere e mangiare una mucca è peggio del cannibalismo, perché la mucca è una divinità e le mucche quindi mangiano il 20% del cibo dell’India. Tra l’altro, ci sono anche delle case di riposo per le mucche anziane che smettono di dar il latte; però non ci sono case di riposo per gli anziani, solo per le mucche anziane. Ogni mucca mangia abbastanza cibo per sette persone, e le mucche in India sono circa 200 milioni. Ciò significa che mangiano abbastanza cibo per poter nutrire 1.400.000 di persone. Ciò significa che l’India produce cibo a sufficienza, tanto che se si spostassero le mucche, o meglio se le mangiassero, si potrebbero trasferire in India tutti gli abitanti del continente antartico, dell’Australia, dell’Africa e dell’Europa e tutte le persone che esistono e vivono nella maggior parte delle nazioni attorno al mondo ed avrebbero più cibo di quanto ne abbiano ora gli abitanti stessi.
Il 15% di tutto il cibo dell’India viene mangiato dai topi, e nessuno li uccide perchè uccidendoli potresti persino uccidere vostro nonno. Lasciate che vi dica com’è che si ottiene la salvezza nel sistema indù, la si ottiene interrompendo le nascite. Credono nella reincarnazione, quindi si nasce più e più e più volte ancora. Ed il nirvana, o lo stato del nulla che tutti desiderano raggiungere, accade quando non si nasce più perchè si arriva al massimo stato d’esistenza e così si entra nel nirvana. E così son costantemente sottoposti al ciclo di nascite. Ora, si può nascere nel regno animale o in quello degli uomini, ed è per questo che esiste il sistema delle caste, perché si desidera salire sempre più in alto nel sistema delle caste. Se invece si discende nel regno animale, quello accade perché si son fatte delle cose brutte quando si era in vita umana. E lì ci sono 84.000 livelli diversi di regni animali che si devono attraversare per uscirne di nuovo.
E quindi tutti gli animali, capitemi bene, sono qualcuno reincarnato in quel cammino, che sia verso l’alto o il basso e quindi non ci uccidono mai gli animali perchè così facendo si potrebbe rovinare il ciclo del karma, spingendo qualcun altro in un’altra vita che non è destinata a loro e così facendo anche voi potreste trovarvi nei guai ed alla prossima morte e reincarnazione anche voi potreste tornare nel mondo animale.
La salvezza arriva dunque attraverso questo ciclo infinito di nascite fino a quando si raggiungere il nirvana. Gli effetti sociali di questa situazione sono indescrivibili. Se vedete un individuo povero, indigente, miserabile, senza nulla, non è meglio soddisfare i suoi bisogni perché l’unico modo in cui quella persona può passare da quel livello al livello successivo è facendo penitenze a quel livello. E quindi bisogna lasciarla in quella situazione perchè quello è il suo karma, e se si allevia la sua penitenza, se si allevia la sua situazione, allora gli si toglie la pena che invece dovrebbe pagare e quindi non ritornerà al livello successivo, capite il punto?
Quindi non c’è alcun riguardo per la vita umana. Quando si vede un mendicante, la reazione tipica degli indù è: “Mi chiedo cos’abbia fatto per meritarsi tale vita? Spero che riuscirà a risollevarsi da solo”. Quindi, vedete, ciò che sta privando l’India non è la mancanza di cibo, ma il paganesimo. Senza un’eredità cristiana, senza il potere di Dio nella società attraverso l’influenza di credenti, non c’è prospettiva appropriata e corretta sulla natura dell’uomo come creato a immagine di Dio, e quella stessa è la sua dannazione. Dio nutre il suo popolo e Dio nutre anche coloro che non sono suoi, quando son vicino ai Suoi. Se non gli apparteniamo però, non abbiamo alcuna garazia di approvvigionamento.
Ora, tutto ciò che sto cercando di farvi capire è che i problemi del mondo non sono dovuti alla mancanza di risorse, e ne parlerò meglio quando arriveremo al capitolo 6 più avanti. C’è molto a disposizione in questo mondo. Non sono sicuro di credere a tutte queste persone che sono profeti di sventura che ci stanno dicendo che stiamo esaurendo il cibo, e vi dirò anche il perché tra qualche settimana; però io so questo, so che non ci sarà mai abbastanza per le persone che non conoscono Dio, perché Dio è la fonte, capite?
Ora seguitemi per un minuto a Matteo 6:25. Voglio essere molto specifico su questo testo, anche se lo tratteremo in futuro in modo dettagliato. Dal momento che Dio dice: “Ascoltate, dacci oggi il nostro pane quotidiano” e poi continua, l’idea che non abbiamo bisogno di dedicargli molto tempo è radicata nelle nostre menti. Dio, ora prestate attenzione, Dio non vuole che ci preoccupiamo dell’aspetto fisico. La preoccupazione fisica, il bisogno fisico è il livello più basso dei bisogni umani. Il bisogno di risorse fisiche è il livello più basso dei bisogni umani. Dio non vuole che ci occupiamo di questo! Perciò ci dice: “Me ne occuperò io”, “Perciò - versetto 25 - Perciò vi dico: non siate in ansia per la vostra vita, di che cosa mangerete o di che cosa berrete; né per il vostro corpo, di che vi vestirete”, della vostra salute o quello che sia, “Egli si prende cura degli uccelli”, versetto 26. “Si prende cura dei gigli”, versetto 28 e 29. “Si prende cura dell’erba”, versetto 30. “Allora perché - al versetto 31 - vi preoccupate di ciò che mangerete, di ciò che berrete o di ciò che indosserete?” Guardate al versetto 32: “Perché sono i pagani che ricercano tutte queste cose”.
Vedete, questa è la vita senza Dio! È solamente a livello fisico e tutto lì, “ma il Padre vostro celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose”, Dio sa che deve provvedere ai bisogni fisici e quello sarà il suo dafarsi. Versetto 35: “Voi però cercate prima – che cosa? - il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose - cosa? – vi saranno date in più”. Lasciate che Dio si occupi del livello più basso dei bisogni umani, l’aspetto fisico, voi però concentratevi sull’aspetto spirituale. Dio non vuole che ci occupiamo del livello più basso. Paolo disse: “Concentratevi sulle cose di lassù e non su quelle della terra”, stessa idea. Io credo che la ragione per la quale Dio dice: “Io mi occuperò di quest’area se riconoscerete che io ne sono la fonte; io mi occuperò di questo così che voi non dovrete rimaner bloccati a quel livello, e potrete investire la vostra vita nel regno e sulle questioni di giustizia ed il resto dele cose si prenderanno cura da sole, perchè me ne occuperò io”, e quello è un principio straordinario, gente! Il mondo dei pagani cerca il livello umano, l’aspetto fisico. Noi no, perché Dio ha promesso che ci penserà lui a quello, com’è che lo fa?
Beh, fondamentalmente in due modi. Uno, e questo è il primo modo, Genesi 3:19, “L’uomo deve guadagnarsi il pane con il suo sudore”, ora, non possiamo dire: “Oh, sono occupato ad essere spirituale e sto solo aspettando i corvi”, vedete, quella non è l’idea qui, “Potresti farmi crescere una pianta qui? Perchè fa caldo, ho bisogno d’ombra”, no! Noi abbiamo un valore abbastanza alto di noi stessi e della nostra vita davanti a Dio da essere obbedienti a Lui e da lavorare, e fare ciò che dobbiamo fare, per nutrirci e per rimanere in salute. Dobbiamo lavorare! Non possiamo starcene seduti. Infatti, 1 Timoteo 5:8 dice che “Se un uomo non provvede per la propria famiglia è peggio di un infedele”, quindi si, dobbiamo lavorare. Dobbiamo impegnarci a quel tipo di coinvolgimento. E poi, io credo che Paolo l’azzecchi proprio in II Tessalonicesi, dove al capitolo 3 ed al versetto 10 dice: “ Infatti, quando eravamo con voi, vi comandavamo questo: che se qualcuno non vuole lavorare, neppure – cosa? – deve mangiare”, se non lavori, non mangi. “Difatti sentiamo che alcuni tra di voi si comportano disordinatamente, non lavorando affatto, ma affaccendandosi in cose futili. Ordiniamo a quei tali e li esortiamo, nel Signore Gesú Cristo, a mangiare il proprio pane, lavorando tranquillamente”, quindi c’è quest’impegno al fatto che dobbiamo lavorare per poter mangiare il proprio pane, però c’è un equilibrio bellissimo a questo proposito. Ci son alcuni che non possono lavorare o che son malati o hanno delle necessità o per qualsiasi motivo, e quindi noi, dobbiamo soddisfare anche i loro bisogni.
E quindi qui c’è quasi un equilibrio. Se da un lato il cuore di Paolo va a coloro che sono nel bisogno, al punto che è pronto a viaggiare per tutta l’Asia Minore per raccogliere il denaro necessario da portare ai poveri santi di Gerusalemme; ed è energico all’idea di promuovere una colletta per soddisfare i bisogni dei poveri, però allo stesso tempo non ha alcuna simpatia per coloro che son poveri perchè non son pronti a lavorare. E quindi Dio provvederà ai nostri bisogni tramite i nostri sforzi e tramite la generosità, la gentilezza, la bontà e la cortesia di coloro che ci circondano.
Ora, miei cari, è una cosa meravigliosa sapere che Dio è pronto a provvedere ai nostri bisogni fisici, ma devo anche aggiungere un’altra nota a piè di pagina. Qualcuno immancabilmente è pronto a dire: “Beh, ma che dire di Ebrei 11, quando vediamo che ci sono tutte quelle persone che sono i santi di Dio del più alto ordine di cui il mondo non era degno e che sono stati perseguitati e massacrati e non avevano posto dove dormire, non avevano posto dove riposare, non avevano cibo, ed erano indigenti, abbandonati, nudi e così via...? Non è forse vero che questo contraddice quanto detto?” No. Di fatto è piuttosto semplice come cosa, perchè Dio provvede alle nostre necessità solamente fino a quando non sarà il momento di morire, tutto qui, e poi, potrebbe persino scegliere che il modo migliore per portarti a casa, da Lui stesso, è tramite la mancanza del necessario. Però fino a quel momento, nel Suo piano sovrano, ogni nostro bisogno sarà soddisfatto e solamente Dio conosce la dimensione specifica di tali bisogni. Dio si prende cura del fisico fino al momento in cui la vita fisica termina, ed allora entriamo in un’abbondanza inconcepibile.
È molto simile a Matteo 18, dove si parla di bambini e si dice che i loro angeli vegliano costantemente su di loro. E spesso ci si chiede: e che dire di quando questi bimbi muoiono? Significa forse che in quel caso l’angelo si fosse addormentato sul posto di lavoro? No! L’angelo svolge la sua funzione solo finché la sovranità di Dio non ritiene che la vita debba finire. Capite il punto? In altre parole, Dio dice: “MacArthur, hai tanto tempo nel Mio piano sovrano e sei chiamato ad un compito. Ora, se tu fisserai il tuo cuore e la tua mente sul mio Regno, sulla mia giustizia e sulle cose di lassù, io soddisferò i tuoi bisogni fisici”, ed io ci credo con tutto il cuore, in modo che la preoccupazione della mia vita non è quella fisica. E quando il Signore riterrà opportuno togliere la protezione fisica, io uscirò dall’esistenza in questo mondo, ma entrerò in una pienezza d’esistenza nell’altro mondo che mi darà una scorta di risorse eterne come non ho mai sognato.
Quindi, quando preghiamo: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”, cosa stiamo dicendo? Stiamo confidando in Dio come fonte di approvvigionamento di tutti i bisogni fisici della nostra vita e stiamo affermando che, visto che siamo suoi figli e visto che stiamo camminando nella rettitudine, e nell’obbedienza e nella sottomissione volontaria alla sua volontà, sappiamo che si prenderà cura di tutte queste cose. E solleviamo quindi i nostri cuori in segno di gratitudine, seppur fissando i nostri affetti sulle cose di lassù.
Quindi, che cos’è che stiamo cercando in sostanza? Il pane. E chi è la fonte? Dio. E qual è la nostra supplica? Il dare. Permettetemi di darvi altri due punti finali. I cercatori. Chi sono i cercatori? Noi. Non posso fare a meno di sottolineare la cosa “dacci”; non “dammi il mio pane quotidiano”, perché la Chiesa di Cristo non è isolata. L’uso del plurale esclude ogni tipo d’egoismo nelle nostre preghiere. E credo davvero che la preghiera “dacCi” incarni tutta la comunità cristiana. Sta dicendo, infatti, “fa si che io non abbia mai in abbondanza se mio fratello ha meno del necessario”, giusto? Quindi, quel concetto intero della condivisione è incluso qui.
E così la sostanza è il pane; la fonte è Dio; la supplica è il dacci; il cercatore siamo noi ed infine il programma. “Dacci”, quanto spesso? “oggi”, oggi. Il significato esatto di questo concetto è semplicemente “pane per il giorno a venire”, nella sua semplicità, in moderazione, e nella sua bellezza, è un’espressione che dice un giorno alla volta, Padre, io accetto la tua offerta e sottolinea la contentezza che si prova quando si vive con fiducia in Dio giorno dopo giorno senza preoccuparci del futuro.
Lasciate che vi dia un piccolo suggerimento, la maggior parte dei cristiani che si preoccupano, si preoccupano di ciò che non è ancora accaduto. Proprio così! Perché non sono troppo sicuri che Dio fornirà loro il pane quotidiano di domani. E quello è dubitare della Sua Parola. Questo non significa che non mettiamo da parte. Di fatti, dobbiamo esser come la formica c’insegna i Proverbi, e dobbiamo pianificare per il futuro. Questo non significa che non si pianifica nulla, ma significa che siamo contenti di confidare in Dio affinchè egli soddisfi i nostri bisogni futuri. Per cui diciamo: “Oh, cosa succederà quando questo si realizzerà? Oh, cos’è questo? Oh, e quest’altro?” Chiediamo solo le provviste fisiche per questo giorno.
La preghiera, quindi, miei cari, si concentra su Dio come Colui che provvede. Riconosce che Egli è la fonte di tutti i nostri bisogni fisici e c’insegna a vivere un giorno alla volta nella fiducia che Egli soddisferà i nostri bisogni. Che grande petizione non è vero? Ed io confido che, pregando ogni giorno, pregheremo con la fiducia di poterci concentrare sui livelli spirituali perché Dio si sta occupando con grazia, di quelli fisici. Oh non impantanatevi nell’aspetto fisico. Non lasciate che i vostri schemi di pensiero si fermino a quel livello. Non perdete la vostra gioia e l’opportunità di svolgere il vostro ministero rimanendo tutti impantanati nel mondano. Concentratevi sulle cose di lassù. Cercate prima il Regno e lasciate che Dio si occupi del resto.
Lasciatemi dire questo, in conclusione, perché credo sia molto importante. Al giorno d’oggi si parla molto di dare da mangiare agli affamati ed ai poveri, ma sapete in cosa credo? Credo che sia una cosa buona e necessaria, ma credo che sia meglio dare a qualcuno Gesù Cristo che dargli cibo. Se gli do del cibo, il giorno dopo avrà fame. Se gli do Gesù Cristo, Dio si prenderà cura di lui da lì all’eternità e questo è il massimo della necessità. Ed una delle cose che possiamo promettervi è che Dio vi prenderà sotto la sua custodia come un Padre amorevole quando entrerete in una relazione con suo Figlio, e questa è una verità gloriosa. Preghiamo.
Padre, ci rendiamo conto della nostra dipendenza totale da Te e sappiamo che se tu volessi, non avremmo il nostro pane quotidiano. Potresti negarci del sole e della sua influenza. Potresti fermare la pioggia. Potresti rendere questa terra così arida, che l’agricoltore, con tutti i suoi attrezzi e prodotti chimici moderni, non potrebbe coltivare alcun raccolto. Potresti distruggere ogni raccolto se volessi. Siamo assolutamente nelle tue mani. E credo, Signore, che una delle follie di questo ventesimo secolo sia la stupidità di pensare che abbiamo acquisito una certa quantità di conoscenza e quindi siamo indipendenti da Te.
Padre, non possiamo vivere un solo giorno senza di Te. Nulla continuerebbe se non fosse sostenuto e custodito da Te, “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”, insegnaci che è bene almeno una volta al giorno, e credo, più spesso meglio è meglio, ma ricordarci che il nostro tempo, la nostra salute, la nostra casa, i nostri vestiti ed il nostro cibo sono dei doni buoni che provengono della Tua mano benevola e che arrivano costantemente a Colui che confida nel Signore e che fa ciò che è bene.
E quindi insegnaci a darci allo spirituale ed a riconoscere che Tu provvederai per quell’altra dimensione. E sappiano che anche il lavoro che facciamo è un’offerta spirituale a Te, quando è fatto per la Tua gloria. Grazie, Signore, per tutto quello che ci hai dato e per averci aperto la pienezza di queste verità. Continua ad insegnarci mentre cerchiamo nelle Scritture, nel nome di Cristo. Amen.
FINE

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