
Guardiamo insieme alla Parola di Dio, Matteo capitolo 19, Matteo capitolo 19. Nei primi 12 versetti di questo capitolo troviamo l’insegnamento del Signore Gesù Cristo sul tema del divorzio. Si tratta di un’area molto, molto essenziale delle Scritture, e quindi non abbiamo fretta nell’esaminarla. Abbiamo iniziato la settimana scorsa e lo faremo questa settimana e anche la prossima. E mentre iniziamo questo esame di Matteo 19 per la seconda settimana, voglio riaffermarvi qualcosa, giusto per avere una prospettiva un po’ più ampia.
Questa settimana, mentre servivo al Seminario della Bibbia Capital a Washington, diversi studenti e membri della facoltà mi hanno detto: “John, apprezziamo il fatto che tu sottolinei l’autorità e la veridicità della Parola di Dio. Lo percepiamo come enfasi della tua vita e del tuo ministero”, al che dissi: “Beh, allora state cogliendo il giusto segnale, perché è esattamente quello che penso”, e mi hanno poi detto che il loro obiettivo ed il loro scopo nel lavorare con i loro studenti e nel portare avanti il ministero che Dio gli ha dato è quello di portare i loro studenti allo stesso tipo d’impegno verso l’autorità della Santa Parola di Dio.
E ci sono giovani e pastori che mi chiedono spesso: “Qual è il tuo ruolo principale come pastore? Che cos’è che sta cercando di realizzare con la sua gente?” Ed in genere rispondo così, “Credo che l’obiettivo primario che ho con le persone, almeno l’obiettivo che mi prefiggo, l’obiettivo finale, naturalmente, è quello di glorificare Dio, ma l’obiettivo immediato che ho è quello di portare le persone ad un punto della loro mente cosciente nel quale sono sottomessi alla Parola di Dio, in generale”. In altre parole, il punto in cui credono che la Bibbia sia la Parola di Dio infallibile, autorevole, inerrante e santa.
E quando la Bibbia parla, quella è la fine dell’argomento. Parla autorevolmente e ad essa dobbiamo rispondere e ad essa dobbiamo obbedire. Se io, come pastore, riesco a far sì che le persone prendano un impegno generale nei confronti dell’autorità della Parola di Dio, allora da lì si può introdurre qualsiasi principio dalla Parola di Dio, e loro sono vincolati da quell’impegno del cuore a rispettarlo. Molto spesso le persone mi chiedono: “Sai che tu, quando predichi sul divorzio, o quando insegni su questo argomento, o qualcosa che sia controverso, ricevi molte reazioni negative dalle tue persone? Cioè, si oppongono a quello che insegni?”
E nel corso degli anni ho potuto dire alle persone: “No, non è quello che succede”, infatti, abbiamo visto che quando insegniamo la Parola di Dio, ed apriamo le sue pagine ed insegniamo le sue verità, le persone gli si sottomettono volentieri perché hanno una sottomissione generale all’autorità della Parola di Dio”, ed è importante che articoliamo questo concetto, perché quando si affronta il tema del divorzio, bisogna ricordare che Dio sta parlando con la stessa autorità con la quale ha parlato in qualsiasi altro momento.
E questo è stato, in qualche modo compromesso, perché abbiamo sentito molti, moltissimi punti di vista diversi sull’argomento e come ho detto prima, un’appartenenza ecclesiale empia tende a volere sempre più concessioni. Ed in molte chiese accade una cosa molto comoda, eliminano la Bibbia, o la reinterpretano, o dicono: “Beh, quella parte era una questione culturale e non possiamo più mantenerla”, oppure: “Ah ma, non è così grave”. Perciò, per cominciare, voglio solo affermare la posizione che abbiamo sempre assunto qui alla Grace Church: ovvero, quando Dio parla, noi ascoltiamo, e su questo non c’è alcun dibattito. Siamo stati chiamati a sottometterci all’autorità della Parola di Dio e quando la Parola di Dio parla, ci sottomettiamo volentieri, con ansia, con amore, con impazienza, con gioia e con felicità ci sottomettiamo all’autorità di quella Parola, sapendo che nell’obbedienza c’è grande beatitudine.
E quindi, aprendo di nuovo le pagine della nostra Bibbia, guardiamo a Matteo 19, e mi viene in mente non solo questo testo, ma molti altri che esamineremo sullo stesso argomento, e lì ci viene in mente ciò che Dio insegna sul divorzio dove l’unica risposta è quella giusta, ovvero, quella di sottomissione alla Parola di Dio.
Gesù lo disse in questo modo: “L’uomo non vivrà di solo pane, ma di ogni parola che esce fuori dalla bocca di Dio”. È il nostro cibo, viviamo di ogni parola che fuoriesce dalla bocca di Dio, e la bocca di Dio ha dato parole molto essenziali sul tema del divorzio. Il fatto che oggi il divorzio sia un’epidemia, che ne siamo circondati e dal quale siamo profondamente toccati, e minacciati dal suo impatto devastante non cambia una virgola della Santa Parola di Dio. E prima il popolo di Dio inizia ad obbedire alla Sua Parola, prima sperimenterà la pienezza della Sua benedizione.
E quindi voglio che sappiate che deve funzionare nel tema del divorzio, per quanto difficile possa sembrare, proprio come funziona nel tema della salvezza o in qualsiasi altra cosa. Le persone, sapete, corrono con ansia sotto la verità della redenzione, sotto la verità del perdono e vogliono fuggire dalla verità del divorzio e del vivere in santità, ma non possiamo dicotomizzare così la rivelazione di Dio. Ora, per far si che i nostri occhi siano di nuovo fissi su ciò che insegna il nostro Signore, lasciate che vi legga Matteo 19 dal versetto 3 al 9, “Dei farisei gli si avvicinarono per metterlo alla prova, dicendo: «È lecito mandar via la propria moglie per un motivo qualsiasi?» Ed egli rispose loro: «Non avete letto che il Creatore, da principio, li creò maschio e femmina e che disse: “Perciò l’uomo lascerà il padre e la madre, e si unirà con sua moglie, e i due saranno una sola carne?” Cosí non sono piú due, ma una sola carne; quello dunque che Dio ha unito, l’uomo non lo separi». Essi gli dissero: «Perché dunque Mosè comandò di scriverle un atto di ripudio e di mandarla via?» Gesú disse loro: «Fu per la durezza dei vostri cuori che Mosè vi permise di mandare via le vostre mogli; ma da principio non era cosí. Ma io vi dico che chiunque manda via sua moglie, quando non sia per motivo di fornicazione, e ne sposa un’altra, commette adulterio»“.
Questo è il chiaro insegnamento del Signore Gesù Cristo sull’argomento. Non è molto mistificante. Non è nascosto. È semplicemente molto chiaro. L’ultima volta abbiamo notato che il Signore, insegnando qui sul divorzio ed affrontando i farisei, sta iniziando una nuova dimensione del suo ministero. Alla fine del capitolo 18, conclude una lezione meravigliosa sulla figliolanza del credente. Poi, nel 19:1, dice: “Quando ebbe finito di dire queste cose, partì dalla Galilea”, e quella fu la fine del ministero della Galilea.
Aveva svolto il Suo ministero in Galilea per molti anni ed ora era tutto finito, ed inizia il suo viaggio verso la passione a Gerusalemme, verso la Sua morte e risurrezione. E così facendo, attraversa il Giordano per raggiungere i confini della Giudea, o la regione della Giudea al di là del Giordano ed abbiamo detto che la zona al di là del Giordano era chiamata Perea, dalla parola peran che significa “al di là”.
Quindi, nei capitoli 19 e 20 abbiamo il suo ministero in Perea. Servì nella zona della Galilea, ora anche nella zona di Perea. È un’altra zona in cui c’erano molti ebrei che avevano bisogno di sapere che lui era il Messia. E così vi si recò. Lo seguirono grandi moltitudini, versetto 2. Lì li guarì e Marco, nel capitolo 10, aggiunge che li istruì anche, e certamente insegnò loro cose riguardanti il regno e se stesso come Salvatore.
Arriviamo così a questa nuova dimensione e, mentre procede in questo ministero perianico, nel versetto 3 viene affrontato dai suoi acerrimi nemici, che erano sempre all’attacco per screditarlo e distruggerlo, i farisei. E quindi, il versetto 3 inizia con l’attacco, che abbiamo affrontato la volta scorsa.
E vi ricordate che vennero a Lui e lo misero alla prova. Non vennero con una domanda onesta. Non stavano veramente cercando, Non volevano davvero trovare delle risposte. Volevano solo mettere in difficoltà il Salvatore. Vennero e Lo misero alla prova, ed ebbero due cose in mente.
Gli chiesero: “«È lecito mandar via la propria moglie per un motivo qualsiasi?»“, quella era la posizione popolare, il punto di vista del rabbino medio, che piaceva a tutti, perché ti portava a liberarti di tua moglie quando volevi. Quindi stavano aspettando che Gesù assumesse il punto di vista opposto, diventando così immediatamente impopolare. Sperano che la folla l’avesse diffuso e che così sarebbe stato screditato come uno un po’ chiuso di mente. Quindi stavano cercando di screditarlo, ma soprattutto di distruggerlo.
La Perea era un territorio governato da Erode Antipa, che aveva un matrimonio illegittimo. Aveva sposato non solo la moglie di suo fratello, ma sua moglie stessa con la quale era imparentato, quindi non si trattava solo di adulterio e furto di moglie, ma di incesto. Giovanni il Battista aveva confrontato la loro unione e per quello gli tagliarono la testa. Speravano di poter convincere Gesù a prendere una posizione forte contro il divorzio, e così facendo speravano che gli avrebbero fatto perdere la testa anche a lui. Dunque, pensarono di metterlo alla prova, sperando che fallisse la prova, perdesse popolarità e quindi anche la testa e dunque volevano liberarsi di Lui.
Così gli fecero una domanda: “«È lecito mandar via la propria moglie per un motivo qualsiasi?»“, sapevano, ovviamente, che Gesù aveva insegnato in precedenza, così come riportato in Matteo 5 e Luca 16, che non era lecito. Sapevano che non avrebbe condiviso il punto di vista popolare e speravano che quello sarebbe bastato a mettere fine alla sua popolarità tra la gente che si raccoglieva intorno a lui.
E quindi Gesù non elude la questione ma gli risponde loro. E siamo andati ai versetti 4-6 la volta scorsa e abbiamo visto la risposta, la risposta che segue il loro attacco. Non ha eluso la domanda. Non ha evitato la questione. Ha affrontato direttamente la loro domanda.
Alcuni anni fa, quando ho iniziato a parlare con i media in televisione e alla radio, mi è stato consigliato di non prestare attenzione alle loro domande. Si dice che nei media, che si tratti di politica o altro, quando si viene intervistati si impara a non dire necessariamente nulla in relazione alla domanda. Ignorare qualsiasi cosa ti viene chiesto per dire qualsiasi cosa si voglia, perché poi in seguito il giornalista inserisce la domanda adatta alla risposta. E funziona davvero così. Ti puntano addosso la telecamera e tu rispondi ad una serie di domande. Poi girano la telecamera, la puntano su di loro e loro riprendono a fare domande che son più adatte alle risposte.
Quindi l’idea è di dare la propria battuta e dire quello che si vuole dire. Non fatevi prendere dalla voglia di rispondere a una domanda a cui non volete rispondere in pubblico. Dite quello che volete dire e loro adatteranno le domande alle vostre risposte, in modo da non sembrare sciocchi. Ed è quello che fanno. È quello che fanno in molti casi. Ora, non funziona sempre così nelle interviste dal vivo in televisione, ma quando si ha un’intervista registrata è abbastanza standard.
Ma Gesù non fa quello, non si sottrae a nulla. Gli fanno una domanda e lui risponde direttamente. Ma la sua mente onnisciente, ovviamente, coglie la risposta che farà in modo che sia lui ad uscirne vincitore e non loro. E quindi, invece di mettersi in gioco, si rifà alla Genesi e la risposta che offre loro è quella di recitare la norma stabilita dal Dio eterno, che sarebbe stata molto difficile da controbattere per il popolo e per Erode. Così lascia parlare Dio ed inizia dicendo al versetto 4: “Non avete letto?” Quindi la sua autorità non è la sua opinione personale, non è la sua idea, è la rivelazione di Dio. Ritorna alla Parola di Dio, cita Genesi ed offre quattro ragioni per le quali non è lecito divorziare.
Quattro ragioni. Motivo numero uno, versetto 4: “«Non avete letto che il Creatore, da principio, li creò maschio e femmina”, e questo è il primo motivo per non divorziarsi. Quando Dio ha creato la situazione ideale c’era un maschio, una femmina e nessun altro. Tutto lì. Solo un maschio ed una femmina e non c’erano alternative o opzioni. Quello era il modo in cui Dio aveva progettato la cosa.
In secondo luogo, il divorzio non è nel piano di Dio, non solo per la creazione di un solo uomo e una sola donna, ma anche per il forte legame, versetto 5, il termine “unirà”, incollarsi. Dio ha voluto che due persone fossero incollate.
In terzo luogo, a causa “dell’unica carne”; nel versetto 5 i due diventano uno, poi il versetto 6 dice che non sono più due e non si possono suddividere. Quindi un uomo, una donna; un legame forte, una sola carne. E poi il quarto motivo per cui non si può divorziare si trova nel versetto 6, a metà strada, “quello dunque che Dio ha unito, l’uomo non lo separi”, il matrimonio è un’opera di Dio, e quello l’abbiamo approfondito la volta scorsa.
Quindi, di fronte alla domanda se sia lecito per un uomo divorziare sua moglie per qualsiasi ragione? Gesù disse: “Non sapete che Dio ha detto”, e non si può avere un tribunale più alto di quello “...Dio ha detto un uomo, una donna; legame forte, carne forte; il matrimonio è la mia opera divina, non divorziatevi, non divorziate”.
Ora trovano davvero difficile opporsi a quel ragionamento perché quella è la parola del Dio vivente in Genesi 1, 2. Ora Gesù si ferma lì, però questa mattina voglio fare una piccola parentesi tra i versetti 6 e 7, e voglio tornare un po’ indietro nell’Antico Testamento per mostrarvi com’è che questo sia coerentemente rappresentato nell’Antico Testamento.
Quando Dio ha stabilito l’idea di un uomo e una donna per tutta la vita; un legame forte, una sola carne, opera di Dio, niente divorzio. Quando Dio ha stabilito quello, lo ha veramente affermato. Lasciate che vi illustri alcuni dei modi in cui l’ha fatto.
Nei dieci comandamenti, che sono la cristallizzazione della legge di Dio per la vita dell’uomo, ha detto: “Non commettere adulterio”, in altre parole, “adulterio” è una parola che ha a che fare con la relazione sessuale al di fuori dell’unione matrimoniale da parte di persone sposate. Quando una persona sposata ha una relazione con qualcuno che non sia il suo partner, quello è adulterio e dice: “non commetterai adulterio”. In altre parole, mai, mai violare il matrimonio. Mai violare il matrimonio. Quella è una delle leggi più importanti che Dio abbia stabilito. Nel caso, Levitico 20 versetto 10 dice che se qualcuno commette adulterio, “sarà sicuramente messo a morte”.
L’unica cosa che può rompere il matrimonio, quindi, il peccato che rompe il matrimonio è l’adulterio secondo la legge prioritaria di Dio, perché cosa comporta? La morte. E dove c’è la morte, c’è la fine del matrimonio. Su questo c’è poco da discutere. Quindi Dio dice: un uomo, una donna, con un legame forte, una sola carne, opera di Dio, niente divorzio. E se si commette adulterio, si perde la vita. Quindi non c’era alcuna disposizione per il divorzio, ma solo per l’esecuzione, che avrebbe liberato la persona, naturalmente, per sposarsi di nuovo se era il partner innocente.
Il punto è questo, qualsiasi peccato sessuale è grave. La violazione del matrimonio è fatale, molto grave. E questo ci dà il punto di vista di Dio sulla santità di un uomo, una donna; legame forte, una sola carne, opera di Dio, niente divorzio. Intende davvero quello che dice, una parola molto forte.
Permettetemi di fare un passo avanti. Nei dieci comandamenti, i dieci comandamenti si concludono con questa affermazione, “Non desiderare la moglie del tuo prossimo”, e poi elenca molte altre cose, ma cos’è inclusa lì? Sua “moglie”.
Quindi Dio sta dicendo che non solo non devi commettere adulterio, ma non devi nemmeno desiderare di commettere adulterio. Non si tratta solo di non farlo, ma di non pensarci nemmeno. Gesù ha rafforzato questo concetto in Matteo 5:28, quando ha detto che se un uomo guarda ad una donna per desiderarla, Egli ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.
Ascoltate, il matrimonio è così sacro, così sacrosanto, così tanto una separazione di due persone l’una all’altra, così tanto un’opera di Dio che qualsiasi violazione di esso nel corpo o nella mente significa violare il comando di Dio. La legge prioritaria di Dio prevedeva che se una persona lo violava nel corpo, doveva essere giustiziata sul posto. È così tanto sacro il matrimonio.
Questo è il modo in cui Dio lo ha progettato fin dall’inizio. È il piano ideale e perfetto di Dio. Ma sembra terribilmente difficile per le persone vivere all’altezza di quello, non è vero? E i matrimoni sembrano essere solo un campo di battaglia, un luogo dove la guerra infuria continuamente. Le persone sembrano essere sul punto di separarsi e, che siano in chiesa o fuori dalla chiesa, sembra essere un problema abbastanza comune tra coloro che si definiscono cristiani.
Voglio riportarvi, per farvelo capire meglio, al libro della Genesi e ad alcune cose di cui abbiamo detto qualche anno fa e che voglio rafforzare nella vostra mente. Perché è così difficile mantenere l’ideale di Dio? Perché è così difficile che le persone trattengano una relazione significativa, un uomo, una donna, un legame forte, un tipo di carne? Perché è così difficile? Lasciate che vi mostri il perché.
Quando Dio creò, in Genesi capitolo 1, versetto 28, disse che li creò “maschio e femmina”, un uomo e una donna. Dio li benedisse e disse loro: “ «Siate fecondi e moltiplicatevi; riempite la terra, rendetevela soggetta”, ora fermatevi lì. Quando Dio creò l’uomo e la donna, li fece come un perfetto complemento. Ora sappiamo che ha creato l’uomo come capo. La Genesi ci dice che l’uomo fu creato per primo. E la donna fu creata per essere la sua aiutante, così come si legge in Genesi 2:18, “Non era bene che l’uomo fosse solo”, aveva bisogno di un aiuto.
E quindi la donna fu creata per affiancarsi, per aiutare, per sostenere. L’uomo doveva essere il forte, il fornitore, il leader, il protettore. Questo ci è affermato in 1 Corinzi capitolo 11 dal versetto 3 al 9, dove la Parola di Dio stabilisce molto chiaramente che l’uomo è il capo della donna, così come Dio è il capo di Cristo e Cristo è il capo della sua Chiesa. Ci è anche affermato con forza in 1 Timoteo 2 dall’11 al 14, dove si dice che l’uomo è il capo della donna come indicato dalla creazione di Dio. È così che era nel principio.
Ma non si vede proprio questa supremazia se si guarda a Genesi 1:28, “Dio li benedisse. Dio disse loro: “Siate fecondi, moltiplicatevi, riempite la terra, soggiogatela ed abbiatene dominio”. In altre parole, c’era una coreggenza. C’era un’armonia così incredibilmente perfetta, c’era una tale beatitudine d’unione tra l’uomo e la donna che non c’era nessun conflitto, nessun attrito, l’uomo era pienamente uomo in ogni dimensione in termini di forza, protezione, fornitore e tutto il resto. La donna era fonte di forza e di aiuto come Dio l’aveva progettata, in un’armonia così bella e perfetta creata da Dio che si poteva dire che governassero insieme.
C’era una certa maestosità in quella relazione. L’uomo era il capo, la donna era sottomessa, ma si fondevano così perfettamente nell’unità che si poteva dire che moltiplicavano insieme, riempivano la terra insieme, sottomettevano la terra insieme e governavano la terra insieme. Nessuna discordia, nessuna.
Guardate al capitolo 3, poi arrivò il peccato e, quando arrivò il peccato, la cosa andò perduta. Perché la donna, peccando, prese il comando. Quando è stata ingannata dal serpente, non è tornata indietro e non ha detto: “Adamo, ho bisogno della tua protezione. Ho bisogno della tua forza, della tua guida, mi sottometto alla tua protezione”, non lo fece. Agì indipendentemente. Sentì la parola: “Potrai conoscere il bene e il male e potrai essere come Dio” e così usurpò il posto di comando.
E poi Adamo cadde al posto di seguace e, visto che lei cadde, “anche colui che non era stato sedotto”, dice Paolo, “lo ha fatto”. Quindi, nella caduta, c’è stata un’inversione dei ruoli stabiliti da Dio. La donna prese l’iniziativa e l’uomo la seguì. E sapete cosa è successo. Il peccato è entrato nel mondo.
È arrivato perché non solo c’è stato un vero e proprio atto di disobbedienza nei confronti di Dio, ma anche un’inversione del ruolo prestabilito da Dio per l’uomo e la donna, che ha preceduto e seguito quell’atto. E allora Dio li maledisse. E voglio che vediate quella maledizione in Genesi 3:16 e non potremo guardarla tutta perché non abbiamo tempo. Una parte di essa si trova, ovviamente, nei versetti 17 e 18 e 19, dove l’uomo avrebbe dovuto lavorare per estrarre le cose dalla terra, mentre prima vi crescevano naturalmente grazie alla potenza di Dio, e quindi ci sarebbe stato sudore, fatica, e così via, e ci sarebbe stata la morte, e tutto il resto.
Ma voglio che guardiate al 3:16, perché qui c’è una maledizione sul matrimonio. C’è una maledizione sul rapporto di coppia. Nel versetto 16 c’era una maledizione, prima di tutto, sulla nascita dei figli. In altre parole, le donne avrebbero sofferto molto nel generare figli. E poi, dal versetto 17 in poi, gli uomini avrebbero sofferto molto nel generare risorse dalla terra.
Quindi la donna è maledetta qui nel generare figli, l’uomo è maledetto nel procurare il pane, per così dire, ma in fine del versetto 16 sono maledetti insieme in termini relazionali, guardate a quello che dice: “ed i tuoi desideri si volgeranno verso tuo marito ed egli dominerà su di te”.
Ora quella è un’affermazione molto importante, “i tuoi desideri si volgeranno verso tuo marito ed egli dominerà su di te”. La gente è stata molto confusa dal significato di quella frase e la maggior parte dei commentatori dicono che il “tuo desiderio” si riferisce semplicemente al desiderio normale forte sessuale, all’attrazione e al bisogno che una donna ha nei confronti del marito, e che il marito, governa su di lei come funzione normale di direzione, il marito guida la moglie, ma se quella è la normalità, se quello è il modo in cui dovrebbe essere le cose, e non è altro che roba di routine, allora cos’è che ha a che fare con la maledizione? E per di più, non è quello esattamente quello che accade nei matrimoni.
Generalmente nel matrimonio non è vero che la donna continua meravigliosamente a desiderare il marito e ad essere fortemente e fisicamente attratta da lui, mentre lui si prende cura di tutti i suoi bisogni, governando, fornendo e provvedendo. Non funziona così. E certamente non è nemmeno una maledizione. Quindi dobbiamo esaminare il testo un po’ più da vicino per capire cosa sta dicendo. Deve trattarsi di qualcosa che ha a che fare con la caduta, perché qui si parla di maledizione.
E la chiave, per capire entrambe le frasi, guardate all’ultima: “Egli dominerà su di te”. La parola per dominare lì, in ebraico è mashal, e la sua controparte in greco, usata nella versione dell’Antico Testamento, la Septuaginta, è la parola kathistēmi che significa “insediare in una carica,” “installare in un ufficio” o “elevare ad una posizione ufficiale”. Sarebbe come mettere in carica una persona politica, o qualcuno in un’azienda, o nel servizio, nell’esercito, nella marina, nell’aeronautica o in qualsiasi altra cosa. Mettere qualcuno in ufficio, installarlo in un posto d’autorità gerarchica, e quella è la parola.
Ora quello che sta dicendo lì, è che dalla caduta, l’uomo è stato installato in una posizione ufficiale da governante. Mentre prima della caduta c’era una sorta di coreggenza, un’armonia meravigliosa. La maledizione è: “Donna, sei uscita da tuo marito. Hai agito indipendentemente, quindi, d’ora in poi, il marito è destinato ad esser il sovrano della relazione. E dovrai quindi soffrire sotto il suo comando”.
Questa è l’essenza della maledizione. Un nuovo tipo di governo, non l’armonia meravigliosa che conoscevano come coreggenti che insieme sottomettevano la terra, ma un nuovo tipo di governo, e l’autorità dell’uomo diventa perversa e dispotica. E potremmo chiedere: “Esistono maschilisti?” Certo, a milioni. E non discutiamo con le persone del movimento femminile che vogliono ricordarci del maschilismo. È un fenomeno mondiale ed è lungo come la storia, esiste dalla caduta, quando uomini sono stati posizionati in posizioni dispotiche ed hanno cercato di tenere le donne in basso.
In tutte le società del mondo, con pochissime eccezioni, per tutto il corso della storia del mondo ci sono state società a dominanza maschile ed in molti, moltissimi casi si tratta di un tipo di dominazione abusiva. Non lo neghiamo nemmeno per un momento, fa parte della maledizione, gli uomini spingono le donne qui e li, ed anche al tempo di nostro Signore Gesù Cristo, le donne erano considerate come qualcosa di meno, persino in alcuni casi, degli animali. Ed in tutte le società del nostro mondo contemporaneo è difficile per le donne ottenere un certo tipo di comprensione perché gli uomini tendono a volerle spingere verso il basso squilibratamente ed impropriamente, ma quello fa parte della maledizione.
Il matrimonio è stato maledetto. Quando nel peccato i ruoli si sono invertiti, ed Eva ha preso il comando ed Adamo il ruolo successivo, Dio ha detto: “Ti maledirò perché sei uscita dalle sue direttive e l’hai posizionato sotto di te” e quindi Dio lo ha stabilito in un ufficio, e visto che l’uomo è peccatore, tende ad effettuare la sua carica piuttosto brutalmente.
Poi il secondo elemento, al versetto 16, dice: “I tuoi desideri”, parlando della donna, “Disse alla donna: “i tuoi desideri si volgeranno verso tuo marito” ora questo non è un desiderio normale, non è un riferimento al desiderio sessuale. Infatti, il marito di solito ha desideri sessuali più forti della moglie. Non si tratta di quello. La radice araba di quella parola significa “cercar il controllo”.
Quindi la maledizione è questa: L’uomo è stabilito come sovrano, ma la donna cercherà di controllarlo e quindi nel peccato e nella maledizione c’è la battaglia dei sessi ed il motivo per cui esistono conflitti matrimoniali, è perché da quel momento in poi, la donna ha cercato di uscire da sotto quell’affare e l’uomo ha cercato di trattenerla lì dov’è e quindi non c’è solo il maschilismo, ma ci sono anche le ribellioni delle donne, che si spargono per tutta la storia, tutta la storia.
Un buon modo per capire la frase è andare al capitolo 4 versetto 7, perché lì appare la stessa frase identica con le le stesse parole con la stessa costruzione grammaticale. Si tratta di questo, Caino, naturalmente, viene messo in guardia. Il Signore lo mette in guardia, e proprio a metà del versetto 7: “il peccato sta spiandoti alla porta”, viene messo in guardia dal peccato. Il peccato viene personificato, “e i suoi desideri sono rivolti contro di te; ma tu dominalo!”.
È la stessa identica frase. L’unica altra volta che viene usata nel Pentateuco, l’unica volta che questa parola viene usata in questa frase identica è solo qui. E ciò che sta dicendo è: “Caino, il peccato ti desidera - nel senso che il peccato vuole controllarti - ma tu devi dominarlo”, è la stessa frase di 3:16, la donna desidera controllarti, ma tu devi dominarla”.
Quindi il matrimonio di Adamo ed Eva è stato maledetto nel momento del loro peccato, quando hanno invertito i loro ruoli ordinati da Dio, e da quel momento ci sono stati conflitti e tensioni nel matrimonio, quando la donna ha iniziato a ricercare la supremazia e l’uomo la soppressione, quella è la maledizione, ed è per questo che esiste il divorzio.
Il conflitto è diventato inevitabile. Ma il fatto che ci sia conflitto non significa che Dio cambi la sua posizione. Andiamo fino alla fine dell’Antico Testamento, nel libro di Malachia, e vediamo se, dopo tutto il diluvio della storia da Adamo in poi, Dio la pensa diversamente.
In Malachia 2, Dio mette sotto accusa il popolo d’Israele e lo mette sotto accusa perché gli uomini sono infedeli alle proprie mogli. Nel versetto 14 dice: “ Eppure dite: «Perché?» Perché il Signore è testimone fra te e la moglie della tua giovinezza, verso la quale agisci slealmente, sebbene essa sia la tua compagna, la moglie alla quale sei legato da un patto”, notereste una cosa nel versetto 14 che mi affascina? “il Signore è testimone fra te e la moglie della tua giovinezza”, è proprio quello che nostro Signore ha detto in Matteo 19, che il matrimonio è Dio che mette insieme le persone. Il Signore è il testimone del matrimonio. Il Signore è colui che conferma l’alleanza nel matrimonio.
E ora tu stai “trattando a tradimento la moglie che è la tua compagna e la moglie della tua alleanza”. E poi, nel versetto 16, Dio presenta il suo punto di vista: “Perché il Signore, il Dio d’Israele, dice io odio il divorzio”, ce lo saremmo aspettato no? Voglio dire, se avessimo saputo qualcosa di Genesi, avremmo saputo che Egli voleva che il matrimonio fosse una donna, un uomo; un legame forte, una sola carne, opera di Dio, nessun divorzio. E solo perché è arrivata la maledizione, il matrimonio è stato maledetto, non significa che Dio abbia cambiato la sua posizione. La battaglia è in corso, ma lo standard di Dio non è mai cambiato. Egli odia il divorzio.
E prosegue con un’affermazione molto interessante: “Chi divorzia copre di violenza la sua veste”, in ebraico, questo significa che quando si divorzia, ci si copre le vesti con la violenza. Quando una persona entrava in battaglia, e si trattava di un combattimento corpo a corpo, e c’era una certa lotta per la vita o la morte, le vesti si sporcavano di sangue. E quello che sta dicendo qui è che quando si divorzia, ci si sporca le vesti con il male. Si sporcano le vesti con il peccato. Dio odia il divorzio.
Capitolo 3 versetto 6, che cosa dice? “Io sono il Signore”, cosa? “Non cambio”, non cambio. Voi potreste chiedere: “ma che dire se il conflitto diventa così grande? Cioè, che fare se si defrauda veramente nel matrimonio?” Lasciate che vi riporti al libro di Osea, il primo dei profeti minori, che segue il libro di Daniele. Non so se ricordate la storia di Osea. L’abbiamo ripercorsa nella nostra serie sulla famiglia. Ma voglio ricordarvela io, Osea.
Non si può non amare questo tizio qui. Non vedo l’ora d’incontrarlo in Cielo, ed il Signore gli parla nel versetto 2 del capitolo 1 e gli dice: “Và, prenditi in moglie...”, il che non sembra troppo male, ma dice: “Va, prendi una moglie, che si rivelerà una prostituta e finirai con l’avere un mucchio di figli illegittimi”, versetto 3: “Allora andò, prese Gomer” che sembra un nome ridicolo per una moglie, ma la prese... era la figlia di Diblaim; ed ebbero un figlio, Izreel, perché Dio “voleva vendicarsi d’Israele per la sua prostituzione.
E quindi Osea si sposò con una donna che si è rivelata esser una prostituta, ebbe molti figli illegittimi e tutto sarebbe stata un’illustrazione vivente della relazione di Dio ed Israele. Dio sposò Israele. Israele si rivelò esser una prostituta, ebbe un sacco di relazioni illegittime e produsse ogni tipo di risultato illegittimo.
E quindi Osea e Gomer divennero una parabola vivente di Dio ed Israele, ebbene Si sposarono, e Izreel fu la prima, e poi arrivò il secondo figlio, una figlia, versetto 6, “ Lei concepí di nuovo e partorí una figlia. Il Signore disse a Osea: «Chiamala Lo-Ruama”, che significa “senza misericordia”. Nessuna pietà. Versetto 8: “ Quando lei ebbe divezzato Lo-Ruama, concepí e partorí un figlio. 9 Il Signore disse a Osea: «Chiamalo Lo-Ammi”, che significa, “non sei mio”.
Che ve ne pare di due bambini, “Senza pietà” e “Non è mio”? Non avrò pietà per quel bambino, e quell’altro non mi appartiene, illegittimi, entrambi illegittimi. E questa donna portò a casa questi due bambini illegittimi. Ebbene, com’è che reagisce alla cosa? Beh, li ama. È difficile da credersi, ma per di più le è anche devota grazie al patto, è un uomo d’onore. Vuole trarre il massimo dalla sua unione, anche se è sposato con una prostituta. Ha sposato un’adultera che continua ad avere figli illegittimi con nomi molto strani che indicano a tutto il mondo che non sono i suoi figli. Vorrei presentarvi mio figlio, “Non è mio”.
Qual è la sua reazione quindi? Beh, sarà come tutti gli altri. Prima di tutto, si arrabbierà. Ci sarà della rabbia nel suo cuore, e lo si vede nel capitolo 2 versetto 2, “Contestate vostra madre”, cerca di coalizzare tutta la famiglia contro di lei, “non è mia moglie ed io non sono suo marito”, cioè, non lo accetto. Questa non è mia moglie ed io non sono suo marito, me ne vado!
“Tolga dalla sua faccia le sue prostituzioni, e i suoi adulteri dal suo petto; altrimenti, io la spoglierò nuda, la metterò com’era nel giorno che nacque, la renderò simile a un deserto, la ridurrò come una terra arida e la farò morir di sete”, mamma, gliela farò pagare! Voglio dire, questa è pura furia, “Aspettate di vedere cosa le farò”, una reazione molto normale, è pieno di rabbia.
E “ Non avrò pietà dei suoi figli, perché sono figli di prostituzione; perché la loro madre si è prostituita; colei che li ha concepiti ha fatto cose vergognose, poiché ha detto: “Seguirò i miei amanti, che mi danno il mio pane, la mia acqua, la mia lana, il mio lino, il mio olio e le mie bevande”.
Lo faceva per un solo motivo, gente: il denaro. Era una prostituta. Era una passeggiatrice. Era una prostituta a pagamento. Ecco cos’era. E cioè, quello era tutto per lei... aveva letteralmente devastato quest’uomo, Osea, che era un profeta di Dio. Aveva trasformato questi due figli illegittimi in una casa che era così caotica che avrebbero dovuto sopportare per tutta la loro vita una stigmatizzazione difficile da immaginare per il loro stesso nome, per non parlare della sua reputazione. E quindi era arrabbiato, non voleva avere una prostituta per moglie. Un qualche consulente cristiano, senza dubbio, avrebbe preso in mano quell’affare e gli avrebbe detto: “Osea, saresti dovuto andartene molto tempo fa”.
Poi, nel versetto 6, cambia marcia: “Perciò, ecco, io ti sbarrerò la via con delle spine; la circonderò di un muro, cosí che non troverà piú i suoi sentieri”, supera un po’ la sua rabbia e vuole impedirle di continuare a farlo, “Non le permetterò più di farlo”, diventa un po’ più retto, no? “Sarò il suo protettore. Le metterò intorno una siepe, un muro, e lei non potrà più trovare la sua strada”.
E poi, nel versetto 7, “Correrà dietro ai suoi amanti, ma non li raggiungerà; li cercherà, ma non li troverà”, renderò le cose molto difficili, in modo che non riuscirà a connettersi.
Ed io ho visto cose del genere in situazioni così, dove il marito fa una cosa del genere e va là fuori e cerca di chiuderle tutte le alternative, si procura i numeri di telefono delle persone con cui lei si sta incontrando, o con gli uomini con i quali lei si trova, e li chiama e li minaccia, si accampa alla loro porta, gli scrive lettere. So che hanno scritto anche lettere ai loro datori di lavoro dicendo: “C’è un tizio nella tua azienda che ha rapporti con mia moglie, che sta distruggendo la mia casa”, eccetera, eccetera... “È così che operate?” In altre parole, fare tutto il necessario per chiudere tutte le opzioni.
E quando mi chiedono se dovrebbero farlo, rispondo sempre: “Perché no? Fallo”, ed è quello che ha fatto, ha cercato di chiudere il tutto. Ed alla fine del versetto 7 dice: “Allora, vedete...”, “Allora dirà: “Tornerò al mio primo marito, perché allora stavo meglio d’adesso”, voglio dire che se non riesci a fare soldi là fuori, e non riesci a creare contatti, sarai pronto a dire: “Mi sa che tornerò da lui perché è l’unica opzione che ho!”
E qualcuno potrebbe dire: “Non la voglio a quelle condizioni”, ma non lui, lui la voleva a qualsiasi condizione. Un tipo piuttosto indulgente, no? Allora lei dirà: “È meglio che ritorni perché non ho altre alternative”, e lui disse: “La riaccetterò anche a quelle condizioni, perché è giusto”, è giusto.
Poi, al versetto 8, entriamo ancora più in profondità nel suo cuore, “Lei non si è resa conto che io le davo il grano, il vino, l’olio; io le prodigavo l’argento e l’oro, che essi hanno usato per Baal!” Quello che sta dicendo è che lei non lo sa. Ma io ho fatto in modo che avesse dei vestiti da indossare. Mi sono assicurato che avesse cibo da mangiare. Mi sono assicurato che avesse denaro per poter vivere. Mi sono preso cura di lei.
E qui c’è questo ragazzo che la ama e nel mentre lei è là fuori a camminare per le strade, a commettere adulteri a destra e sinistra e lui era lì fuori assicurandosi che avesse abbastanza da mangiare, un posto dove stare ed i soldi necessari, non so come, ma in qualche modo riusciva a darglieli così che lei avesse quello che gli servizze, e potremmo dire: “Questo tizio è un po’ troppo”.
Versetto 9, “ Perciò io riprenderò il mio grano a suo tempo, e il mio vino nella sua stagione; le strapperò la mia lana e il mio lino, che servivano a coprire la sua nudità. Ora scoprirò la sua vergogna agli occhi dei suoi amanti, e nessuno la salverà dalla mia mano. Farò cessare tutte le sue gioie”, ed ora più pensa a quanto ha pagato per lei, più si arrabbia e torna al punto di partenza.
Dice: “Le ho dato tutto questo ed ho provveduto, però mi sa che le toglierò via la festa. Terminerò tutto, i suoi noviluni e tutti i suoi...” e qui, si vede la transizione, non si sa se sta parlando della moglie o d’Israele. È l’immagine di Dio e del suo rapporto con il suo popolo, Israele.
E poi cambia di nuovo marcia al versetto 14, ed è così bello. E qui vediamo Dio con Israele, così come Osea e Gomer, “Perciò, ecco, io l’attrarrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore”, lo farà. Tornerà indietro e cercherà di corteggiarla di nuovo. Riuscite a crederci? Andrà a cercare quella brutta prostituta con tutto il suo stile di vita orribile e le sue scappatelle, e farà del suo meglio... Le porterà dei fiori, la corteggerà, le sussurrerà parole dolci all’orecchio, e la tratterà come se fosse vergine, è incredibile!
Sapete dove finisce la cosa? Finisce in un blocco di schiavi per essere venduta. Finisce come prostituta in vendita su un blocco, nuda e cruda, all’asta. E lui si presenta al capitolo 3 versetto 2, “Così l’ho comprata”, “l’ho comprata”, dice! È una donna costosa, “la comprai per quindici *sicli d’argento, per un *comer d’orzo e un letec d’orzo”, ero il miglior offerente.
Francamente, penso che abbia fatto un pessimo affare dal punto di vista umano, non è vero? Voglio dire, chi ne ha bisogno? Ma lui la comprò, “ e le dissi: «Aspettami per parecchio tempo”... Sapete cosa c’è di bello in quello? Non sta dicendo: “Ora, guarda, piccola. Ho investito molto su di te. Se fai un’altra mossa falsa, è finita”, non è quello il suo approccio. Vedi, il suo approccio è: “Io ho fatto un patto così che tu stia con me per...” Cosa? È incondizionata la cosa, no? È incondizionata – “per molti giorni”; “non ti prostituire e non darti a nessun uomo; io farò lo stesso per te”, tu puoi anche aver sbagliato, ma io sono ancora per te e lo sarò sempre. E non puoi uccidere quest’impegno che ho, non puoi uccidere questo patto che c’è in me. È così bello.
Il motivo per cui abbiamo così tante difficoltà in questo senso è che abbiamo così poca comprensione del cuore di Dio e del suo perdono, non è vero? È un po’ come la parabola che abbiamo imparato in Matteo 18, in cui l’uomo era così disposto a farsi perdonare il debito di 10.000 talenti, ma non riusciva a perdonare al suo amico i 18 dollari che gli doveva? Noi prendiamo tutto da Dio, ma abbiamo difficoltà a darlo a qualcun altro.
Così, la ricomprò e la prese come se fosse vergine, fece un patto incondizionato e disse: “Io sarò per te”. Questo serve solo a rafforzare nella vostra mente che lo standard di Dio non è cambiato, giusto? Non è cambiato. Ora tenetelo a mente. Archiviatelo da qualche parte. Fino a questo punto della nostra discussione, l’unica cosa che poteva rompere il matrimonio era un peccato. Qual era quel peccato? L’adulterio. Perché esso porta a cosa? Alla morte. Molto importante.
Voglio concludere questo studio particolare - e la prossima settimana affronteremo il resto - richiamandovi a Efesini 5, Efesini capitolo 5, versetto 22. Conoscete questo testo bellissimo, ma lasciate che vi mostri qualcosa, perché è così meraviglioso. Questo testo è così puro, è così benedetto, ed è così meraviglioso che sembra assolutamente impossibile ed incongruo con tutto ciò che sappiamo sul conto del matrimonio. Inizia dicendo: “Mogli, siate sottomesse ai vostri mariti, come al Signore”.
Ora, vi sembra difficile? Voglio dire, voi potreste dire: “Sai, io potrei anche sottomettermi al mio uomo qui e lì, ma come al Signore?” Voglio dire quello si che è difficile. Voglio dire, lo conosco e ci sono molte cose che erano vere sul Signore che non sono vere su di lui, cioè, è cristiano, ma il Signore?.
Vedete, sembra quasi che sia al di là di ogni concezione della realtà. Ma sapete cos’è? È una riaffermazione del principio della creazione originale. Quando Adamo, nella sua perfezione, Egli era il vice reggente di Dio sulla terra, vedete? Riafferma meravigliosamente l’intenzione originaria che una moglie fosse dolcemente, amorevolmente, docilmente, ma fortemente sottomessa al proprio marito, e ne riconoscesse - versetto 23 - il Suo primato.
E che fosse sottomessa, versetto 24, “in ogni cosa”. Tornando a quel ruolo d’aiuto meraviglioso, nel quale, nella sua posizione come aiutante sottomessa e quella di lui come capo, si uniscono per co-regnare la terra, e nessuno dei due è diminuito, ma entrambi sono innalzati.
E poi “mariti” - versetto 25 - “amate le vostre mogli”. Ora, nella maledizione – guardate qui - nella maledizione, la donna cerca di cosa? Di controllare, e l’uomo cerca di dominare. Ma qui la donna deve sottomettersi e l’uomo non cerca di dominare, ma cosa? “Mariti” - cosa? “Amate le vostre mogli”. Purificatele, nutritele - versetto 29 -, accuditele. Voi siete il loro protettore, il fornitore, il nutritore, l’amante, il sostenitore, il fornitore, il protettore, tutte quelle cose.
E quindi il punto del testo qui, è che in Efesini 5 c’è un ritorno al disegno del matrimonio di Genesi 1 e 2. Potremmo chiedere: “È possibile?” Deve esserlo! E la chiave si trova in 5:18 di Efesini. Paolo dice: “Non ubriacatevi di vino, che è dissipazione, ma siate - cosa? - ricolmi di Spirito”. Ora, io credo che quando Cristo entra in un matrimonio, e due persone amano il Signore Gesù Cristo, se quelle due camminano nello Spirito - ovvero la loro vita è controllata dallo Spirito Santo - esse - versetto 21 - “si sottometteranno l’una all’altra nel rispetto di Dio”.
E gente, a questo punto torniamo al punto di partenza di questa mattina. Il motivo per cui teniamo insieme il matrimonio è che Dio dice che quella è la sua priorità, e ciò che vogliamo fare è sottometterci all’autorità della Parola di Dio, giusto? E siamo di nuovo lì. Camminando nello Spirito, abbiamo una sottomissione meravigliosa l’uno all’altro perché riveriamo Dio. E le mogli, nella forza dello Spirito, possono tornare a quella beatitudine pre-caduta d’essere meravigliosamente sottomesse ai loro mariti. Ed i mariti possono tornare a quella beatitudine pre-caduta, nel senso di essere amorevoli, premurosi, nutrienti e amorevoli verso la propria moglie. E quando il peccato entra in gioco, ci sarà il perdono, come Dio ha perdonato Israele e Cristo la Chiesa.
Lasciate che vi dia un piccolo suggerimento chiave, due parole da ricordare per rendere il vostro matrimonio quello che dovrebbe essere. E sono la chiave di tutto. La prima parola è l’abnegazione, l’abnegazione. È una parola sillabata, ma è una parola che dobbiamo capire, abnegazione. Fintanto che si entra nel matrimonio rivendicando i propri diritti, difendendosi, giustificandosi, ottenendo ciò che si vuole, cercando la propria realizzazione, seguendo i propri desideri, acconsentendo alle tentazioni della carne, si devasterà l’unione. Ma quando ci si rinnega, quando ci si rinnega, ci si dice di “no”, ci si trova sulla strada giusta.
E l’altra parola che bisogna tenere a mente, insieme al rinnegamento di se stessi, ed è la stessa parola, ma è l’altruismo. Significa che penso più a te che a me stesso. Dico “no” a me, e dico “sì” a te. Quelle sono le due parti. Non devo giustificarmi. Potrei anche essere accusato ingiustamente, non c’è problema. Non sono vendicativo. Non mi vendico né mi difendo. Dico di “no” a me stesso ed a quelle cose che mi trascinerebbero via dal patto che ho stretto, che mi allontanerebbero dal legame d’amore che condividiamo. Dico “no” a quelle cose e dico “sì” a te, e “sì” a te, e “sì” a te.
Questo non significa che mi rassegno alla tua stupidità o al tuo peccato, ma al tuo bisogno, ed al tuo benessere ed al tuo interesse che mi dono. Mi abbandono. E quando il peccato emerge nel cuore che si abbandona e si rinnega, può essere tutto risolto proprio come lo era nel cuore di Osea.
Permettetemi di concludere con un versetto. Da qualche parte nella parte anteriore della vostra Bibbia penso che dovreste scrivere questo versetto perché riflette il vostro atteggiamento nei confronti di tutta la Scrittura, compreso quello che abbiamo detto questa mattina. Si tratta di Isaia 45:9, ascoltatelo. E ve lo riporto proprio come dice il testo. Questo è il suo intento. Ascoltate.
“Guai a colui che contesta il suo creatore!”. Avete capito? “Guai a colui che contesta il suo creatore!”. È piuttosto stupida come cosa no? Quello che sta dicendo è semplice: Quando Dio dice qualcosa, è meglio farla, no? Di qualsiasi cosa si tratti. Se si tratta di matrimonio, o di divorzio, o di qualsiasi altra cosa. Se Dio lo dice, fallo. E guai a colui che contesta il Suo creatore, e la parola “guai” significa “dannazione, maledizione”, sia maledetta la persona che discute con il suo Creatore.
È una cosa piuttosto stupida, tanto per cominciare. Se Dio ti ha creato, sa come farti funzionare al meglio, giusto? Se è il costruttore, ha il manuale di funzionamento. E così facendo torniamo al punto di partenza. Ascoltate, il compito del pastore ed il ruolo della chiesa è quello di portarvi alla sottomissione all’autorità di questa Parola. E noi l’abbiamo fatto, e vi abbiamo detto cos’è che Dio pensa del divorzio. Abbiamo esposto la prospettiva di Dio sul divorzio. E l’unica cosa che possiamo dire in risposta è “maledetto” o “guai” a chi litiga o discute con il suo Creatore.
Potrei aggiungere una nota a piè di pagina? Dio ricerca il vostro bene. Lo sapevate? Cerca la vostra benedizione. E sarete benedetti nell’obbedienza alla Sua Santa Parola. Quindi questo è quello che Gesù disse ai farisei, cioè, questa è l’essenza del discorso. Riaffermò la legge di Dio. E poi loro gli dissero questo: “Perché quindi Mosè ci ha dato il permesso di divorziare nostra moglie con un certificato di divorzio?” Voglio dire, se quella è la legge di Dio, perché mai Mosè ha permesso il divorzio? E quella è una bella domanda, no? E la prossima settimana la risponderemo, quindi accertatevi di venire. Preghiamo.
Padre, non vogliamo altro che la tua volontà perfetta, il tuo piano perfetto. Benedici i matrimoni in questa chiesa. Benedici le giovani coppie che stanno per sposarsi, i giovani che non hanno ancora trovato un partner, Padre, aiutali a trovare quello giusto. In una relazione pura, in un impegno genuino di amore e fiducia, per costruire un matrimonio che glorifichi il tuo nome.
Grazie per la tua chiara Parola. Non è difficile da capire. Sappiamo come ti senti. E sappiamo quanto sia stupido discutere con Colui che è il nostro Creatore. Perciò non litighiamo. Ci sottomettiamo volentieri alla tua Parola e alla benedizione che l’obbedienza ad essa porta. Benedici ogni cuore oggi e ti ringraziamo nel nome di Cristo, amen.
FINE

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