Grace to You Resources
Grace to You - Resource

Torniamo di nuovo questa sera al sesto capitolo ii Romani. Confido che il vostro cuore sia preparato a ricevere la Parola del Signore. Questi sono giorni grandiosi per me nello studio del capitolo 6 dei Romani. Nella storia della Chiesa, questo particolare capitolo è stato molto studiato e molto discusso, e c’è una vera e propria ricchezza di materiale su di esso. E mi ritrovo ad essere arricchito giorno dopo giorno mentre sono esposto a tutto ciò che è stato detto, pensato e insegnato su questo capitolo meraviglioso. E anche con tutto questo, trovo che lo Spirito di Dio mi dia nuove intuizioni e un gioioso senso di scoperta mentre attraverso questo grande capitolo.

John Newton fuggì per mare in gioventù, ed infine arrivò in Africa e, in una sorta di rovesciamento dei ruoli normali, fu venduto come schiavo a una donna nera. Sprofondò così in basso che viveva delle briciole dalla sua tavola, ed il suo biografo ci racconta che mangiava ignami selvatici che scavava dal terreno di notte. I suoi vestiti si ridussero a una sola camicia, che periodicamente lavava nell’oceano. Quando alla fine riuscì a sfuggire alla sua condizione di schiavitù, andò tra i nativi ed accettò il loro stile di vita piuttosto degradante.

Non sembra davvero possibile che un uomo civilizzato ed istruito possa essere caduto al livello in cui cadde John Newton, ma il potere di Dio si impadronì di lui in quella situazione attraverso un missionario in Africa. Divenne capitano di mare. E più tardi nella sua vita, divenne ministro del Vangelo di Gesù Cristo. Scrisse molti inni meravigliosi. Forse il più famoso di tutti: “Gloriose cose di te si dicono, Sion, città del nostro Dio”.

Ben presto divenne pastore di una chiesa a Londra, e c’è ancora un epitaffio nel cimitero di quella chiesa dove John Newton fu pastore, un epitaffio che egli stesso scrisse, e dice così: “Sacra alla memoria di John Newton, un tempo libertino e bestemmiatore, schiavo di schiavi in Africa, ma rinnovato, purificato, perdonato ed incaricato a predicare quel Vangelo che aveva lavorato per distruggere”.

Ora, cos’è che cambia una vita in quel modo? Cosa può così potentemente, così drammaticamente e così totalmente trasformare qualcuno? Come è possibile che Paolo possa dire in 1 Timoteo 1: “ero un bestemmiatore e un persecutore, ma il Signore mi ha ritenuto degno di fiducia mettendomi nel ministero”? Come può dire 1 Corinzi capitolo 6 che omosessuali, omicidi, adulteri e fornicatori e persone simili non entreranno mai nel regno dei cieli e poi aggiungere: “E tali erano alcuni di voi, ma siete stati lavati e siete stati santificati”? Cosa può cambiare così radicalmente una vita?

Ebbene, la risposta a questa domanda si trova in questo sesto capitolo dei Romani, che ci parla della trasformazione totale di una vita attraverso la salvezza offerta in Gesù Cristo. Gesù Cristo può cambiare totalmente una persona dall’interno verso l’esterno. Nel libro dei Galati, ad esempio, c’è un versetto chiave. Se non lo avete ancora memorizzato, dovreste farlo. Sottolineatelo. Cerchiatelo nella vostra Bibbia. Mettetegli accanto un asterisco, Galati 2:20: “Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me; e la vita che ora vivo nella carne, la vivo nella fede del Figlio di Dio, il quale mi ha amato e ha dato sé stesso per me”, che grande verità! “Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me...”., un nuovo “io”. Il vecchio “io” è andato, morto; un nuovo “io” vive, uno con Cristo.

Nel momento in cui crediamo nel Signore Gesù Cristo, per un miracolo divino, siamo crocifissi con Lui. Siamo sepolti con Lui. Moriamo nella Sua morte, e poi risorgiamo in novità di vita. Siamo trasformati, e questo è il tema che Paolo sviluppa in Romani 6, 7 e 8, è il risultato della giustificazione... il risultato della giustificazione.

Capitolo 5 ci dice che il primo risultato della giustificazione è la sicurezza. Siamo sicuri nella nostra salvezza. Il capitolo 6 ci dice che il secondo è la santità, un nuovo “io”, il capitolo 7 prosegue dicendoci che un altro dei risultati della giustificazione è il conflitto, e lo vedremo quando ci arriveremo, però per ora, stiamo guardando al fatto che quando siamo redenti, diventiamo una persona completamente nuova. Il Signore che salva rende santo colui che salva. Ecco perché in 1 Corinzi 1:2 si legge: “Alla chiesa di Dio che è in Corinto, ai santificati..”., hagios, santi, “chiamati santi”.

Ora, è abbastanza sorprendente pensare ai Corinzi come santi, vero? Sorprendente che siano chiamati “santi”, ma anche i Corinzi, con tutti i loro problemi e tutti i loro fallimenti e tutti i loro peccati, sono comunque chiamati “santi”, essendo stati resi santi nell’atto della redenzione e della salvezza. Ora, nei primi cinque capitoli dell’epistola di Paolo ai Romani, ha presentato l’idea della salvezza per grazia mediante la fede, e il tema dominante di tutto questo è stata la grazia di Dio, una grazia sovrabbondante, e quindi la chiave si trova in 5:20. L’abbiamo sottolineato l’ultima volta: “La legge è intervenuta affinché il peccato abbondasse, ma dove il peccato è abbondato, la grazia è sovrabbondata”, in altre parole, la meravigliosa grazia salvifica di Dio prevale sull’atrocità del peccato. Ora, questo è il trionfo culminante della grazia sul peccato.

Ora, avendo detto questo, Paolo, come ogni buon insegnante, anticipa una certa reazione, e così entrando nel capitolo 6, versetto 1, incontriamo l’antagonista. Paolo sa che questa domanda verrà posta. Senza dubbio lo era stata. È possibile che ci fosse persino qualcuno a Roma che la stesse già ponendo.

La domanda: “Che diremo dunque? Continueremo nel peccato affinché la grazia abbondi?” Qualcuno potrebbe venire e dire: “Il tuo tipo di vangelo, Paolo, porta all’antinomismo. Porta all’illegalità. Tu vai in giro predicando questa grazia, e stai liberando le persone. Stai togliendo i freni, stai rimuovendo i vincoli, e stai dando loro più libertà di quella che dovrebbero avere. Non puoi predicare questa ‘pura grazia’, altrimenti la gente si lascerà andare e ne abuserà”.

E così Paolo prevede che ci saranno critiche da parte di coloro che ritengono che questo insegnamento sia troppo libertino, e posso dirvi che chiunque predichi veramente il Vangelo di Gesù Cristo è destinato ad essere accusato di questo, perché in effetti la grazia è grazia. Ora, se un predicatore non è mai stato accusato di questo, è molto probabile che stia predicando la legge, perché se predichi la grazia, qualcuno ti accuserà di lasciare le persone libere di peccare.

E ciò ci porta a questa domanda molto importante in Romani 6: Può una persona essere cristiana e continuare a vivere nello stesso rapporto con il peccato che aveva prima di essere salvata? In altre parole, la salvezza ti cambia? Mi avete capito? La salvezza ti cambia?

Alcune persone credono che la salvezza sia solo una transazione. Dio semplicemente la registra e cambia il tuo destino ultimo, ma non necessariamente ti cambia, ciò che stiamo dicendo è che bisogna rispondere alla domanda: “La salvezza ti cambia davvero? Oppure possiamo continuare a vivere nello stesso rapporto con il peccato che avevamo prima?” E come ho detto l’ultima volta, alcune persone dicono che la salvezza non ti cambia e che si può essere veramente salvati e continuare a vivere lo stesso tipo di vita che si viveva prima. Questo è assolutamente estraneo all’insegnamento di questo capitolo.

Guardiamo alla risposta di Paolo nel versetto 2: “Dio non voglia”, mē genoito – no, no, no, no, mai, mai, mai, impossibile, non può accadere, in nessun modo, il più forte negativo che egli possa dare. E poi dice: “Ecco la ragione”, e questa è la chiave di tutta la sezione: “Noi che siamo morti al peccato, come potremo vivere ancora in esso?” È un pensiero indignato. Questo pensiero fa infuriare Paolo. Oltraggia il suo senso della giustizia. L’idea che potremmo continuare a peccare gli provoca disgusto, “Noi che siamo morti al peccato..”, è la traduzione corretta, “...come potremmo ancora vivere in esso?” È una contraddizione fondamentale.

Un credente, dunque, non può continuare nello stesso rapporto con il peccato. Non può vivere nella stessa schiavitù del peccato in cui si trovava. Non può continuare a peccare allo stesso livello, nella stessa misura di prima della sua salvezza. Deve esserci una trasformazione di base, ed è per questo che vi ho insegnato tutto questo attraverso il libro dei Romani. E ci sono state alcune reazioni interessanti su questo, ma non si può essere salvati senza essere cambiati, perché la salvezza è una trasformazione.

In Giovanni 8:34, Gesù rispose loro: “In verità, in verità vi dico: chiunque commette peccato, chiunque continua a peccare, chiunque ha come schema di vita il peccato, è schiavo del peccato”. Ora, sei tu, come cristiano, ancora schiavo del peccato? Sei ancora nello stesso rapporto con il peccato di prima? Guardate al capitolo 6 versetto 18 e troverai la risposta: “Essendo dunque stati liberati dal peccato, siete diventati servi della giustizia”, ora, nella salvezza la tua schiavitù cambia: da essere legato al peccato, diventi legato alla giustizia. Dal modello incessante e continuo del peccato, sei trasformato in colui che risponde alla giustizia, un principio molto importante. Sei morto al peccato.

Questo principio viene ripetuto più e più volte nella Scrittura. Ne abbiamo parlato in dettaglio l’ultima volta, quindi non insisterò più, ma lasciatemi solamente sottolineare che una persona che è salvata viene trasferita fuori dal regno del peccato, fuori dal regno delle tenebre, fuori dal regno della morte, fuori dal dominio delle forze dell’iniquità, fuori dal mondo. “Abbiamo vinto il mondo”, dice 1 Giovanni. Siamo stati liberati dalla schiavitù incessante e continua di Satana, Efesini 2. Eravate sotto il controllo del principe della potenza dell’aria. Eravate sotto la sovranità diretta del governatore delle tenebre di questo mondo, ma ne siete stati liberati. Siete entrati in una nuova dimensione, e quindi c’è una nuova vita – molto, molto importante.

Ora, la questione fondamentale qui, tenete a mente, carissimi, non riguarda i nostri atti di peccato. Ci arriveremo. Riguarda il principio del peccato come principio dominante, schiavizzante, che regna nella vita. Ora, ci sono solamente due domini nei termini dell’apostolo Paolo, e per vederli, tutto ciò che dovete fare è tornare al capitolo 5 versetto 21, e questo è il cuore del suo pensiero: “Affinché come il peccato ha regnato nella morte, così anche la grazia regni mediante la giustizia a vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore”.

Ora ci sono solamente due sovrani – primo, il peccato; secondo, la grazia. E tutti nel mondo sono sotto l’uno o l’altro, e non entrambi allo stesso tempo. O sei dominato dal peccato, oppure sei dominato dalla grazia di Dio. O è il peccato che ti dirige, o è la grazia che opera giustizia e vita eterna – il peccato che opera la morte o la grazia che opera giustizia e vita. E quando eri perduto, prima di conoscere Cristo, era il peccato. E quando sei salvato, è la grazia che opera giustizia e vita.

Quindi, quando si dice nel versetto 2 che “noi siamo morti al peccato”, significa che siamo morti al regno del peccato; siamo morti al dominio del peccato. Non siamo più nello stesso rapporto con il peccato in cui eravamo in passato. La nostra cittadinanza è nei cieli. Abbiamo un nuovo padrone. Come dice Romani 6:14, “Il peccato non avrà più potere su di voi, perché non siete sotto la legge, ma sotto la grazia”, quindi il peccato non è più il vostro padrone.

Dunque, quando una persona è salvata, avviene una grandissima transazione dal punto di vista legale. Dio ti dichiara giusto, ma avviene anche una grande trasformazione. Sei portato fuori dal dominio del peccato e messo nel dominio della grazia di Dio che opera giustizia e vita. Ora, per dimostrare la validità di questo punto, abbiamo l’argomento nei versetti da 3 a 14 – l’antagonista al versetto 1, la risposta al versetto 2, l’argomento nei versetti dal 3 al 14, e abbiamo sviluppato questo argomento. Lasciate che vi riassuma la prima parte, dato che l’abbiamo già vista.

Nel capitolo 6 versetto 3, troviamo la prima dichiarazione dell’argomento. Ora, vi riporto su questo punto così che possiate seguire il filo del discorso. Ora, Paolo dice: “Lasciate che vi mostri cosa significa essere morti al peccato”. Numero uno, siamo battezzati in Cristo: “Non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù siamo stati battezzati nella sua morte?”

E la prima cosa che voglio che vediate nella prima parte del versetto è che siamo stati battezzati in Cristo. In altre parole, quando sei salvato, l’idea del battesimo è essere immerso. Sei stato letteralmente immerso in Gesù Cristo. Questo è ovviamente simboleggiato esteriormente dal battesimo per immersione, ma qui non sta parlando del battesimo fisico. Sta parlando della realtà di un’unione vivente e intima con Gesù Cristo. Sei stato immerso in Cristo. Potrei passare settimane a parlare di cosa significa essere uno con Cristo. Ci sono così tante, tante Scritture che ci mostrano come siamo messi in unione con Lui in ogni senso, è semplicemente un pensiero monumentale, incomprensibile.

Ad esempio, c’è un senso in cui possiamo identificarci con Lui perfino nella Sua nascita verginale, perché Egli è nato dallo Spirito, e noi siamo nati dallo Spirito. E certamente possiamo identificarci con Lui nella circoncisione. Fu circonciso all’ottavo giorno, e nella Sua circoncisione si mise sotto l’autorità della legge, poiché era venuto a redimere coloro che erano sotto la legge.

Ed in un certo senso, partecipiamo alla Sua circoncisione. In Colossesi 2:11, “In Lui siete anche stati circoncisi di una circoncisione non fatta da mano d’uomo, nello spogliamento del corpo della carne, nella circoncisione di Cristo”. In altre parole, Cristo fu messo da parte. Fu reso puro, per così dire, e noi, identificandoci con Lui, siamo puri in Lui. C’è un senso in cui possiamo identificarci perfino con il Suo battesimo, poiché anche noi siamo stati battezzati dallo Spirito di Dio. Possiamo, in un certo senso, identificarci nelle Sue sofferenze, poiché portiamo nei nostri corpi i segni di Gesù Cristo. Conosciamo la comunione delle Sue sofferenze. Siamo uniti a Lui nella Sua vita. Siamo uniti a Lui nella Sua eterna e gloriosa somiglianza, poiché siamo fatti a Sua immagine e conformati sempre di più a quell’immagine fino al giorno in cui saremo come Lui, perché Lo vedremo così com’è.

E quindi c’è un senso nella nostra unione con Cristo che potremmo studiare a lungo, per un tempo grandissimo. Suppongo che tutto questo possa essere riassunto in Ebrei 2:11: “...Egli non si vergogna di chiamarli fratelli”, non si vergogna di identificarsi con noi – quanto è meraviglioso! Dunque, prima di tutto, quando sei diventato cristiano, sei stato messo in unione con Gesù Cristo. Ora, il secondo punto che Paolo sottolinea è che siamo identificati in Cristo nella Sua morte e risurrezione. Si dice nel versetto 3 che siamo stati battezzati nella Sua morte, e nel versetto 4: “Noi dunque siamo stati sepolti con Lui mediante il battesimo nella morte, affinché, come Cristo è stato risuscitato dai morti per la gloria del Padre, così anche noi camminiamo in novità di vita. Poiché, se siamo stati uniti a Lui in una morte simile alla Sua, lo saremo anche in una risurrezione simile alla Sua”.

Notate la parola “somiglianza” lì. Non siamo morti fisicamente. Non siamo risorti fisicamente, ma nella “somiglianza” di ciò. In altre parole, è avvenuto in quel modo: siamo stati identificati nella Sua morte e risurrezione spiritualmente. Non siamo morti realmente, ma siamo nella somiglianza della Sua morte, nella somiglianza della Sua risurrezione. E come abbiamo visto l’ultima volta, il punto spirituale qui è questo: quando sei venuto a Cristo e hai creduto in Lui, immediatamente, per miracolo divino, sei morto. La tua vecchia vita è morta e sei risorto per camminare in novità di vita. È semplicemente meraviglioso. Egli sottolinea che Cristo è stato sepolto, come è scritto – nel versetto 3 si dice che Egli era morto, e poi nel versetto 4: “...noi siamo stati sepolti con Lui...”, la sepoltura essendo la prova della morte. Quando Cristo fu sepolto, fu l’affermazione che Egli era veramente morto, e, in un certo senso, quando siamo sepolti con Lui, si afferma che siamo realmente morti.

Ora, cosa sta dicendo? Sta dicendo che il “vecchio te” non c’è più; non c’è più la “vecchia natura”... ora, so che alcune persone non riescono a comprendere questo concetto perché sono stati insegnati per tutta la vita che esiste una vecchia natura ed una nuova natura, e che la vecchia natura è il cane nero e la nuova natura è un cane bianco, e che qualunque dei due tu dica “attacca” sarà quello che vincerà.

Forse avete sentito quella teologia, ma l’essenza di ciò che Paolo sta dicendo qui è che non c’è più alcun “vecchio te”. Sei stato così morto che cosa è successo? Sei stato sepolto. E cosa è uscito da quella tomba? “...Tuttavia vivo; non più io..”. Quale “io”? Il vecchio “io”, è un nuovo “io”, ma non è il vecchio “io”. E che tipo di nuovo “io” è? “È Cristo in me”. È un nuovo “io”.

Ora, amici, non stiamo ancora parlando di esperienza. Non stiamo trattando cose pratiche. Stiamo parlando di termini. Stiamo cercando di comprendere il fatto redentivo, ed è importante, altrimenti non sarebbe nelle Scritture. Quindi “siamo morti al peccato”, come? “Sepolti nella Sua morte, risorti per camminare in novità di vita”. Grande verità. Passiamo al terzo punto e riprendiamolo da dove l’abbiamo lasciato l’ultima volta. Questo è davvero interessante. Il terzo punto nel pensiero progressivo di Paolo è che il corpo del peccato è stato distrutto. Ora, questo è davvero difficile per alcune persone, ma guardate al versetto 6, molto semplice: “Sapendo questo, che il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con Lui affinché il corpo del peccato sia distrutto, affinché non serviamo più il peccato. Perché colui che è morto è libero dal peccato”. Ora, il terzo punto nel suo flusso di ragionamento è che il corpo del peccato è stato distrutto, per dirlo con il linguaggio della King James. Ora, guardiamo questo versetto, il versetto 6, “Sapendo questo..”. Cosa significa? È un richiamo alla conoscenza comune. “Tutti noi lo sappiamo”. Non è interessante come, dopo 2000 anni, la maggior parte di noi ancora non lo sa?

Voglio dire, parte del problema dei cristiani che non riescono a vivere la vita cristiana come dovrebbero è che non sanno chi sono. Conosco un pastore che diceva alle persone, prima di sposarsi, di farsi la doccia insieme così da conoscersi meglio, e che non c’era da preoccuparsi del peccato perché, vedete, quella è la vostra vecchia natura. E cosa farete? La vostra vecchia natura farà comunque quello che vuole. Oh? Quale vecchia natura? Quella che è morta e sepolta?

Vedete, se mantenete una visione dualistica come questa, allora potete giustificare ogni genere di cose. La conseguenza di ciò che quest’uomo credeva era l’assenza di disciplina nella chiesa, perché quando le persone fanno il male, è solo la vecchia natura. Cosa farete con la vecchia natura? Continuerà a fare quello che vuole comunque. Nessuna correzione, non credeva che il passo di Ebrei sulla correzione fosse applicabile al tempo presente, nessuna correzione dei credenti. Perché il Signore dovrebbe correggere la vecchia natura? Non puoi correggerla. Non puoi farci nulla, ed è ancora lì, quindi è destinata a risollevare la sua testa dura.

E non siete due cose che lottano dentro di voi, perché qui Paolo dice che è conoscenza comune. Forse era più comune a quei tempi di quanto lo sia oggi, “Sapendo questo...”, si appella alla conoscenza comune tra i credenti, compresi i Romani. Questo è fondamentale per la nostra comprensione della nostra redenzione. Questa è roba basilare. E cos’è? Tre fatti nel versetto 6 – cose meravigliose. Fatto numero uno: “...il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con Lui..”. Il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con Lui. Ora, non è solo ferito. È morto, è quello che dice.

Voi dite: “Ma cos’è il ‘vecchio uomo’?” Cos’è il “vecchio uomo”? Bene, vorrei che scopriate cosa sia il vecchio uomo. Sapete, ogni volta che voglio sapere cosa significa un termine che non comprendo del tutto, guardo semplicemente nella Bibbia finché non lo trovo, e di solito salta fuori. Questo appare in Efesini 4:22, e qui c’è una definizione del “vecchio uomo”. Efesini 4:22, guardate quello che dice: “Che voi spogliate, quanto alla vostra condotta di prima, il vecchio uomo”. Cos’è il “vecchio uomo”? Cos’è? La vostra cosa? La vostra condotta di prima. Che tipo di condotta era? Continuate a leggere. “...che si corrompe..”.

Cos’è quel “vecchio uomo”, allora? Il tuo vecchio io corrotto, il tuo io non rigenerato. Questo è ciò che è. Ed è contrapposto al versetto 24: “...e vi rivestiate del nuovo uomo..”, e cos’è il “nuovo uomo”? “...che è creato secondo Dio..”. in cosa? “...nella giustizia e nella santità della verità”. Ora, cosa siete? Siete vecchio uomo e nuovo uomo in lotta tra loro? Non troverete mai questo nella Bibbia. Siete vecchia natura e nuova natura in conflitto? No. Avete spogliato il vecchio uomo. Avete rivestito il nuovo uomo. “Il vecchio uomo era corrotto secondo le concupiscenze ingannatrici, la vostra condotta di prima. Il nuovo è creato nella giustizia e nella santità della verità”, per dirlo con le parole di Paolo ai Corinzi: “Se uno è in Cristo, egli è una..”, cosa? “...nuova creatura..”. Ora, questo è il vecchio io.

Ora tornate a Romani capitolo 6, oh, un momento. Rimanete in Efesini. Voglio fare un paio di commenti perché alcuni di voi potrebbero guardarsi intorno chiedendosi alcune cose. Ci ho appena pensato. Probabilmente dovrei chiarire alcune cose prima di proseguire. A volte il passo di Efesini, dove si dice nel versetto 22 che dovete spogliarvi, quanto alla vostra condotta di prima, del vecchio uomo, viene visto come un comando. Ed ad alcune persone sembra che Paolo stia dicendo ai cristiani: “Ora, voi cristiani, andate avanti e spogliatevi del vecchio uomo. Andate avanti e abbandonate la vostra vecchia condotta di vita, il vecchio uomo”.

Però vedete, in Romani capitolo 6, ci viene detto che il vecchio uomo è già morto. Quindi, come armonizziamo queste cose? Bene, si adatta bene al contesto vedere l’infinito qui nel versetto 22, “spogliarvi”, e l’infinito nel versetto 24, “rivestirvi”, come quelli che John Murray chiama “infiniti di risultato”, e non è il solo a pensarla così, lo traduce “in questo modo, così che vi siete spogliati, quanto alla condotta di prima, del vecchio uomo”, così che non è un comando ma un’affermazione di fatto.

Il vescovo Handley Moule, molto tempo fa, tradusse questo versetto in questo modo: “Siete stati istruiti in Cristo riguardo al fatto che il vostro vecchio uomo è stato messo da parte”. Martyn Lloyd-Jones lo traduce così: “Non continuate a vivere come se foste ancora quel vecchio uomo, perché quel vecchio uomo è morto. Non continuate a vivere come se fosse ancora lì”, questo è il punto.

E penso che stiamo facendo giustizia alla lingua originale e stiamo rendendo Paolo coerente quando vediamo questo non come un comando ma come un’affermazione di fatto. Egli sta dicendo: “Voi – nel versetto 20 – non avete così imparato Cristo. Non avete imparato Cristo per continuare nel vostro peccato. Vi siete spogliati della vecchia condotta di vita, del vecchio uomo, e vi siete rivestiti del nuovo uomo”. Ma anche se voleste combattere fino alla morte per il fatto che questo sia un comando nel passo, allora esso non farebbe altro che rafforzare il fatto precedente che, se è vero che avete realmente abbandonato “il vecchio io”, se avete realmente visto la morte del vecchio uomo, allora certamente, nella pratica, dovreste vivere in quel modo. Ed in futuro parleremo di più su questo, ma sono a mio agio con il fatto che qui Paolo sta facendo affermazioni di fatto.

Guardate Colossesi 3:9 e 10, perché qui c’è l’elemento che per me è così convincente sulla corretta interpretazione di Efesini. Colossesi è un libro parallelo, e Colossesi tratta in modo parallelo con Efesini. Lo sapete se avete letto i due libri. Si rispecchiano davvero l’uno nell’altro, e in Colossesi 3:9 si dice: “Non mentite gli uni agli altri, poiché vi siete spogliati dell’uomo vecchio con le sue opere e vi siete rivestiti dell’uomo nuovo”, questa è una dichiarazione che definisce un cristiano – poiché avete fatto questo.

Ora torniamo a Romani 6:6 e vediamo se non è coerente. Abbiamo già spogliato il vecchio uomo, perché? Romani 6:6: “Sapendo questo...”, conoscenza comune, “...che il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con Lui”. Ora, lasciate che porti un altro pensiero in questo punto. La parola “vecchio” in inglese potrebbe derivare da due parole greche: archaios, da cui otteniamo “arcaico”, o palaios. Archaios significa “vecchio in termini di tempo”. Palaios significa “vecchio in termini di uso”, e qui viene usato palaios, vecchio nel senso di logoro, inutile, adatto alla discarica, da scartare. È il vecchio uomo in quel senso, l’uomo inutile, l’uomo inadatto, l’uomo buono solo per la discarica, la persona che eravamo prima della salvezza, condannata, dannata, depravata, non rigenerata, inutile.

Quindi, cos’è il “vecchio uomo”? È la natura non rigenerata, è descritta per noi nel capitolo 5, è l’uomo “in Adamo”. Il capitolo 5 versetto 12 dice: “Perciò, come per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte, così la morte si è estesa a tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato”, e poi nel versetto 14: “...la morte regnò da Adamo a Mosè..”. Adamo era il punto d’identificazione, in termini del quinto capitolo, di coloro che erano nel peccato. Essere in Adamo significava essere nel peccato. Essere in Cristo significava essere nella grazia.

“...come in Adamo tutti...”, cosa? “...muoiono, così in Cristo tutti...”, cosa? “...saranno vivificati”. Quindi è il vecchio uomo, la natura adamica, la natura non rigenerata, la vecchia natura, se preferite questo termine, “Colui che ero in Adamo”, è il vecchio ego di Galati 2:20. “Sono stato crocifisso con Cristo, tuttavia vivo, ma non più io”, non il vecchio “io”, un nuovo “io”. E quello che Paolo sta insistendo in questo testo, ed è essenziale per la sua dottrina della giustificazione, è che quando una persona è redenta, c’è una rottura. C’è una separazione completa, una dissezione completa, se volete, della persona dalla vecchia natura di peccato. Non è un processo, è una realtà già compiuta. E supporre che il vecchio uomo sia stato crocifisso ma continui ancora a vivere, o, come dicono alcuni, che sia stato crocifisso ma sia anche risorto dalla tomba con noi, contraddice tutto quello che Paolo sta dicendo.

Il nostro vecchio uomo è stato crocifisso, non è che il nostro vecchio uomo è in processo di essere crocifisso. Alcune persone vanno in giro dicendo: “Sto cercando di crocifiggere il vecchio uomo”, state perdendo tempo, amici, è già stato crocifisso. Siete una nuova creatura. Ora, lasciate che aggiunga questo. Siete una nuova creatura, ma siete una nuova creatura non ancora perfetta – non ancora perfetta – ma comunque una nuova creatura. Il vecchio uomo è l’uomo non rigenerato. Il nuovo uomo è l’uomo rigenerato. Siete un uomo nuovo. Il vecchio uomo ha cessato di esistere. Questo è ciò che Griffith Thomas, il commentatore di molti anni fa, ha detto.

Dunque, è chiaro che, attraverso tutte queste dichiarazioni, la giustificazione o la salvezza è molto importante, amici miei, perchè causa un cambiamento radicale nella natura di una persona. Quindi, quando qualcuno si presenta e vive nello stesso vecchio rapporto con il peccato, sotto la stessa vecchia tirannia del peccato, con lo stesso vecchio stile di vita, indipendentemente da ciò che affermano, il fatto è che, se non c’è stato un cambiamento radicale e dimostrabile nella realtà di chi sono, allora non sono stati redenti. Molto importante, una verità fondamentale. Il vecchio uomo, la natura peccaminosa, è morto e la nuova natura santa è nata.

Ora, secondo fatto – ora, per quanto fosse difficile questo passo, non lo era, vero? Voglio dire, è abbastanza ovvio. Secondo fatto, ora che il vecchio uomo è crocifisso, si dice che il corpo del peccato sia distrutto. Ora, cos’è questo? E ora stiamo davvero entrando in profondità teologica, amici miei, tenetevi forte, “Il corpo del peccato sia distrutto”. “Cosa? Vuoi dire che quando sono diventato cristiano il corpo del peccato è stato distrutto?” Beh, è quello che dice... Voi potreste dire: “Beh, allora non penso di essere un cristiano. Voglio dire, prima di essere salvato non sapevo nemmeno cosa fosse il peccato. Ora che sono salvato, vedo solo peccato. Cosa mi stai dicendo? Vuoi dire che dovrei essere perfetto?” Vediamo cosa intende dire. “Il corpo del peccato sia distrutto”. Ora, Paolo concepisce il peccato come associato al corpo. È ovvio. Se seguite il suo ragionamento fino al capitolo 8, parla di questo, nel capitolo 8 versetto 10: “Se Cristo è in voi, il corpo è morto a causa del peccato”.

Nel capitolo 8, Paolo sta sicuramente parlando di un corpo mortale, un corpo fisico e lo collega con il peccato. Nel versetto 13, dice: “Se vivete secondo la carne, morrete; ma se mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo”, che sembrano essere opere peccaminose, “vivrete”. Nel versetto 23, dice: “E non solo essa, ma anche noi, che abbiamo le primizie dello Spirito, sospiriamo dentro di noi, aspettando l’adozione, la redenzione del nostro corpo”, in altre parole, affrontiamo il fatto che finché siamo in questo corpo abbiamo un problema con il peccato. Quindi il corpo è collegato con il peccato nel pensiero di Paolo, non solamente in Romani 8 ma in molti altri luoghi.

Lasciatemi dire, per risparmiare molto tempo nel rincorrere ogni punto di vista, che l’espressione “il corpo del peccato” è meglio vista come in riferimento alla nostra umanità sotto l’assoluta dominazione e controllo del peccato, okay? Condizionata e controllata dal peccato. È, apparentemente, un genitivo di possesso. Il corpo di una persona prima della salvezza è totalmente e completamente in possesso della natura peccaminosa.

Quindi c’è il vecchio uomo che controlla il corpo, e con “corpo” non credo che stiamo necessariamente parlando solo del corpo fisico, ma penso che stiamo parlando dell’umanità che, ovviamente, si manifesta attraverso i nostri corpi fisici. E così, a causa della nostra unione con la morte di Cristo, il corpo del credente non è più posseduto dal peccato, non è più controllato, condizionato e totalmente dominato dal peccato. E penso che sia questo quello che Paolo ha in mente.

Sto cercando di coprire molte cose, e la mia mente è piena di esse. Spero di non lasciarne fuori nessuna. Ma mi viene in mente 1 Corinzi 6, versetto 19: “Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi, che avete ricevuto da Dio? E che non appartenete a voi stessi? Poiché siete stati comprati a prezzo, quindi glorificate dunque Dio nel vostro corpo”, e questo è nel testo sulla fornicazione, dove sta dicendo: “Guardate, il vostro corpo non è più sotto la dominazione del peccato. Non è più condizionato e assolutamente e completamente controllato dal principio del peccato, e quindi non dovreste cedere a questo perché il vostro corpo è ora sotto il controllo dello Spirito Santo”.

È la stessa cosa, penso, che Paolo ha in mente più avanti in Romani, capitolo 12, dove sottolinea il fatto che dobbiamo presentare i nostri corpi come sacrifici viventi, che sono santi e accettevoli a Dio, come atto di culto spirituale. Quindi penso che il modo migliore per vedere questo – alcuni commentatori la vedono il corpo come rappresentante la massa del peccato – io tendo all’idea che qui si stia riferendo al fatto che il nostro vecchio uomo è stato crocifisso e che, di conseguenza, ha distrutto il dominio del peccato sulla nostra umanità. Non significa dire ora che il corpo è sempre e solo malvagio. Non è vero. Non lo vedo in questo modo.

Vedo il corpo come potenzialmente buono. Come potrebbe altrimenti essere offerto a Dio come sacrificio? Come potrebbero i nostri corpi essere dati a Lui per il Suo uso? Ma nella nostra umanità, prima di essere salvati, il peccato dominava totalmente, controllava totalmente, voi potreste dire: “Ok, ora che sono salvato, qual è la situazione?” Il peccato non è più in controllo. Non è più il tiranno. Non chiama più tutti i colpi. Non è più il sovrano. Non siete più suoi schiavi, ed è per questo che è così stupido peccare – perché non dovete più farlo, capite? La tirannia è stata spezzata. Nel capitolo – beh, lasciamo questa per dopo... Non voglio dire troppo... ok, va bene, ve lo dico... Romani 7:23, non posso trattenermi... Mi sto divertendo un mondo a ordinare il tutto nella mia mente. Paolo guarda al suo corpo, e dice: “Vedo nelle mie membra un’altra legge che combatte contro la legge della mia mente e mi rende prigioniero della legge del peccato che è nelle mie membra”. Cosa intende con questo? “Il peccato che è nelle mie membra”.

Poi, indietro al versetto 18: “Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non dimora alcun bene..”, ed in entrambi i casi, penso che stia guardando alla sua umanità. È la sua umanità. In essa, intrinsecamente, c’è il potenziale per il male e il peccato. Ci sono istinti. Ci sono inclinazioni. Ci sono propensioni che diventano punti d’appoggio per l’attacco del nemico per portarci al peccato. Quindi il corpo, penso, nella terminologia di Paolo, è fondamentalmente il punto d’appoggio. È il veicolo attraverso il quale il peccato si manifesta. E così la persona non rigenerata, nella sua umanità, è totalmente controllata dal peccato.

Lasciate che la metta in questo modo, una persona non rigenerata non può fare nulla di veramente buono. Come vi ho detto alcuni mesi fa, può fare il “bene-cattivo”, ma non il “bene-bene”. In altre parole, può fare un bene umano che non è buono agli occhi di Dio. Questo è il “bene-cattivo”, ma non può fare il “bene-bene”, che è il bene che non solo è buono nel suo impatto sugli uomini, ma è buono nel suo impatto su Dio perché il movente è glorificarLo e la forza si trova nella potenza dello Spirito di Dio. Quindi, quando diventate cristiani, secondo il versetto 6, la tirannia dominante del peccato sul corpo è spezzata, e c’è quindi un nuovo agente di controllo.

Andate al versetto 16 di Romani 6: “Non sapete voi che se vi date come servi a qualcuno per ubbidirgli, siete servi di colui a cui ubbidite; sia del peccato per la morte, sia dell’ubbidienza per la giustizia?” Ora, all’improvviso, vi siete dati a Dio, e Dio è il monarca, e Dio è il sovrano, versetto 17: “Ma sia ringraziato Dio, che eravate schiavi del peccato, ma avete ubbidito di cuore a quella forma di dottrina che vi è stata trasmessa. Essendo stati liberati dal peccato, siete diventati servi della giustizia”, vedete, avete un nuovo monarca. Avete un nuovo Signore. Avete un nuovo padrone. Il peccato non è più il fattore assolutamente dominante e controllante.

Galati 5:24, “Ora quelli che sono di Cristo hanno crocifisso la carne con le sue passioni ed i suoi desideri”. L’avete capito? Ora, questa è un’affermazione posizionale. Ha delle implicazioni pratiche che vedremo andando avanti, ma sto solo cercando di dirvi chi siete, in questo momento. Tra poco parleremo di come dovremmo comportarci, ma la carne è stata uccisa in termini della sua tirannia, in termini del suo dominio, non necessariamente – siete pronti? – Non in termini di presenza.

Martyn Lloyd-Jones usava un’illustrazione su questo argomento. Diceva che c’erano due campi con una piccola stradina in mezzo, e per tutta la sua vita, prima di conoscere Cristo, viveva nel campo qui. Satana era la forza dominante in quel campo, e Satana lo spingeva, lo comandava e gli diceva cosa fare, e la sua umanità, la sua carne ed il suo corpo erano usati per il peccato. Poi, per la grazia di Dio, attraversò la strada e arrivò nel nuovo campo. E quel campo si trova sotto il dominio del Signore Gesù Cristo, ed è controllato dalla giustizia e dalla santità, e quello è il nuovo sovrano, il nuovo monarca.

Ma diceva: “Ho sempre difficoltà perché continuo a sentire Satana dall’altra parte della strada che mi urla contro... Ed anche se non sono più sotto il suo dominio, ha un modo molto astuto di farmi interessare a ciò che mi chiede di fare”, non c’è più una vera tirannia, ma ci arriva con termini seducenti e spesso, anche se non è necessario farlo, cadiamo vittime proprio di quella cosa dalla quale siamo stati liberati. E parleremo di come affrontare tutto questo quando arriveremo alla parte pratica.

Ora, notate ancora, tornando al versetto 6, che il corpo del peccato è distrutto, “Distruggere” è probabilmente una pessima scelta di termini perché ci dà l’idea che forse la natura peccaminosa sia stata sradicata. Katargeō è stato usato da alcuni per insegnare l’eradicazione della natura peccaminosa. In altre parole, non peccherete mai più dopo essere stati salvati. Potreste commettere errori, ma sono diversi.

Il termine ricorre 27 volte nel Nuovo Testamento, ma solo il suo utilizzo in Romani ci aiuterebbe a comprendere meglio cosa intenda. Per esempio, in Romani 3:3 – non dovete cercarlo, ascoltate e seguite il mio ragionamento – sta parlando dell’apostasia d’Israele. Paolo dice: “La loro incredulità annullerà forse la fedeltà di Dio?” Ora, katargeō è la parola “annullerà”. Non potrebbe significare “distruggere” perché nulla potrebbe distruggere la fedeltà di Dio.

Di nuovo, dopo aver presentato il magnifico caso della dottrina della grazia, Paolo dice nel capitolo 3: “Annulliamo dunque la legge mediante la fede? Così non sia! Anzi, stabiliamo la legge”, e di nuovo, non potrebbe essere tradotto con “distruggiamo la legge?” La legge è eterna e non può essere distrutta da nessun uomo. In Romani 4:14, dice: “Se infatti gli eredi lo sono in virtù della legge, la fede è resa vana e la promessa è annullata”, ed ovviamente, la promessa di Dio non potrebbe mai essere veramente distrutta.

La parola è meglio tradotta, in quei passi che vi ho appena letto, con “rendere inefficace”, l’idea è che qui il corpo del peccato perda il suo dominio. Perde il suo controllo totale. Credo che nel capitolo 7 – lo vedete nel versetto 2? – “La donna sposata è legata per legge al marito mentre egli vive; ma se il marito muore, ella è sciolta..”. Stessa parola. Non significa che sia distrutta. Significa che è liberata dal dominio di quel marito, è morto.

Significa dunque, secondo Thayer, “rendere inerte, inattivo, inoperante, privarlo della sua forza”, e mi piace questa definizione – “renderlo inefficace, privarlo della sua influenza o potere, annullarlo”, e ciò che sta dicendo è che il corpo del peccato è privato del suo potere dominante, del suo potere controllante. Credo che Phillips abbia tradotto bene il pensiero e l’intento del versetto: “Non dimentichiamo mai che il nostro vecchio io è morto con Lui sulla croce affinché la tirannia del peccato su di noi fosse spezzata”.

Passiamo al terzo fatto. Primo fatto: il vecchio uomo è crocifisso. Secondo fatto: il corpo del peccato è reso inoperante, o la tirannia del peccato è resa inefficace. “Affinché..”. – è il terzo “affinché” qui – “...non serviamo più al peccato”. Questo è un fatto, non una richiesta, amici, è un dato di fatto. Non serviremo più al peccato. Non dice che non peccheremo, ma non è più una tirannia. Non siete obbligati a peccare. Se non siete rigenerati, cosa dovete fare? Peccare. Anche la cosa migliore che fate, secondo Isaia, la giustizia che considerereste la migliore delle vostre opere è come cosa? Stracci sporchi.

Quindi la tirannia del peccato è un dominio totale, ma nella crocifissione di Cristo e nella nostra morte con Lui, il vecchio uomo muore. Il corpo del peccato è inoperante in termini della sua tirannia, e quindi non siamo più schiavi del peccato. Douleuō, essere schiavi, essere servi per obbligo. Non siamo più schiavi del peccato, ed è quello che vi ho letto prima in Romani 6:17-18, specialmente il versetto 18: “Essendo stati liberati dal peccato, siete diventati servi della giustizia”.

Ora, la forza controllante nella nostra vita è la grazia, la pietà, la giustizia e la santità, e Paolo riafferma la ragione di tutto questo nel versetto 7: “Perché colui che è morto è liberato dal peccato”, “colui che è morto è liberato dal peccato”, e di nuovo non è tanto l’idea che siamo morti, quanto piuttosto l’idea che “noi che siamo morti” – tempo aoristo. Noi che siamo morti siamo liberati dal peccato, ed è questo il punto che sta facendo. Siamo stati liberati dalla tirannia del peccato.

Ora, lasciate che ve lo dica così, a questo punto, che ciò non significa che siamo liberati dalla presenza del peccato. Il peccato è ancora intorno a noi, e finché la nostra umanità è presente, finché la nostra carne è presente, dovremo lottare con questo. Finché possiamo ancora sentire la voce di Satana che urla dal campo dall’altra parte della strada, e finché abbiamo ancora alcune di quelle vecchie inclinazioni e propensioni umane, avremo dei problemi, però il suo punto qui è che, morendo con Cristo, il peccato non regna più su di noi. È una verità molto, molto importante. E penso che aggiungerò come nota a piè di pagina che questa è la ragione per la quale, se un cristiano pecca, è responsabile, perché il peccato non ha più la tirannia.

1 Pietro 4, solo per includere Pietro nella discussione e farvi sapere che insegnava la stessa cosa: “Poiché dunque Cristo ha sofferto per noi nella carne, armatevi anche voi dello stesso pensiero; perché colui che ha sofferto nella carne ha cessato di peccare”, e Pietro ci sta allineando con la morte di Cristo e sta dicendo, in effetti, che essendo stati crocifissi con Cristo, abbiamo cessato di peccare, affinché non viviamo più il resto del nostro tempo nella carne secondo le concupiscenze degli uomini, ma secondo la volontà di Dio. Ancora una volta, Pietro sta dicendo in 1 Pietro 4:1-2 che la tirannia e la schiavitù del peccato sono state spezzate.

Ora, potrebbe essere utile guardare per un momento a Romani 7:20, cosa succede quando pecchiamo? Chi è responsabile? Ascoltate qui: “Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io che lo faccio”, beh, cos’è che sta dicendo? Non è il nuovo “io”. Non è la “nuova persona”, il “nuovo uomo”, la “nuova creazione”. Ma cos’è allora? È il peccato che dimora in me. Il nuovo “io” è stato liberato dal peccato. Il nuovo “io” è una nuova creazione. Il nuovo “io” è la meravigliosa natura divina, come la chiama Pietro, piantata nella vita del credente. Il nuovo “io” è Cristo in voi, la vita di Dio nell’anima dell’uomo.

Non è quello che sta peccando, ma è il peccato che è intorno ad esso, che circonda quel nuovo “io”, quella umanità che è ancora lì e che diventa ancora un punto d’appoggio, ma non dobbiamo peccare perché la tirannia è stata spezzata. Questa è l’essenza. Una persona giustificata è liberata dal peccato. Ora, guardiamo ad un quarto principio, molto velocemente, è molto semplice, un quarto principio. Primo principio, siamo stati battezzati in Cristo; secondo, siamo stati battezzati nella morte e risurrezione di Cristo; terzo, il corpo del peccato è stato reso inoperante o non è più in controllo. Ed ora, lasciatemi darvi un quarto. La morte di Cristo è stata una morte al peccato. La morte di Cristo è stata una morte al peccato.

Ora, restate concentrati, amici miei – versetto 8. Ecco il riassunto di ciò che ha detto: “Ora, se siamo morti – se siamo morti con Cristo”, stessa idea, “crediamo che vivremo anche con Lui. Sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più dominio su di Lui. Poiché in quanto Egli morì, morì al peccato...”, quante volte? Una volta sola. Ed in quanto vive, vive per Dio”. Ora, qui nel versetto 8, per cominciare, avete le stesse idee che troviamo nel versetto 3 e nel versetto 5. Siamo morti con Cristo, ed ora siamo risorti in una nuova vita con Cristo. Questa è una certezza. Dice: “Crediamo che vivremo anche con Lui”, ed il tempo futuro non si riferisce, penso, solo al cielo. Credo che indichi una certezza – da ora in poi e per sempre in cielo. Partecipiamo alla stessa vita santa che il nostro Signore vive ora e per sempre.

Poi, il versetto 9, di nuovo, costruisce sullo stesso pensiero: “Sapendo che Cristo, risuscitato dai morti, non muore più; la morte non ha più dominio su di Lui”, in altre parole, siamo morti una volta con Cristo, risorgiamo per camminare in novità di vita. Siamo certi di questo per sempre perché il versetto 9 dice che Cristo non morirà mai più! Perché? Perché il dominio del peccato è stato spezzato la prima volta, giusto? È stato spezzato la prima volta.

E come facciamo a saperlo? Come facciamo a sapere che Cristo ha davvero spezzato il potere del peccato la prima e unica volta che è morto? Come lo sappiamo? Perché Dio cosa ha fatto? Lo ha risuscitato dai morti. E quando è uscito dalla tomba, ha dimostrato di aver spezzato il dominio del peccato perché il potere del peccato, il pungiglione del peccato, il suo carnefice, è la morte. E quando ha sconfitto la morte, ha mostrato di aver davvero sconfitto il peccato. È stata una vittoria decisiva, completa e finale. Non ci sarà nulla da aggiungere ad essa. Mai.

E poi, il culmine nel versetto 10, e ci fermeremo al versetto 10, e questa è la chiave: “Poiché in quanto Egli morì, morì al peccato una volta sola; e in quanto vive, vive per Dio”. Ci sono due elementi che voglio che vediate, e poi concluderemo. Ed è stato meraviglioso vedere la vostra pazienza attraverso questa parte difficile. Primo, Egli è morto una volta sola, una volta. Una vittoria che non ha bisogno di ripetizioni. Il versetto 9 dice: “Non morirà più”, perché? Perché la morte non ha più potere. Ha spezzato quel potere. Questo è un principio molto, molto importante per l’autore del libro degli Ebrei.

L’autore degli Ebrei mostra come, nell’Antico Testamento, dovevano sacrificare un animale, poi un altro animale, poi un altro e un altro ancora. Continuava e continuava e continuava, e fa un contrasto meraviglioso dicendo: “Ma Cristo, l’Agnello di Dio, il Sommo Sacerdote del Dio Altissimo, il vero Sacerdote e la vera Offerta, ha offerto il sacrificio per il peccato una volta sola”, giusto? Una volta. E con quell’unica offerta, dice, “...ha reso perfetti per sempre quelli che sono santificati”. Fa un punto fondamentale sull’idea del “una volta sola”, specialmente in Ebrei 7, Ebrei 9 e in Ebrei 10:10, “Una volta”.

Quindi, quando Cristo è morto una volta e poi è uscito dalla tomba, ha dimostrato di aver spezzato il potere del peccato. Così, quando crediamo in Lui e siamo posti nella Sua morte e risurrezione, anche noi abbiamo spezzato il potere del peccato in modo permanente, e non reclamerà mai più il dominio su di noi. Non sarà mai più il nostro tiranno. Poi c’è un secondo pensiero nel versetto 10 con cui voglio concludere, e questa è la chiave per chiarire alcuni vostri pensieri e mettere tutto insieme. “In quanto Egli morì, morì al peccato”, cosa significa?

I teologi hanno dibattuto su questa frase: “Morì al peccato”. Cosa significa? Noi siamo morti al peccato nel versetto 2. “Come potremmo ancora vivere nel peccato, noi che siamo morti al peccato?” E poi “Egli morì al peccato” nel versetto 10. Ora, cosa significa che “siamo morti al peccato”? Bene, qualunque cosa significhi per noi, significa per Lui. Qualunque cosa significhi per Lui, significa per noi, e dobbiamo capirlo bene.

Alcuni hanno cercato di insegnare che quando si dice “siamo morti al peccato”, significa che non siamo più sensibili al peccato, ma è vero? Non è vero e non può esser vero. Non può essere vero. Non può essere vero per Cristo. Egli non è mai stato sensibile al peccato. Non è mai stato vittima del peccato, quindi non può smettere di esserne vittima. Cristo non potrebbe essere diventato insensibile al peccato attraverso la croce. Non è mai stato sensibile al peccato. Qualunque cosa significhi che Egli è morto al peccato, significa lo stesso per noi, perché siamo morti al peccato in Lui, giusto? Nella Sua morte.

Alcuni insegnano che significa che dovremmo morire al peccato. Ma non dice che dovremmo morire; dice che lo abbiamo già fatto. E certamente non si potrebbe dire lo stesso di Cristo, che “dovrebbe morire al peccato”. Cosa significa?

Altri dicono: “Beh, quando Cristo è morto al peccato, significa che è diventato perfetto”. No, perché è sempre stato perfetto, e inoltre, noi non siamo diventati perfetti, quindi non può significare questo. Cosa significa allora? Due cose – e penso che sia abbastanza semplice. Primo, Egli è morto alla colpa del peccato – alla colpa del peccato. Questo è il senso legale.

Romani 6:23 dice: “Il salario del peccato è...”, cosa? “...la morte”. Questa è la pena del peccato, e quando Gesù morì sulla croce, morì al peccato in termini di pagamento della pena. Egli morì alla colpa del peccato. Mettiamola in questo modo: Egli morì alla pena del peccato, “Gesù ha pagato tutto – tutto a Lui cosa? Io devo”. Gesù ha pagato la pena. Ha soddisfatto la richiesta del peccato. Dio dice: “Se pecchi, muori”. Gesù disse: “Prenderò io quella morte per ogni uomo”. Quindi Egli morì al peccato una volta nel pagamento della pena. Ora, questa è una questione forense. È una questione legale, ma è comunque un fatto. Gesù morì al peccato nel senso di pagare la pena.

Ora, ascoltate qui, questo è meraviglioso. Quando siamo morti in Cristo, anche la nostra pena è stata pagata, ed è per questo che la legge e il peccato non hanno più potere su di noi in termini di pena. Ed ecco perché non dovete andare all’inferno per pagare i vostri peccati – perché sono già stati pagati. Ora, supponiamo che andiate là fuori e uccidiate un sacco di persone. Quante volte la legge può togliervi la vita? Quante volte? Una sola. Cosa succede se vi portano nella camera a gas, vi mettono dentro e – pshhh – venite gassati, e siete morti, e poi entrano, vi slegano, e voi dite: “Ah, è bello esser tornati”?

Volete sapere qualcosa? È un brutto colpo per la legge. Non ha più alcuna pretesa su di voi. Avete pagato la pena. È solo successo che siete risorti dai morti. È esattamente quello che è successo sulla croce. Il salario del vostro peccato era la vostra morte, e siete morti in Gesù Cristo. Avete pagato la pena, ed è per questo che il peccato non ha più alcuna pretesa su di voi. E quindi, quando si dice nel versetto 2 che siamo morti al peccato, e si dice nel versetto 10 che Egli è morto al peccato, vediamo che entrambi possiamo morire al peccato nel senso di pagamento della pena. C’è solamente un modo per affrontare il vostro peccato, amici. Dovete morire, o morite all’inferno per sempre pagando per essi, o morite in Gesù Cristo. La scelta è vostra. Ma c’è un’altra cosa. Egli non solo è morto alla pena del peccato – volete ascoltare questo? Ecco la cosa che penso che la maggior parte delle persone non capisca – Egli è morto al potere del peccato. Ha spezzato il potere del peccato. Non è qualcosa nel futuro. Lo ha fatto allora. Ha spezzato il potere del peccato.

Voi potreste dire: “Aspetta un attimo. Era sotto il peccato?” Certo che lo era. Ha portato nel Suo stesso corpo i nostri peccati. Infatti, in 2 Corinzi 5:21 – questa è un’affermazione oltre ogni comprensione – si dice: “È stato fatto peccato per noi”, temporaneamente sotto il suo potere in un modo che non possiamo nemmeno immaginare, e morendo, ha portato il peso del peccato, e risorgendo, ha spezzato il potere del peccato. Ed è entrato in uno stato nuovo, non più sotto il potere del peccato, non più sotto il dominio del peccato. E voi ed io siamo usciti da quella tomba con Lui e non siamo più sotto il suo potere nemmeno noi. Non paghiamo più la sua pena. Non siamo più sotto il suo potere.

Quindi fu una duplice morte al peccato. Penso che sia esattamente ciò che Augustus Toplady aveva in mente quando scrisse il noto inno Rock of Ages, e una delle strofe dice: “Sii del peccato la doppia cura; salvato dall’ira e reso puro”, lo sentite? Nella morte di Cristo, quando riponiamo la nostra fede in Lui, moriamo, e siamo salvati dall’ira perché siamo morti alla pena in Lui, e siamo resi puri perché siamo morti al potere in Lui.

Riassumendo il tutto, il dottor Needham ha scritto un interessante libro intitolato, “Diritto di nascita” (“Birthright”) che tratta alcune di queste cose, e dice: “Un cristiano non è semplicemente una persona che ottiene il perdono, che va in cielo, che riceve lo Spirito Santo, che riceve una nuova natura. Segnatevelo, il cristiano è la persona che è diventata qualcuno che prima non era. Un cristiano, in termini della sua identità più profonda, è un santo, un figlio nato da Dio, un capolavoro divino, un figlio della luce, un cittadino del cielo. Non solo posizionalmente (vero nella mente di Dio, ma non vero nella realtà sulla terra), non solo giuridicamente (una questione di contabilità morale di Dio), ma realmente. Diventare cristiano non è solo ricevere qualcosa, per quanto meravigliosa quella cosa possa essere. È diventare qualcuno”, fine citazione.

E così torniamo a John Newton. Ascoltate a quello che disse – lo stesso uomo con cui abbiamo iniziato: “Non sono ciò che dovrei essere. Non sono ciò che vorrei essere. Non sono nemmeno ciò che spero di essere. Ma per la croce di Cristo, non sono ciò che ero”, preghiamo.

Padre, sentiamo che le nostre deboli menti sono state allungate fino al punto di rottura. Aiutaci, per fede, ad accettare ciò che possiamo comprendere. Lascia il mistero all’eternità. Ci basta sapere che la tirannia del peccato è spezzata nella salvezza e che gli uomini sono redenti per la santità e che non possiamo avere lo stesso rapporto con il peccato che avevamo prima. E chiunque pensi di poter continuare a peccare nello stesso modo affinché la grazia abbondi non comprende la redenzione.

Grazie per la realtà, non solo la verità posizionale e il fatto giuridico, ma la realtà effettiva che siamo nuovi, completamente nuovi, creazioni adatte all’eternità. Padre, aiutaci, noi che siamo stati liberati dal peccato, a non ascoltare più la sua voce, sapendo che non ne abbiamo bisogno, perché ora siamo sotto la guida del Signore per grazia, attraverso la giustizia, verso la santità. Aiutaci, mentre continuiamo in questo capitolo meraviglioso, a vedere il dispiegarsi della Tua descrizione di cosa significa essere cristiani.

Grazie perché hai trasformato John Newton e perché fu totalmente trasformato. Grazie anche perché egli riconobbe che, sebbene non fosse più ciò che era, ancora non era ciò che avrebbe dovuto essere. Aiutaci, Padre, noi che siamo nuovi, ad ascoltare Te e lo Spirito e ad avanzare verso la somiglianza a Cristo. Preghiamo nel Suo nome. Amen.

FINE

This sermon series includes the following messages:

Please contact the publisher to obtain copies of this resource.

Publisher Information
Unleashing God’s Truth, One Verse at a Time
Since 1969

Welcome!

Enter your email address and we will send you instructions on how to reset your password.

Back to Log In

Unleashing God’s Truth, One Verse at a Time
Since 1969
Minimize
View Wishlist

Cart

Cart is empty.

Subject to Import Tax

Please be aware that these items are sent out from our office in the UK. Since the UK is now no longer a member of the EU, you may be charged an import tax on this item by the customs authorities in your country of residence, which is beyond our control.

Because we don’t want you to incur expenditure for which you are not prepared, could you please confirm whether you are willing to pay this charge, if necessary?

ECFA Accredited
Unleashing God’s Truth, One Verse at a Time
Since 1969
Back to Cart

Checkout as:

Not ? Log out

Log in to speed up the checkout process.

Unleashing God’s Truth, One Verse at a Time
Since 1969
Minimize