
Aprireste le vostre Bibbie a 1 Pietro capitolo 3. Il nostro testo per stasera sono i versetti da 13 a 16, 1 Pietro 3:13-16. Lasciate che vi legga questi versetti mentre affrontiamo un nuovo passo nel nostro studio, “Chi vi farà del male, se siete zelanti nel bene? Ma anche se doveste soffrire per la giustizia, beati voi. Non temete le loro intimidazioni e non vi turbate. Ma santificate il Signore Cristo nei vostri cuori, essendo sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi; ma con mansuetudine e rispetto. E conservate una buona coscienza, affinché, laddove siate calunniati, coloro che diffamano la vostra buona condotta in Cristo siano svergognati. Infatti, è meglio, se così vuole Dio, soffrire facendo il bene che facendo il male”, il titolo di questo paragrafo particolare potrebbe essere: “Le Sicurezze del Cristiano in un Mondo Ostile”, “Le Sicurezze del Cristiano in un Mondo Ostile”.
Ora, un po’ di contesto per capire cos’è che Pietro sta dicendo qui. Ricordate, l’amato apostolo Pietro stava dando alcune istruzioni chiare, cruciali ed essenziali ai credenti su come vivere in un mondo ostile. Coloro a cui scriveva, infatti, stavano affrontando persecuzioni e grandi difficoltà. Erano sotto prove pesanti, rifiutati dalla società in cui vivevano, così severamente rifiutati da subire, in alcune occasioni, persecuzioni ostili. E scrivendo loro, vuole dargli prospettiva su questa persecuzione e su come affrontarla. In realtà, ci è voluto tutto questo tempo, fino al capitolo 3 versetto 13, per arrivare al suo tema principale. Infatti, in un certo senso, tutto ciò che precede il versetto 13 del capitolo 3 è un po’ preparatorio o introduttivo.
Ha iniziato, come ricorderete, identificando i cristiani come gli eletti di Dio, redenti da Gesù Cristo e poi separati per una vita santa in mezzo ad una società empia. Infatti, quello è il tema dal capitolo 1:1 fino al capitolo 2 versetto 10, quella sezione intera, in base, identifica i credenti. Iniziano nel capitolo 1 versetto 1, li definisce come “gli eletti”. Arrivando al capitolo 2 versetto 9, dice: “Siete una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una nazione santa, un popolo che Dio si è acquistato perché proclamiate le sue virtù, lui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua meravigliosa luce”.
Quindi, attraverso il capitolo 1 e fino al versetto 9 del capitolo 2, ha identificato il credente come l’eletto di Dio, redento da Gesù Cristo e separato per una vita santa in mezzo a una società empia, con lo scopo di raggiungere quella società con il vangelo della salvezza. Poi, a partire dal capitolo 2 versetto 11, inizia a discutere sul conto delle relazioni che i cristiani devono avere in quella società. Identifica i cristiani nel versetto 11 come “forestieri e pellegrini”, siamo stranieri, siamo viandanti, siamo, per così dire, “ultraterreni”. Siamo solo temporanei in questo mondo. Non siamo residenti permanenti o cittadini permanenti qui. E così, abbiamo il compito difficile di essere nel mondo ma non del mondo, di essere gli eletti di Dio, redenti da Gesù Cristo, separati per una vita santa con lo scopo di evangelizzare la nostra società, ed allo stesso tempo rendendoci conto anche che non apparteniamo realmente a questa società. Abbiamo, quindi, il compito difficile di raggiungere un mondo minaccioso con il vangelo della grazia salvifica. Siamo stati chiamati a vivere, dice il capitolo 2 versetto 12, in modo tale che, grazie alla nostra condotta, le persone possano arrivare alla salvezza e glorificare Dio “nel giorno della visitazione”. Quel giorno, quando incontreranno il Signore, sarà il giorno deove glorificheranno il Signore perché sono stati redenti attraverso la strumentalità della predicazione del vangelo da parte di cristiani fedeli.
Quindi, nel capitolo 2 versetto 13, l’apostolo inizia a descrivere tutte le relazioni umane che sono ci essenziali per cercare di raggiungere questo mondo per Cristo: Parla del nostro rapporto con il governo, parla del nostro rapporto con l’autorità, parla del nostro rapporto con il nostro datore di lavoro. Nel capitolo 3 versetto 1, parla del nostro rapporto con il nostro coniuge, marito con moglie, moglie con marito. E attraverso tutta quella sezione, tutto è evangelistico: come dobbiamo vivere come cittadini sotto il governo con uno scopo evangelistico, come dobbiamo vivere come dipendenti sotto un datore di lavoro con uno scopo evangelistico, e come vivere come cristiani sposati con un non credente con uno scopo evangelistico. Poi, arrivando giù ai versetti dall’8 al 12, parla dell’atteggiamento generale con cui viviamo nel mondo, che tocca tutte le persone che incontriamo.
Quindi, come ho detto, fino a ora ha posto una base: siete questi, e dovete comportarvi così... nel mezzo di una società ostile. Ora dice: dato che vivete in questo modo in una società ostile, ecco le vostre sicurezze che avete quando quella società vi si oppone. Qui raggiunge il suo scopo: armare gli eletti con il giusto atteggiamento mentre affrontano il mondo ostile, come confidare nel potere della giustizia per trionfare sull’ostilità e sulla sofferenza. Vuole che abbiamo, nonostante siamo “stranieri e pellegrini”, e nonostante il fatto che “siamo trattati con ostilità e persecuzione”, vuole che abbiamo ragioni per una gioia fiduciosa piuttosto che per l’allarme o l’ansia.
Ora, al tempo di Pietro, questo, ovviamente, era diverso in alcuni modi rispetto ad oggi. C’era un’ostilità diretta e alcune persecuzioni dirette contro il popolo di Dio. Questo accade ancora in alcune parti del mondo, anche se nella nostra nazione non è così palese ed aggressivo come potrebbe essere in altri luoghi, almeno non ufficialmente. Credo che ci sia un’ostilità crescente verso il cristianesimo. Infatti, c’è un’ostilità crescente verso il cristianesimo tra la popolazione generale. E questo si vede in molti aspetti... Mi è stato dato questo piccolo catalogo. È uno di quei cataloghi che ricevete per posta. Se ne ricevete uno, presto li riceverete tutti. Si chiama “Casual Living USA”, ed è un catalogo di regali distintivi, ed ha mangiatoie per uccelli, lettiere per gatti, o piccoli computer, puzzle, barometri, tazze da caffè, e tutte quelle cose che ci si potrebbe aspettare, cornici per foto di bambini, fermalibri, casette per cani.
E poi, nel mezzo, c'è un gioco nuovo molto interessante che viene introdotto. È offerto al prezzo di 25 dollari e si chiama “Spoglia il Gregge: Il Gioco dei Tele-evangelisti”, è descritto come un “gioco da tavolo sui segni dei tempi”. Ogni giocatore interpreta un tele-evangelista. Tutti nel gioco sono tele-evangelisti che preferiscono le nuove limousine all’Antico Testamento, secondo la descrizione. Si compete per accumulare la propria fortuna, affrontando intrighi, pressioni strategiche e sotterfugi che tengono tutti in suspense. Il gioco è dai due agli otto giocatori e la scatola include 400 milioni di dollari, carte del diavolo, carte dell’angelo e carte della volontà di Dio, 30 stazioni televisive, 90 pedine per i beni di potere, parchi a tema, jet aziendali e così via. Questo è il nuovo gioco dei tele-evangelisti: Spoglia il Gregge.
Ironico, sì. Ma tradisce un’ostilità sottostante verso il ciarlatanismo del cristianesimo, ovviamente. Ed in una società in cui il cristianesimo continua a screditarsi su larga scala, in una società che prospera nel secolarismo, nel materialismo e nell’umanesimo, in una società orientata alla fornicazione, che ha reso l’omosessualità niente più che uno stile di vita alternativo, in una società che annega nella pornografia, in una società profondamente immersa nell’idea che l’uomo possa risolvere i propri problemi in qualsiasi modo gli consenta di sentirsi a suo agio con sé stesso; in quella società, emerge un’ostilità crescente verso il carattere definitivo del cristianesimo. Ed io credo che, man mano che viviamo le nostre vite nei giorni a venire, potremmo percepire sempre più questa ostilità, se non a livello governativo ufficiale, sicuramente a livello personale.
Questo Passo quindi ci parla. E parla a tutti noi che viviamo una vita devota in mezzo a una cultura empia, su come possiamo difenderci dalle minacce di quel mondo ostile. Come possiamo silenziare i critici? Come possiamo fare ciò che dice il capitolo 2 versetto 12, vivere in modo tale che coloro che ci calunniano siano costretti a calunniarci per qualcosa di buono perché non riescono a trovare nulla di malvagio? Come possiamo vivere in modo da silenziare i nostri critici e sentirci sicuri in questo ambiente ostile?
Bene, Pietro ci darà qui una serie di principi. E mi piace chiamarli “le sicurezze del credente in un mondo ostile”. Sono ciò su cui dobbiamo appoggiarci per assicurarci, per minimizzare la minaccia, per minimizzare l’ostilità. Sono le nostre difese contro coloro che ci attaccano.
Numero uno, Numero uno, la chiameremo, “Una passione per il bene”, “Una passione per il bene”... ora ricordate, Pietro ha già identificato chi siamo. Ha già identificato come dobbiamo vivere in un mondo ostile. In generale, dobbiamo vivere con uno scopo evangelistico. Ora diventa molto specifico su quali siano le nostre sicurezze mentre affrontiamo questo mondo ostile. La sicurezza numero uno è una passione per il bene, come indicato nel versetto 13. Una dichiarazione molto basilare: “E chi vi potrà fare del male se siete zelanti nel bene?” Ecco qui, miei cari questa è la prima linea di difesa che abbiamo. È molto difficile, dice Pietro, ed è molto raro che alcune persone, che la maggior parte delle persone, maltrattino coloro che sono zelanti nel fare il bene, anche un mondo ostile è lento a ferire le persone che fanno del bene, coloro che sono benefattori della società, che sono pieni di grazia, altruisti, gentili, misericordiosi, premurosi, amorevoli ed attenti... è molto difficile. Il mondo non ha alcun problema ad attaccare con grande ostilità i ciarlatani ed i truffatori che rubano alle vedove e agli orfani, che si arricchiscono a spese degli altri, ma il mondo non è così pronto ad opporsi a coloro che fanno del bene.
E penso che quello che Pietro abbia in mente qui sia qualcosa di molto generale: una vita buona, una vita benefica, il tipo di vita caratterizzata da generosità, altruismo, gentilezza, premura verso il prossimo... e questo è difficile da ferire, ed ha il potere di fermare la mano di chi vuole colpire.
Così, Pietro inizia insistendo sul fatto che una delle nostre sicurezze in mezzo a un ambiente ostile è uno zelo appassionato per il bene. E se quello è il carattere della vostra vita, chi vi potrà fare del male o ‘recarvi danno’ (letteralmente)? È una domanda retorica: chi vi potrà fare del male? La risposta implicita è nessuno, o pochissimi. Dice: “Chi vi potrà fare del male se siete zelanti nel bene?” Il verbo qui traduce davvero: “se diventate, se diventate zelanti nel bene”. In altre parole, se questo è il vostro carattere, siete zelanti per il bene.
Ora, che cos’è questa parola “zelante”, zēlōtai? Bene, si riferisce ad una persona con una passione. È una persona con grande ardore verso una qualche causa. Se studiaste il contesto del Nuovo Testamento, sapete che durante il tempo del Nuovo Testamento c’era un gruppo di persone chiamate Zeloti. Erano patrioti fanatici in Israele, impegnati a liberare Israele dal dominio straniero anche a costo della loro stessa vita, se necessario. In altre parole, erano così devoti alla liberazione d’Israele dal potere straniero che erano disposti a uccidere, rubare, mentire, ingannare o persino sacrificare la propria vita, erano così dedicati! E tra i Dodici c’era uno di loro, il cui nome era Simone lo Zelota.
Gli Zeloti, in particolare, iniziarono al tempo dei Maccabei, che era tra l’Antico e il Nuovo Testamento. Ricorsero alla violenza, agli assassinii, a qualunque cosa potessero fare per esprimere il loro odio verso gli stranieri pagani. Apparentemente, divennero una forza relativamente significativa nella Palestina. In Atti 21:38 si menziona: “Non sei forse quell’egiziano che tempo fa sobillò una rivolta e condusse nel deserto i 4.000 sicari?” Quello potrebbe benissimo essere un riferimento agli Zeloti. E se così fosse, per lo meno in quella referenza cen’erano almeno 4.000 in quel riferimento. Erano uomini pronti a sacrificare la propria vita, abbandonando la comodità, i beni mondani, nell’ardore del loro amore per la nazione.
Così, Pietro dice: “Siate zelanti, ma siate zelanti per ciò che è buono. Abbiate una tale passione per la bontà, per la gentilezza, per la tenerezza, per la misericordia, per l'amore, per la filantropia, che il mondo avrà grande difficoltà a perseguitarvi”. Sir John Sealy disse una volta: “Nessun cuore è puro se non è appassionato”. E Pietro sta dicendo che dovreste essere appassionati per ciò che è buono, e quello produce una purezza di vita che è molto difficile da perseguitare. Anche il mondo trova difficile farlo... Come ho detto, è facile perseguitare chi fa il male, ma è difficile perseguitare chi fa il bene.
Cosa sta dicendo Pietro? Amate la bontà. Quando diventa il vostro diletto, quando diventa la vostra gioia, quando diventa il vostro obiettivo, quando le cose sbagliate perdono il loro fascino, quando le cose sbagliate perdono il loro potere di attrarvi e diventate consumati dal fare ciò che è buono, il mondo troverà difficile perseguitarvi, anche se è ostile. Ora, questo è solamente un principio generale. E Pietro non ci lascerà mica lì... questo è solo il primo punto di sicurezza che vuole affrontare. Ma deve anche essere rapidamente notato che al versetto 14 dice: “Ma anche se doveste soffrire per causa della giustizia, siete beati”. E l'implicazione qui è che non si tratta di una promessa garantita che se farete il bene non sarete perseguitati, ma semplicemente rende tutto molto più difficile. Dobbiamo avere una passione per fare ciò che è buono. Gesù aveva quella passione, Gesù fece il bene e solo il bene. Egli è il nostro modello, eppure, anche Gesù alla fine dei conti fu ucciso da un mondo ostile.
Ma il punto che Pietro vuole farci comprendere qui è che le nostre vite devono essere vissute in modo opposto allo scandalo. Non dobbiamo mai essere degli scandali, dobbiamo vivere vite impeccabili. Non sta garantendo che non soffriremo; sta semplicemente dicendo che è molto difficile che il mondo agisca in quel modo nei nostri confronti se le nostre vite sono buone. Non hanno dei motivi veri e propri per la persecuzione. Non hanno motivi veri e propri per l'attacco. E ciò tende a trattenere un po' la loro mano. Quindi, dobbiamo vivere vite zelanti per ciò che è buono, zelanti per ciò che è onorevole. Questa è la nostra prima sicurezza.
Guardate alla seconda, il versetto 14, che ho appena letto un momento fa, ce lo dà. La seconda sicurezza che abbiamo è “una flessibilità nella sofferenza”, non solo una passione per ciò che è buono, ma una flessibilità nella sofferenza. A pesare dalla verità generale del versetto 13, ci saranno momenti in cui coloro che fanno il bene soffriranno. Ma, dice, anche se doveste soffrire a causa della giustizia, sarete beati. La frasetta “ma anche se” potrebbe essere tradotta con “per caso”, o “contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare”, e questo, tra l’altro, nel greco è una costruzione legata ad un verbo nell’ottativo, che semplicemente significa possibilità soggettiva senza un tempo definito. In altre parole, non c’è certezza di adempimento, ma potrebbe accadere. E questo è quello che sta dicendo. Ma anche se per caso dovesse accadere che soffriate per causa della giustizia, siete beati.
È una buona cosa che Pietro lo menzioni, perché alcune delle persone a cui stava scrivendo potrebbero benissimo aver sofferto per fare il bene. È anche vero, amati, e odiamo dirlo, ma è anche vero che molti cristiani stanno soffrendo per mano del mondo. Il problema è che stanno soffrendo a causa di un fallimento nel fare ciò che è buono, e quindi il mondo sente una giustificazione maggiore e quindi una libertà maggiore per la loro ostilità. Ma Pietro dice che se alcuni di voi per sia caso dovessero soffrire a causa della giustizia, il che significa comportamento retto e devoto, non sorprendetevi della cosa e non abbiate timore, siete benedetti.
Guardate al capitolo 4 per un momento, versetto 12. Troviamo una sezione quasi simile qui, che ancora una volta ci ricorda che questo è un tema principale della sua lettera. 1 Pietro 4:12, “Amati, non sorprendetevi per la prova infuocata che è in mezzo a voi”, in altre parole, non sorprendetevi quando arriva. “Essa arriva per mettervi alla prova, come se vi stesse accadendo qualcosa di strano”. In altre parole, qualcosa che non dovrebbe mai accadere, voglio dire, non siate scioccati se accade... “Ma nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, continuate a rallegrarvi, così che anche al momento della rivelazione della sua gloria possiate gioire con esultanza. Se siete vituperati per il nome di Cristo, siete beati, perché lo Spirito di gloria e di Dio riposa su di voi. Nessuno di voi però soffra come omicida o ladro o malfattore o intromettitore, ma se qualcuno soffre come cristiano, non si vergogni, ma glorifichi Dio in quel nome”... Ed ancora una volta Pietro dice essenzialmente la stessa cosa, soffrirete, forse, per il bene, accettatelo! Lo Spirito di gloria e di Dio riposerà su di voi. Dio avrà un fine in tutto ciò, qualora accadesse. Potrebbe accadere. Infatti, se tornaste al capitolo 2 ed al versetto 21, potreste persino considerarlo un privilegio. Anche Cristo soffrì, dice, lasciandovi un esempio. Non commise alcun peccato. Non fu trovato inganno nella sua bocca. E mentre era vituperato, non rispondeva con vituperi. Mentre soffriva, non proferiva minacce, ma continuava ad affidarsi a colui che giudica giustamente... In altre parole, c’è un senso in cui potete identificarvi con le sofferenze stesse di Cristo. Potete sapere ciò che Paolo dice in Filippesi 3, come la comunione delle sue sofferenze.
Quindi, primo punto: siamo sicuri se abbiamo una passione per la bontà. Secondo punto, dobbiamo anche, in alcune occasioni, avere una flessibilità nella sofferenza, qualora essa arrivi. In altre parole, dobbiamo piegarci ad essa, dobbiamo accettarla, dobbiamo riconoscere che Dio la sta portando a compimento, o permettendola per metterci alla prova, come dice il capitolo 4 verso 12, per perfezionarci. Ci saranno momenti in cui la nostra società non tollererà nemmeno una vita buona. Non tollereranno un uomo o una donna giusta. La presenza stessa della santa virtù li irriterà al punto che dovranno agire aggressivamente contro di essa, però... dice Pietro, quando soffriamo per ciò che è giusto, “siamo beati”, letteralmente dice, anche se doveste soffrire per causa della giustizia, beati! “Beati”, quasi come un’esclamazione.
Ora, cosa significa “beati”? Non si tratta tanto dell’idea di essere felici, non tanto dell’idea di essere gioiosi quanto dell’idea di essere privilegiati, va bene? Privilegiati o onorati. Ricordate dove il testo dice di Maria: “Beata sei tu fra le donne?” Non significava necessariamente “felice”... infatti, il suo cuore fu trafitto da molti dolori, ma significava privilegiata, e può significarlo, significava onorata. Significava che era l’oggetto del favore divino, della grazia divina, della bontà divina, e che le fu concessa una disposizione speciale da parte di Dio per compiere un compito speciale e per godere di una bontà speciale dalla mano di Dio. E questo è esattamente ciò che significa qui. Anche se doveste soffrire a causa della giustizia, siete privilegiati, siete onorati. Perché? Perché potete unirvi, per così dire, alle sofferenze di Cristo, potete partecipare alle sue sofferenze, come menziona Filippesi 3:10.
Osservate per un momento Matteo capitolo 5, perché è forse da questo insegnamento del nostro Signore che Pietro ha tratto la sua comprensione di questo particolare pensiero. In Matteo 5:10, “Beati coloro che sono perseguitati per causa della giustizia, perché di loro è il Regno dei cieli. Beati voi quando gli uomini vi insultano e vi perseguitano e dicono ogni sorta di male contro di voi falsamente a causa mia. Rallegratevi e gioite perché grande è la vostra ricompensa nei cieli”, eccolo qui. Perché siete privilegiati e perché onorati? Perché più soffrite, maggiore è la gloria, maggiore è la ricompensa.
Quindi, la vostra prima linea di difesa contro un mondo ostile è uno zelo per la bontà, una passione per ciò che è buono. La seconda è che, quando il mondo vi si oppone, siete flessibili nella sofferenza. Vi difendete semplicemente accettando la sofferenza come parte dei propositi di Dio, che vi rende individui privilegiati a soffrire in quel modo, e quindi godete della beatitudine eterna che Dio riserva per coloro che hanno sofferto in modo speciale. E non prenderò il tempo stasera, ma credo che le grandi, grandi ricompense della gloria saranno proporzionalmente date ai credenti sulla base delle loro sofferenze. Dio onorerà coloro che soffrono.
Quindi, siete beati. Poi Pietro cita un passo dell’Antico Testamento. Lo vedete lì al versetto 14? “E non temete le loro minacce e non siate turbati”, e quello viene da Isaia 8:12-13. Lasciate che vi legga cosa dice Isaia 8:12-13: “e non temete ciò che essi temono, e non abbiate paura. È il Signore degli eserciti che dovete considerare santo; sia Lui il vostro timore, sia Lui il vostro spavento”. Non temete ciò che essi temono. Ora, in quella particolare porzione, il contesto della citazione di Isaia è significativo. Acaz, re di Giuda, affrontava una crisi a causa di un’imminente invasione da parte dell’esercito assiro. I re di Israele e di Siria volevano che Acaz si unisse a loro in un’alleanza contro gli Assiri, ma Acaz si rifiutò, e quindi, visto che si rifiutò, Israele e Siria minacciarono di invadere Giuda.
Dietro le quinte, quindi, Acaz fece un’alleanza con l’Assiria. Ed il profeta Isaia lo ammonì contro alleanze empie e lo esortò a confidare solo in Dio per la liberazione. E gli disse: “Santificate il Signore degli eserciti; che sia Lui il vostro timore ed il vostro spavento e non temete il loro timore”, in altre parole, “non tu, re di Giuda, non temere gli Assiri come fanno i Siri e il popolo di Israele, il Regno del Nord”. Non temere il loro timore; temete il Signore e consacratelo, e tutto questo è ciò che accade dietro le quinte in Isaia. E qui Pietro cita quello e, essenzialmente, dice: “Non temete ciò che essi temono”, o come è stato tradotto: “Non temete le loro intimidazioni”. Potrebbe significare il timore che essi stanno provando, oppure “non temete l’intimidazione di coloro che vorrebbero farvi temere”, in entrambi i casi significa “non temete”; non abbiate paura. E poi dice: “Non turbatevi”. Non siate scossi, non siatene disturbati.
Ora, questo è un versetto molto semplice con un significato semplice. Dice questo: “Se la persecuzione viene contro di voi per causa della giustizia, siete onorati, siete privilegiati, e Dio vi ricompenserà nell’eternità”, quindi, non abbiate paura e non siatene turbati, affrontate la cosa con coraggio e quella è la flessibilità della sofferenza. Non c’è motivo per un credente di pensare diversamente. John Bunyan, sapete, quando era nella prigione di Bedford, fu messo in prigione a causa dell’ostilità della sua società. Non volevano che predicasse, quindi lo rinchiusero in prigione per impedirgli di predicare pubblicamente. E questo è ciò che scrisse, tra le molte cose che scrisse lì. Scrisse queste parole: “Questa prigione mi è stata molto dolce da quando sono arrivato e lo sarebbe anche l’impiccagione se Tu allora apparissi”. Considerava un privilegio soffrire, e forse persino morire, perché lo avrebbe portato al suo Signore.
E quindi, abbiamo bisogno di cristiani che abbiano una flessibilità nella sofferenza. Cosa significa? Che la accettino come fonte di benedizione e non scendere a compromessi con il mondo, non tornare indietro, non cercare di eliminarla cambiando la propria teologia. Sapete, Martin Lutero si trovò davanti a coloro che lo avrebbero condannato, il mondo ostile e religioso, e disse: “Non posso ritrattare, non posso! Non posso!”. E molti cristiani hanno mantenuto la loro posizione e con quello perso la vita, come sapete. Credo che molti più cristiani abbiano ceduto all’ostilità nel corso degli anni. Ma vogliamo essere cristiani coraggiosi, audaci, giusti, santi e zelanti per il bene. E se siamo perseguitati, gioiremo nella gloria speciale che Dio ci dona, ci riposeremo nello Spirito di gloria e nel nostro Dio, e considereremo una gioia soffrire per Colui che ha sofferto per noi.
Ora, questo significa anche che non potete avere la vostra mente e il vostro cuore fissati sulle cose terrene. Se siete preoccupati per i beni, i piaceri, la comodità, il benessere o la popolarità, allora vi sentirete davvero minacciati. Ma se il vostro focus è corretto, e comprendete che Dio vi ha grandemente onorati attraverso la sofferenza e vi darà un peso di gloria ancora maggiore in futuro, allora potrete considerare ogni prova come gioia, come dice Giacomo.
Quindi, il mondo si oppone al cristiano? La sua prima sicurezza è una passione per la bontà, che rende difficile per il mondo fare qualcosa contro di noi. Ma nel caso lo facciano, la seconda linea di difesa è una flessibilità nella sofferenza, perché anche se potremmo soffrire per mano loro, non potranno mai toccare il nostro vero tesoro, non potranno mai intaccare la nostra relazione con Dio, ed il fatto che soffriamo ci garantirà lo Spirito di gloria e di Dio che riposerà su di noi e un peso di gloria maggiore nell'eternità che deve ancora venire.
Ed ora un terzo elemento, una terza sicurezza in un mondo ostile, chiamiamola “un posto per Cristo”: una passione per la bontà, una flessibilità nella sofferenza e un posto per Cristo. Amo questo... anche questo è tratto da Isaia 8:13, come ho letto poco fa: “Ma santificate Cristo come Signore nei vostri cuori”... fermatevi lì... Santificate Cristo come Signore nei vostri cuori. In Isaia, la parola “Dio” è usata invece di Cristo. E qui lo Spirito di Dio sostituisce la parola Dio con la parola Cristo, però “santificate Cristo come Signore nei vostri cuori”, ed è il Signore che dovete considerare santo, è il Signore a cui dovete dare deferenza. Ora, cosa significa? Significa che qualunque cosa vi venga contro, qualunque cosa vi attacchi, voi siete pronti ad affermare nel vostro cuore che Cristo è il Signore. E torniamo a ciò di cui abbiamo parlato stamattina: state affermando la sovranità del Signore. State affermando che l’unico che dovete davvero temere, l’unico che dovete davvero temere profondamente è il Signore. Non mi preoccupa ciò che gli uomini possono farmi. Mi preoccupa ciò che Dio può farmi.
Questo è l’intento di Isaia 8:12-13, ed è anche l’intento di Pietro... Santificare significa venerare, significa adorare, significa adorare con devozione, significa, per implicazione, esaltare, magnificare, dare il posto primario. State riconoscendo la maestà santa e sovrana di Cristo. State dicendo che Lui è l’oggetto del vostro amore; Lui è l’oggetto della vostra lealtà. Lui è colui al quale siete dedicati, è l’oggetto della vostra ammirazione. Lui è l’oggetto della vostra riverenza. Lui è l’oggetto della vostra adorazione. Riconosco la Sua perfezione. Magnifico la Sua gloria. Esalto la Sua grandezza. Onoro il Cristo vivente come mio Signore, e quindi mi sottometto a Lui, e questo è nel Suo piano. E non temerò; accetterò ciò che Lui ha portato. Lo compiacerò con una sottomissione leale. Questa è l’idea... Questa è la vostra terza linea di difesa.
Se vengono contro di voi con ostilità, anche se state facendo il bene, e dovete avere una flessibilità nella sofferenza, al cuore di quella flessibilità c’è un posto per Cristo. E quel posto è il posto prioritario. Affermate che “venererete, adorerete, esalterete Cristo come Signore”, riconoscerete che è necessario dargli un’obbedienza leale, fiduciosa, e sottomessa. Perché questa ostilità contro di me da parte di un mondo empio deve essere nella Sua volontà, altrimenti non accadrebbe mai.
È meraviglioso vivere la vita in questo modo, è l’“onorare la dottrina di Dio”, come disse Paolo a Tito. Questo è il cristiano che, nel suo punto più profondo, nella parte più profonda del suo essere, è totalmente dedicato alla grande realtà che Gesù Cristo è il Signore, e Lo onorerò come Signore anche nelle mie sofferenze. Lui è il Signore sulla mia vita e lo è persino nelle mie difficoltà. Una sottomissione leale e fiduciosa vi darà coraggio, audacia, e forza di fronte ad una società ostile. Vi renderà sicuri e sentirete quella sicurezza.
Poi, dice Pietro, c’è un’altra sicurezza. Versetto 15: “Essendo sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi, con dolcezza e rispetto”. Chiamiamola “una preparazione per rispondere”. Una preparazione per rispondere. Il versetto 15 dice semplicemente che quando siamo attaccati da un mondo ostile, dobbiamo esser in grado di offrire una difesa. Ora, potrebbe sembrare a prima vista, guardando questo passo, che si tratti di una difesa formale. Quando dice “essendo sempre pronti a fare una difesa”, prendete la parola difesa, apologia, da cui deriva il termine “apologia” o “apologetica”, una difesa di qualcosa. Potreste supporre che si tratti di una difesa formale in un tribunale. E, tra l’altro, è usata in questo modo in 2 Timoteo 4:16, dove Paolo parla della sua difesa formale in un’aula di tribunale, ed anche in Atti 25:16, però c’è la stessa parola, apologia, in Filippesi 1:16 apparentemente in senso informale, semplicemente essendo in grado di dare una difesa a chiunque vi chieda, non solo a un giudice o a un magistrato o a un governatore o a qualcuno formalmente seduto in giudizio su di te.
Inoltre, la parola “sempre” indica che non si tratta solo di farlo quando ci si trova in un processo ufficiale, ma sempre. In tutte le situazioni, dovete essere pronti a offrire una difesa, non solo a un giudice o a un magistrato, ma a chiunque vi chieda. Quindi, credo che qui sia più generale come cosa... Formale in un processo in tribunale o informale. Dovete offrire una difesa, dare un discorso di difesa. E su cosa? È una difesa per chiunque “vi chieda ragione della speranza che è in voi”, e che cos’è? Molto semplicemente, è la fede cristiana, “La speranza che è in voi è la fede cristiana”, è solamente un altro modo di identificare la fede cristiana. In altre parole, dovete essere in grado di dare una spiegazione razionale e una difesa del perché siete cristiani. Questo è tutto. La fede cristiana o la speranza cristiana, son davvero sinonimi.
Pietro ha parlato della “nostra speranza”, nel capitolo 1 dice: “Siamo stati rigenerati ad una speranza viva mediante la risurrezione di Gesù Cristo”, e lì quella speranza viva equivale alla nostra fede viva o alla nostra vita cristiana viva. A proposito, Pietro ama la parola “speranza”. La usa di nuovo nel capitolo 1 verso 21. Parla del fatto che la nostra fede e speranza sono in Dio. Se avessimo avuto il tempo, avremmo potuto approfondire questo concetto di speranza cristiana come una definizione della nostra fede cristiana, ma basti dire che è proprio questo. E se volete qualche approfondimento sul fatto, tornate agli appunti o alla registrazione del primo capitolo, quando abbiamo discusso di una speranza viva, e troverete che quella speranza viva è una qualità di vita perpetua che equivale alla vita eterna, o alla vita cristiana, o alla vita di fede.
Quindi, sta semplicemente dicendo di essere in grado di difendere il vostro cristianesimo. Siate in grado di spiegare alle persone perché credete in quello che credete... capite quello in cui credete e poi siate in grado di articolare la cosa, e poi aggiunge al versetto 15: “Ma fatelo con mansuetudine e rispetto”, deve esserci una tenerezza e una grazia nel nostro spirito. La parola “mansuetudine” è in realtà la parola per umiltà o dolcezza, “potere sotto controllo” è un modo in cui pensiamo a questa parola. E poi la parola “rispetto” (in alcune Bibbie viene tradotto diversamente, ma qui è corretta come “rispetto”) è effettivamente la parola per timore. È la parola phobou, da cui deriva “fobia”. In altre parole, rispetto, un sano timore reverenziale per Dio, un sano rispetto per la verità, e persino un sano rispetto per la persona con cui parlate, una grazia. In 2 Timoteo 2 si dice che non dobbiamo essere litigiosi quando presentiamo la verità.
Quindi, ecco un’altra linea di difesa, una molto basilare, una sicurezza per noi. Ed è che possiamo, in modo appropriato, accurato, ponderato, ragionevole e biblico, dare a chiunque ci chieda una chiara ragione del perché siamo cristiani. Questa è una parte della nostra sicurezza. Potreste chiedere: “In che senso?” Ve lo dirò. Se non potete farlo in modo razionale, e non lo comprendete pienamente e chiaramente, e non lo articulate bene, e vi trovate di fronte all’ostilità, alla persecuzione e agli attacchi personali, indovinate un po’ chi crollerà? Sarete voi. Perché, se non potete articolare ciò in modo che sia compreso da qualcun altro, potreste avere difficoltà a ricordarvi di abbastanza informazioni per convincervi di essere davvero cristiani. E potreste cadere nel dubbio. Se non avete l’elmo della speranza della salvezza, quei colpi del nemico possono essere piuttosto devastanti.
Quindi, per essere efficaci nell’affrontare un mondo ostile, dobbiamo avere una passione per la bontà, una flessibilità nella sofferenza, dobbiamo avere un posto per Cristo, il posto prioritario, separandolo e sottomettendoci con lealtà alla Sua volontà perfetta e santa nel mezzo di questa sofferenza. E dobbiamo esser preparati a rispondere... non solo con conoscenza ma con coraggio. Dobbiamo essere ansiosi e disposti a dare a ogni uomo che ci chiede una ragione della speranza che è in noi, e farlo con dolcezza, grazia, umiltà e un senso di rispetto per Dio, per la verità e persino per la persona con cui parliamo. È così che affrontiamo l’ostilità.
Un quinto principio. Dobbiamo anche avere “una coscienza pura. Una coscienza pura”, versetto 16. “E mantenete una buona coscienza, affinché, nel caso in cui parlino male di voi, coloro che denigrano la vostra buona condotta in Cristo siano svergognati”. E mantenete una buona coscienza. La parola “mantenete” significa preservare; è letteralmente possedere o preservare una buona coscienza. Cosa significa? Significa che la vostra coscienza non vi accusa. La vostra coscienza è un meccanismo che vi accusa o vi scusa. La vostra coscienza è un dispositivo che Dio ha piantato dentro di voi per agire come fonte di convinzione o affermazione. Se avete una buona coscienza, vi dirà che tutto va bene. Se avete una coscienza cattiva, vi ricorderà che qualcosa non va perché c’è peccato nella vostra vita.
E ciò che Pietro sta dicendo è: vivete con una coscienza limpida, una coscienza che non vi condanna, così che quando affrontate critiche, ostilità o persecuzioni, non proviate alcun senso di colpa. Vedete, se state vivendo una vita peccaminosa, se non siete zelanti per la bontà, se non siete leali a Gesù Cristo, e se siete come quelle persone che hanno mal rappresentato Cristo, vivendo una vita che lo diffama o porta discredito a Cristo, e la persecuzione viene contro il vostro cristianesimo, sentirete un peso molto pesante di colpa, perché è ciò che realmente meritate. In tal caso, non avrete alcuna difesa contro di essa. Ma se la vostra coscienza è limpida, allora non siete ansiosi, non siete turbati.
La gente mi dice sempre: “Sai, ricevi molte critiche”. È vero. “E ricevi molti attacchi contro di te”. È vero. E mi dicono: “Bene, come rispondi a tutto ciò?” E io rispondo: la mia prima reazione è sempre la stessa: guardo dentro il mio cuore per vedere se la critica è valida. E se guardo dentro il mio cuore e posso dire di avere una coscienza limpida, allora non ho ansia, perché non c’è nulla lì che mi condanni. E ciò non mi porta alcun dolore; non mi turba perché non può produrre alcuna colpa. Se, d’altra parte, vengo accusato di qualcosa, e sono in qualche modo perseguitato da qualcuno, e guardo nel mio cuore e dico sì, sì, quella è un’accusa valida, allora il senso di colpa emerge dentro di me e non ho alcuna sicurezza contro quella critica. Quindi, devo mantenere una coscienza limpida, perché una coscienza contaminata non può essere in pace, una coscienza contaminata non può resistere all’assalto dell’ostilità. Dobbiamo mantenere la nostra coscienza pulita.
E come accade questo? La coscienza semplicemente ci esamina riguardo ciò che sa essere vero su di noi. Se la coscienza sa che siamo nel peccato, ci accuserà. Se la coscienza sa che viviamo nell’obbedienza, ci affermerà. È quella piccola voce dentro di noi, sapete, di cui Paolo parlava così spesso e frequentemente, che direbbe: “La mia coscienza è limpida, la mia coscienza è limpida, sono senza offesa”. È quella piccola voce che dice che la vostra vita è giusta o che dice che la vostra vita è sbagliata. E se dovesse arrivare l’ostilità e la persecuzione, e sapete che la vostra vita è giusta, e sapete che siete fedeli e avete separato Cristo nella vostra vita come Signore, e state seguendo con lealtà la Sua volontà, e state cercando ciò che è buono e perseguendo la santità per glorificarLo; non importa quale ostilità arrivi, c’è pace e avete una difesa in mezzo a un mondo ostile. Quindi, dice: “Se la vostra coscienza è limpida, allora in ciò per cui siete calunniati non proverete alcun senso di colpa. E quelli che disprezzano il vostro buon comportamento in Cristo saranno svergognati perché sarà un’accusa falsa”. Questo è il concetto. È lo stesso che ha detto in 2:12: quando vi calunniano, assicuratevi che vi calunnino per ciò che è buono.
A proposito, quella parola “calunniato”, è una parola greca interessante, katalaleō. È una parola onomatopeica. Cioè, suona come il suo significato. Un katalaleō, blablablablabla. L’abbiamo vista altre volte. È una parola che parla di abuso verbale, calunnia verbale. La parola “disprezzare” significa minacciare, abusare, insultare, maltrattare. E dice: “Se accade, se avete una coscienza limpida, potete dire va bene, la vergogna è su di loro, non su di me. Dovrebbero vergognarsi, perché stanno accusando falsamente”. Vedete, ciò che fa sentire il mondo tanto auto-giustificato e tanto nel giusto nel condannare il cristianesimo è venire contro qualcuno che ha così scandalizzato la fede cristiana. Il mondo adora farlo. Adorano assolutamente farlo, perché questo li fa sentire giusti, perché c’è davvero uno scandalo lì. E quando lo trovano, lo sfruttano fino all’ultima goccia, perché li fa sentire giusti e dà loro una giusta causa per condannare un cristiano, uno che afferma di essere cristiano. D’altra parte, Pietro dice che dovreste vivere in modo tale che quando qualcuno lo fa, dovrebbero vergognarsi di se stessi, non di voi.
Allora, quali sono le nostre difese contro l’ostilità del mondo? Una passione per la bontà, che rende difficile per loro calunniarci. Se lo fanno, abbiamo una flessibilità nella sofferenza. Accettiamo la sofferenza come volontà del Signore e poi c’è un posto per Cristo; Gli diamo il posto prioritario. E nel mezzo di quella sofferenza e ostilità, in leale devozione a Lui, continuiamo nella nostra obbedienza e fedeltà verso di Lui. E poi, abbiamo una preparazione a rispondere quando dobbiamo affrontare i questionatori. Possiamo dare a chiunque ci chieda una ragione chiara del perché siamo cristiani. E poi, manteniamo una coscienza pura. In altre parole, manteniamo la nostra vita giusta, e mediante lo Spirito di Dio restiamo obbedienti alla Parola di Dio così da avere una coscienza pura. E quando veniamo calunniati, non ci sentiamo vergognati, ma sono loro a sentirsi vergognati perché l’accusa è ingiustificata.
Voglio darvi un ultimo punto. Versetto 17, dobbiamo anche avere una prospettiva sulle opzioni. Una prospettiva sulle opzioni. Versetto 17: “Poiché è meglio se Dio lo vuole, che soffriate per fare ciò che è giusto piuttosto che per fare ciò che è sbagliato”. Queste sono le due opzioni che avete, amici. Dovete avere una prospettiva sulle vostre opzioni. L’opzione numero uno è: potete soffrire per fare ciò che è giusto, se Dio lo vuole. E potete essere benedetti in quella sofferenza e ricompensati eternamente. L’opzione numero due è: potete soffrire per ciò che è sbagliato. Fate la vostra scelta. Il punto finale è: Dio vuole entrambe le cose. Vuole che se fate ciò che è giusto, soffriate affinché possiate essere rafforzati e affinché Lui venga glorificato. E vuole che se fate il male, soffriate perché quella è la Sua correzione. Fate la vostra scelta. Avete una prospettiva sulle opzioni, vero? Quindi, sappiamo come affrontare un mondo ostile. Il modello per questo non è altro che Cristo, ed Egli diventa la nostra considerazione mentre torniamo a questo testo tra due settimane. Chinati con me in preghiera.
Padre, è stato bello stasera passare questi momenti nella Tua Parola. E a volte ci sembra di sentire un eco da Paolo in Filippesi, mentre anche lui insegnava al suo popolo come vivere in un mondo ostile, e sperimentare gioia, e sperimentare benedizione. Padre, Ti ringraziamo per ciò che abbiamo imparato da Pietro, quelle cose che ci danno sicurezza contro le minacce di questo mondo ostile. Padre, aiutaci a poterle mettere in pratica nelle nostre vite mentre ci sottomettiamo fedelmente alla Tua Parola e al Tuo Spirito. E questo, Lo chiediamo per la gloria del nostro Salvatore, Gesù Cristo. Amen.
END

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