
Prendiamo le nostre Bibbie in questo momento, mentre ci accingiamo di nuovo allo studio della Parola di Dio questa sera, ed apriamole in 1 Pietro capitolo 4. Stiamo esaminando il testo che va dal versetto 12 al 19 con il titolo “La Prova di Fuoco”. Ora, come ho notato per voi l’ultima volta, è molto probabile che questa epistola di 1 Pietro sia stata scritta verso la fine del 64 d.C. Questo la collocherebbe a qualche mese dopo l’incendio di Roma. Ricorderete che Nerone aveva incendiato Roma volendo, senza dubbio, costruire un edificio più grande per la su stessa gloria. E quando Roma stava bruciando e qualcuno doveva essere incolpato, egli addossò la colpa ai cristiani. E così, a partire da quell’anno 64 d.C., ebbe inizio una persecuzione dei cristiani sempre più intensa, scandalosa e di portata crescente. È dunque in quel contesto che Pietro sta scrivendo la sua epistola. I suoi lettori stavano già avvertendo parte della furia di un popolo che, in partenza, era già anticristiano, e che ora avrebbe ritenuto i cristiani responsabili della tragedia dell’incendio di Roma e della morte delle persone che si trovavano in quella città. I suoi lettori, dispersi in tutto il mondo romano, avrebbero iniziato anch’essi a sentire la pressione della persecuzione. Dunque, Pietro scrive a dei credenti che stanno iniziando, per così dire, a subire un fuoco più acceso da parte di coloro che, in un ruolo di incredulità nel mondo — un ruolo d’incredulità, dico, come burattini ed agenti di Satana schierati contro la chiesa di Cristo — alzando ulteriormente il livello dell’ostilità.
Per darvi un assaggio di questo, tornate al capitolo 1 e cogliete il senso di tale carattere nell’epistola. Capitolo 1 versetto 6: “Perciò voi esultate, anche se ora, per un po’ di tempo, se così bisogna, siete afflitti da svariate prove”. Menziona, al versetto 7, che tali prove servono a metter alla prova la loro fede. Poi, osservate nel capitolo 2 i versetti 11 e 12, ricorda loro che sono “stranieri e pellegrini” e che devono astenersi dai desideri carnali che assalgono l’anima. Devono conservare “una buona condotta fra i pagani, affinché laddove parlano contro di voi come di malfattori, osservando le vostre opere buone, glorifichino Dio nel giorno della visitazione”, di nuovo, l’idea è che fossero calunniati come malfattori, oltre a subire persecuzioni per amor di giustizia. Stavano sopportando tribolazioni e svariate prove.
Al versetto 19 del capitolo 2, Pietro allude ancora a tutto ciò e dice: “Infatti è cosa gradita se qualcuno, per motivo di coscienza davanti a Dio, sopporta afflizioni soffrendo ingiustamente. Quale gloria ne viene, infatti, se pecchi e, per questo, ricevi delle battiture e le sopporti con pazienza? Ma se, facendo il bene, sopportate la sofferenza con pazienza, ciò è gradito a Dio”, e poi, al capitolo 3 versetto 8, dice in sintesi: “Siate tutti concordi, compassionevoli, pieni d’amore fraterno, misericordiosi e umili”, e poi aggiunge: “Non restituite male per male, né ingiuria per ingiuria”. Il che indica di nuovo che stavano subendo il male e l’oltraggio. Al versetto 14 dice: “Se doveste anche soffrire per la giustizia, beati voi! E non vi sgomenti la loro minaccia e non vi turbate”. Il versetto 17 afferma che è “meglio, se così vuole Dio, soffrire facendo il bene piuttosto che facendo il male”, poi, nel capitolo 4 versetto 1: “Visto che dunque Cristo ha sofferto nella carne, anche voi armatevi dello stesso pensiero, perché chi ha sofferto nella carne ha cessato di peccare”. Aspettatevelo; è capitato al vostro Signore. Nel capitolo 5, versetto 10, “Or il Dio d’ogni grazia, che vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo, dopo che avrete sofferto per breve tempo, vi perfezionerà egli stesso, vi renderà fermi, vi fortificherà stabilmente”.
Potete vedere, dunque, che in ogni capitolo c’è un qualche riferimento alla sofferenza ingiusta. La chiesa stava subendo la persecuzione. Mentre Pietro inizia qui al capitolo 4 versetto 12, quella che è in effetti l’ultima sezione della sua epistola (che fluisce fino al capitolo 5), torna di nuovo sullo stesso tema. È preoccupato della sofferenza per amor di giustizia, della sofferenza per amore di Gesù Cristo, e trovo interessante guardare il mondo che ci circonda, stavamo guardando ad una chiesa nell’Europa orientale e nell’Unione Sovietica che ha sofferto a lungo, per numerosi anni, anzi per decenni. Quella chiesa sta emergendo dalla sua stagione di sofferenza e riceverà delle libertà. In un certo senso, quella chiesa potrebbe finire con l’avere una libertà più grande di quella che abbiamo noi, come cristiani in America. Mi sembra che, da noi, la tendenza sia proprio l’opposto. Invece di una chiesa che emerge da una società atea ed umanista, come vediamo nell’Europa orientale, abbiamo ateismo e l’umanesimo che emergono da una cultura cosiddetta cristiana. E l’ateismo e l’umanesimo alla fine, nella nostra stessa nazione, diventeranno più aggressivi come persecutori della chiesa.
Quel che Pietro sta quindi dicendo qui, potrebbe parlarci personalmente più avanti nella nostra vita ed in quella dei nostri figli. Man mano che la nostra nazione diventa sempre più intollerante verso la fede cristiana nella sua corsa verso la realizzazione di uno stile di vita amorale, noi diventeremo una minaccia sempre più grande. Perciò, le parole di Pietro devono essere prese a cuore. Già esiste una persecuzione crescente contro coloro che invocano il nome di Gesù Cristo. Se, per esempio, vi capita di parlare pubblicamente contro i peccati della nostra cultura, specialmente i peccati sessuali, ed in particolare il peccato dell’omosessualità, troverete un’ostilità che alle sue estremità può essere spaventosa e persino pericolosa. Stiamo vivendo in un’epoca nella quale coloro che vivono con forza per Cristo, coloro che affrontano la cultura, che hanno una testimonianza incisiva e dicono ciò che andrebbe detto dove dovrebbe esser detto, potrebbero trovarsi nei guai e sotto grande pressione e persecuzione, e così sia. Dovremmo esserne pronti.
E per esserne pronti, e per poter resistere, dobbiamo prendere a cuore questi versetti che vanno dal 12 al 19 perchè qui Pietro ci indica il modo giusto di affrontare la sofferenza per amore della giustizia. E devo dirvelo che ho ripensato a queste verità più e più volte nella mia stessa vita, perché in parte ne faccio esperienza. E mi è sorprendente notare come talvolta la sofferenza per amor della giustizia proviene dall’interno della chiesa, dal mondo cristiano stesso, possono sfociare ostilità, durezze, minacce e chissà cos’altro. Più di una volta mi sono rifugiato nelle verità di questo brano, specialmente di recente, come mai prima. Ma lasciate che vi legga i versetti dal 12 al 19, così che li avrete chiari in mente:
“Carissimi, non stupitevi per l’incendio divampato in mezzo a voi per provarvi, come se vi accadesse qualcosa di strano. Anzi, in quanto partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi, affinché anche al momento della rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare. Se siete oltraggiati per il nome di Cristo, beati voi, perché lo Spirito di gloria e di Dio riposa su di voi. Nessuno di voi abbia a soffrire come omicida o ladro o malfattore o ficcanaso; ma se uno soffre come cristiano, non se ne vergogni, anzi glorifichi Dio in questo nome. È infatti giunto il tempo in cui il giudizio deve cominciare dalla casa di Dio; e, se comincia prima da noi, quale sarà la fine di quelli che non ubbidiscono al vangelo di Dio? E se il giusto è appena salvato, dove finiranno l’empio e il peccatore? Perciò, anche quelli che soffrono secondo la volontà di Dio affidino le loro anime al fedele Creatore, facendo il bene”.
Ora tutto questo è un tesoro colmo di verità. Se volessimo suddividerlo in parti gestibili, dovremmo affermare che qui ci sono alcune grandi lezioni che riassumono la nostra reazione all’ingiusta sofferenza. Ora prima di approfondire la cosa lasciatemi chiarire questo: si soffre per amore della giustizia solo se si vive una giustizia visibile. È solo quando vivete piamente in una cultura empia che suscitate ostilità. Se riuscite a nascondere la vostra virtù, se riuscite a celare la vostra testimonianza per Cristo, se evitate di far sapere che siete cristiani, allora è improbabile che soffrirete, però, per coloro che vivono in modo retto, coloro che manifestano il proprio impegno verso di Cristo, che parlano con franchezza, e dicono quello che deve esser detto, incontreranno inevitabilmente ostilità.
Ora, quando ciò accade, ci sono vari punti da tenere a mente. Innanzitutto, nel meraviglioso riassunto proposto da Pietro, il primo passo è quello d’aspettarsi la sofferenza, versetto 12 dice: “Non stupitevi”, e questo l’abbiamo già visto, stiamo solo ripassando brevemente, ma dice: “aspettatevelo”, è inevitabile. E Dio la permette per mettervi alla prova. Ricade su di voi “per la vostra prova”, per dimostrarvi la genuinità del vostro cristianesimo e per purificare ulteriormente la vostra vita. È il test di Dio per rivelare il fatto che siete realmente oro, che quando il fuoco sarà passato, voi sarete ancora lì, incombustibili, puri, raffinati, pronti ad un uso ancora più grande per Dio. Quindi, visto che Dio vuole rendervi massimamente utili, e poiché vuole che la vostra vocazione ed elezione siano rese sicure, manda inevitabilmente la sofferenza nella vostra vita per mettere alla prova la genuinità della vostra fede. Se la vostra fede non è autentica, quando arriverà la prova, proprio come il seme gettato sul suolo duro, forse mostrerete qualche segno di fede iniziale, ma non darete alcun frutto e sotto la tribolazione appassirete e morirete. Dunque, la “prova del fuoco” vi rivelerà la realtà della vostra fede. Aspettatevela, è inevitabile, ed è compresa nel disegno di Dio. Inoltre, è inevitabile perché una vita giusta in una cultura ingiusta rappresenta un confronto che quella cultura non tollera facilmente la cosa, ma gli si reagisce con forza.
In secondo luogo, non solo aspettatevi la sofferenza, ma rallegratevene in essa. Il versetto 13 dice: “Nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi, affinché anche al momento della rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare. Se siete oltraggiati per il nome di Cristo, beati voi, perché lo Spirito di gloria e lo Spirito di Dio riposa su di voi”, e qui Pietro sta semplicemente dicendo: “rallegratevene in essa”. Perché? Perché partecipate alle sofferenze di Cristo. Perché? Perché condividerete la gloria di Cristo alla Sua manifestazione. Perché? Perché mentre ora soffrite, lo Spirito di Dio riposa su di voi, vi prende a carico per ristorarvi, rafforzarvi e fortificarvi. Ecco perché potete rallegrarvi.
Talvolta tutto ciò è piuttosto impegnativo, ad esser sinceri. Quando mi sento un po’ sotto attacco e mi dico: “Dovrei aspettarmelo, dopotutto se desidero vivere una vita pia e predicare la verità di Dio, se voglio innalzare lo standard di santità molto in alto e sostenere con fermezza la purezza dottrinale e la verità biblica, posso prevedere di subire questa opposizione, quindi devo esserne pronto”, di solito riesco a gestire la cosa, però poi arriva il momento di metter in pratica il secondo principio, quello di rallegrarmi per la sofferenza, e lì la sfida si fa più grande. Dire “Grazie, Signore, è davvero meraviglioso, sto assaporando ogni istante di questa prova” può non risultare immediato. Eppure, per grazia di Dio, trovo il tempo di meditare sulla cosa e posso deporla davanti al Signore e lì mi accorgo che lo Spirito di Dio riempie il mio cuore di gioia. E di solito si tratta di una duplice gioia: da un lato la gioia di partecipare — il senso che al di là di quello che io possa sperimentare, la mia sofferenza, a confronto di quella di Gesù Cristo è poca ed io ho l’opportunità di condividere nelle Sue sofferenze; dall’altro lato mi colpisce il fatto che qualunque sofferenza io debba sopportare in questa vita sarà più che ricompensata dalla gioia eterna che mi attende per sempre alla presenza del Signore. Rallegratevi!
La terza prospettiva molto necessaria riguardo alla sofferenza è di valutare la sofferenza. Aspettatevi la sofferenza, rallegratevi nella sofferenza e valutate la sofferenza. In altre parole, quando state soffrendo, date un’occhiata al perché. Versetto 15: “Che nessuno di voi abbia a soffrire come omicida o ladro o malfattore o un molesto ficcanaso”. Ci sono quattro mali menzionati lì, che in realtà sono tipici di uno stile di vita non rigenerato, e vengono usati per illustrare il carattere di una sofferenza inaccettabile. Sono piuttosto ovvi, per lo meno i primi tre. Non soffrite come omicida. Voglio dire, se uccidete qualcuno e soffrite, e vi perseguitano, e vi mettono in prigione o vi tolgono la vita, non lamentatevi. Stessa cosa se siete dei ladri. Non soffrite come ladri o come malfattore. A proposito, la parola “malfattore” serve a coprire tutti i crimini non menzionati nelle prime due parole. Quelle prime due sono già piuttosto ampie: omicidio e furto. Poi, riassumendo tutto il resto, non soffrite come malfattore, in tutte le forme di malvagità e di peccato, e poi vi aggiunge un’altra parola molto interessante, dice: “o come molesto ficcanaso”. e ci si potrebbe chiedere: “Bè, com’è che ha incluso il ficcanaso con l’omicida, o il ladro ed il malfattore?» Perché questa è una parola davvero, davvero interessante. A proposito, è usata solo qui in tutto il Nuovo Testamento il che costituisce sempre una sfida per il lessicografo o per la persona che deve definire il termine perchè se è l’unico uso della parola, vogliamo essere sicuri di capire cosa significhi. Alcuni dicono che significhi “impiccione”, un “ficcanaso”. Conoscete gente così? Sempre a curiosare negli affari altrui? Alcuni pensano che significhi quello. Altri pensano che si riferisca a esser “combina guai”, agitatori. Altri ancora pensano che significhi “rivoluzionario”, cioè uno che sconvolge la società, ma si tratta di una parola molto interessante, la parola è allotrioepiskopos. Episkopos è la parola per “sorvegliante”. E se combinate le due parole, si riferisce a qualcuno che sorveglia, o qualcuno che s’intromette in cose che appartengono a qualcun altro. Uno che sorveglia o s’intromette in ciò che è altrui. È una sorta di “fatti gli affari tuoi”.
Ora, perché lo inserisce qui? Non sarebbe stato incluso nel “malfattorI?” Bè, c’è di più. Questa parola, credo, abbia un significato più specifico di quanto appaia a primo acchito. Lasciate che vi citi altre Scritture che potrebbero aiutarvi a coglierne il senso. Tornando a 1 Tessalonicesi 4:11, non serve che lo cerchiate, ma lì Paolo dice ai Tessalonicesi: “Dovete adoperarvi a vivere in pace, e ad occuparvi dei fatti vostri e a lavorare con le vostre mani, come vi abbiamo ordinato”. Non dovete essere dei piantagrane, non dovete essere dei sobillatori. Non dovete sconvolgere la società. Dovete condurre una vita tranquilla. Dovete badare ai vostri affari e dovete lavorare con le vostre mani. Fare il vostro mestiere senza immischiarvi in altre questioni. In 2 Tessalonicesi capitolo 3 versetto 11, dice ai Tessalonicesi: “Sappiamo che alcuni fra voi stanno vivendo disordinatamente, non facendo nulla, ma affaccendandosi in cose futili» (una parola diversa), ma dice, “affaccendandosi in cose futili”, ora ““A tali persone ordiniamo e le esortiamo, nel Signore Gesù Cristo, di mangiare il proprio pane lavorando in pace”. In altre parole: state al vostro posto, state tranquilli e fate il vostro lavoro.
Poi, quando Paolo scrisse a Timoteo nella lettera successiva, nell’ordine che troviamo nel Nuovo Testamento, capitolo 5 versetto 13, lì parla di donne giovani, e dice che se non son sposate spesso posson esser pigre, che vanno in giro per casa senza far nulla, ma non solo quello, son anche oziose e pettegole impicciandosi in cose che non è nemmeno appropriato ripetere”, ora qui sta parlando di qualcosa di diverso, è la stessa idea “dell’impicciarsi”, dell’invadere questioni che non le riguardano. Ma mi pare che qui, seppur si riferisca specificamente ad una donna vedova, che non aveva niente da fare, e che quindi si limitava a girare in lungo e in largo ficcando il naso negli affari di tutti; però in Tessalonicesi, nella prima e seconda lettera, sta parlando, non tanto di come ci si deve comportari tra le persone che si conoscono (come questa vedova), ma di come ci si deve comportare nella società. E credo che sia esattamente di quello che Pietro sta parlando qui e con tutto questo in mente, considerate di nuovo quello che dice, “non siate molesti ficcanaso”.
Ora, alcuni ritengono, e tendo ad essere d’accordo con questo, che quello che vuole dire qui sia un riferimento specifico all’agitazione politica; che si riferisca all’idea di farsi coinvolgere in attività rivoluzionarie e dirompenti, interferendo, intromettendosi nel funzionamento e nel flusso del governo. Questo porterebbe di sicuro al fatto che il governo prenderebbe provvedimenti a tal punto che la persona la vedrebbe come persecuzione. Potrebbe accadere in un’azienda, sul posto di lavoro, se diventate dei ficcanaso molesti pensando che, visto che siete cristiani, dovreste essere trattati diversamente e visto che avete standard cristiani volete imporli alla vostra azienda, e così diventate dirompenti, e diventate un po’ dei ficcanaso o dei rivoluzionari in un modo o nell’altro... e quello potrebbe portarvi a soffrire.
E quindi quello che sta dicendo è questo, molto, molto importante. Siete cristiani e state vivendo in una cultura non cristiana: fate il vostro lavoro, vivete una vita tranquilla, esaltate Gesù Cristo, predicate il vangelo, ma non cercate di rovesciare la società stessa. Non diventate dei rivoluzionari. Non siate ficcanaso. Oppure, se lo fate ed il governo vi perseguita come agitatori ficcanaso e fastidiosi, quella è una cosa vergognosa. Non è un onore per il cristiano”.
Quindi, dovete chiedervi, perchè sto soffrendo? Se stai vivendo la tua vita cristiana, vivendo una vita virtuosa, pia, presentando Gesù Cristo in ogni opportunità che hai, ma lavorando quietamente con le tue mani, essendo fedele al tuo compito, essendo in ogni modo un nobile cittadino, responsabile nel compiere il tuo dovere all’interno della cultura, non essendo una forza dirompente, e ciononostante venite perseguitati, allora è per amore della giustizia. Ma se ti sei assunto l’incarico di imporre il tuo modo di pensare cristiano alla tua cultura, che sia la cultura aziendale in cui operi, o il negozio in cui lavori, o lo Stato o il governo in cui vivi, stai andando oltre i confini. E penso che Pietro stia semplicemente rimarcando qui quel che aveva detto nel capitolo 2, cioè che dobbiamo esser cittadini che sono modelli di sottomissione ad ogni istituzione umana, ad ognuno che ha autorità. Quindi, Pietro sta dicendo: “Ascoltate, se soffrite come omicida e il governo interviene applicando la pena appropriata; o se state soffrendo come ladri ed il governo interviene e vi condanna, se state soffrendo come una sorta di malfattori coinvolti in un qualche reato, e quindi il governo vi imprigiona, oppure se siete diventati degli agitatori dello status quo e dei rivoluzionari sociali, allora non consideratelo un soffrire per amor di giustizia. Dovreste vergognarvene”.
Quindi, dovete esaminarvi, dovete valutare la vostra sofferenza. Dovreste dire: “Sto soffrendo. Perché sto soffrendo?» Il versetto 16 dice: “Se uno soffre come cristiano», in altre parole, se soffri solamente perché sei cristiano, “non c’è nulla di cui vergognarsi»“ e l’implicazione è che se stai soffrendo perché sei un omicida, sei un ladro, sei un qualche tipo di criminale, o sei un ficcanaso molesto che scombussola la società, dovresti vergognarti. Ma se soffri seppur stai facendo il tuo lavoro, vivendo una vita quieta, tranquilla, pacifica, onorando Gesù Cristo, essendo il miglior cittadino possibile, e proclamando fedelmente il vangelo di Cristo, e ciononostante soffri, non hai alcuna ragione di vergognarti, anzi, “in quel nome dia gloria a Dio» Che affermazione. Se uno soffre in quanto cristiano, in quel nome, il nome “cristiano”, glorificherai Dio.
E... a proposito, è un termine bellissimo “cristiano”, i primi cristiani si chiamavano “fratelli”. Si definivano come i “santi”, o il popolo santo e consacrato. Si definivano, e mi piace questa espressione, come quelli “della via;” Gesù essendo “la via, la verità e la vita”, però i loro oppositori giudei li stigmatizzarono come i “Nazareni”. Diedero anche loro un nome che intendeva essere un nome di derisione. Li chiamarono “cristiani”. Non fu, inizialmente, un nome che i cristiani adottarono per sé. Non credo sarebbero mai stati così audaci da presumere di potersi chiamare con il nome del loro Cristo. Fu dato loro dal mondo, la prima volta ad Antiochia, secondo Atti 11. Agrippa, di nuovo in Atti 26, se non mi sbaglio attorno al versetto 28, fa riferimento a questo fatto qui e poi, con il tempo finì con l’esser rivendicato dai credenti stessi, però all’inizio era un termine di scherno, che poi è diventato un termine amato, come lo è per noi. Quindi, dice: se soffrite perché siete cristiani, non vergognatevene, non vergognatevene. Anzi, in quel nome, il nome “cristiano”, in quel nome, come un seguace di Gesù Cristo, glorifica Dio. Cosa significa? Loda Dio per il privilegio. Loda Dio per il privilegio. Perché? Perché stai condividendo le sofferenze di Cristo, perché lo Spirito di gloria ti sta fortificando, perché stai aggiungendo al tuo peso di gloria eterno. Tutte e tre quelle ragioni.
E ce n’è un’altra nel versetto 17, “È, infatti, giunto il tempo in cui il giudizio deve cominciare dalla casa di Dio. E se inizia prima da noi, quale sarà la fine di quelli che non ubbidiscono al vangelo di Dio?» Questo è un versetto interessante, sta dicendo che se soffri come cristiano, allora per amore del nome cristiano devi essere felice di soffrire e devi lodare Dio per il privilegio, perché stai condividendo le sofferenze di Cristo, perché lo Spirito di gloria riposa su di te e ti fortifica, e devi rallegrarti nella forza dello Spirito, e perché stai aggiungendo peso alla tua ricompensa eterna. Poi aggiunge: “Dovresti vedere la sofferenza come un segno che la fine è vicina, ed è dunque tempo di far pulizia della casa di Dio», mamma se quella è un’affermazione importante. Nel versetto 7, vedete come inizia il versetto? “La fine di tutte le cose è vicina”, “La fine di tutte le cose è vicina”, e quindi, dice lì al versetto 17: “È giunto il tempo che il giudizio cominci”. E, a proposito, la parola “tempo” qui non è chronos; non è l’ora sul calendario; è kairos. Significa che è il momento cruciale, il punto, è la stagione in cui il giudizio deve iniziare. mamma, che affermazione grandiosa.
Con la venuta di Gesù Cristo, voglio che seguiate il mio pensiero, ok? Con la venuta di Gesù Cristo è iniziata la dispensazione cristiana che conosciamo come dispensazione della chiesa: Cristo venne, soffrì e morì. Quello è l’inizio della fine. Siamo già agli ultimi tempi. Cristo apparve alla fine dell’età presente. Stiamo vivendo negli ultimi tempi, nell’ultima epoca. Quindi, Pietro dice che è già il tempo che il giudizio inizi. Dov’è che iniziò? Iniziò sulla croce, quando i nostri peccati furono giudicati in Cristo. E stiamo vivendo in una stagione di giudizio. Le sofferenze dei cristiani, allora, fanno parte del piano di Dio per un giudizio progressivo, che culminerà con il Grande Trono Bianco.
Ora seguitemi, Pietro non sta parlando di condanna quando si riferisce al giudizio, sta parlando di disciplina, di testare, di purificare, di spurgare, però sta dicendo – ci sta dando uno spunto su questa dispensazione. Sta dicendo: “In questa dispensazione, Dio giudicherà, e per cominciare il Suo giudizio, lo farà, il Suo giudizio, il Suo spurgare o la sua verifica, la sua disciplina, avverrà per purificare la Sua chiesa. E la cosa inizierà così e terminerà con l’ultima condanna degli empi”, è quello che sta dicendo... Se il giudizio inizia con Dio che spurga la casa di Dio, inizia da noi, allora quale sarà mai il risultato di coloro che invece non obbediscono al vangelo di Dio? In altre parole, se Dio giudica coloro che credono in un certo senso, e tale è così importante e serio, allora che sarà mai di coloro che non credono... Il popolo di Dio viene giudicato, testato per rimuovere l’eccesso, è vagliato e spurgato per rimuovere le scorie... e la chiesa è sempre sotto il processo di spurgamento e di purificazione... “La casa di Dio”, qui si riferisce alla chiesa, all’assemblea del popolo redento. Indietro al capitolo 2 verso 5 veniamo chiamati: “Casa Spirituale”, “Casa spirituale”. In 1 Timoteo 3:15, “La casa di Dio”, è la “chiesa del Dio vivente!” 1 Timoteo 3:15 dice, “La casa di Dio è la chiesa del Dio vivente”, quindi è questo quello che sta dicendo. Pietro sta parlando della Chiesa. E di fatto sta parlando collettivamente. E sta dicendo: “Se Dio sta già purificando la Sua chiesa, se c’è uno spurgare nella sua Chiesa... che è necessario... che sarà mai quando porterà il Suo giudizio finale su coloro che non ubbidiscono al vangelo di Dio”.
E questa purificazione, questa valutazione e questa verifica è necessaria in quest’epoca. E c’è un analogia incredibile di questo fatto qui in Ezechiele capitolo 9 verso 6. Tornando a Ezechiele, quando Dio guardò il popolo peccatore sulla terra e voleva purificarlo, disse: “Voglio purificare la terra”, questo era il Suo intento e disse questo, e citando, “Inizia dal Mio santuario. Inizia con Israele”. Dio alla fine giudicherà gli empi. In questo momento, sta purgando, purificando la Sua chiesa. Quindi, quando soffri a causa della giustizia, è la purificazione di Dio, la purificazione di Dio, la prova di Dio. E ve lo dico, quando vedete una chiesa che è stata purificata, e quando vedete una chiesa che è stata messa alla prova, e quando vedete una chiesa che è stata perseguitata, trovate una chiesa pura, non è vero?
Quindi, guardate alla vostra persecuzione. Védetela per quello che è. È Dio che inizia il giudizio nella famiglia che ama e che inizia la purificazione del Suo giudizio durante questa epoca? Vedete, prima che arriverà il giudizio finale completo, la chiesa dovrà evangelizzare il mondo. E per essere efficace nell’evangelizzare del mondo, la chiesa dovrà esser purificata dal peccato, il vero separato dal falso, e il carnale purificato o rimosso. E poi, la chiesa pura potrà muoversi.
E quindi, vedete la persecuzione come il giudizio di Dio che deve venire, e deve venire prima nella famiglia prima che arrivi agli stranieri. Prima, purificherà la Sua chiesa; poi giudicherà gli empi. Se inizierà con noi prima, e così sarà, quale sarà l’esito di coloro che non credono? Il giudizio di Dio inizia nella famiglia, ma non finisce lì. Pietro guarda oltre a quello, fino alla tragedia del giudizio eterno. E cosa sta dicendo? Ecco il punto. Ascoltate bene: “È molto meglio sopportare la sofferenza mentre il Signore purifica la chiesa, e sopportarla con gioia, che sopportare una sofferenza futura che è eterna”, vedete il suo punto? Ehi, guarda la tua sofferenza e considera questo. Dici che è difficile soffrire? È meglio che tu soffra ora nel mentre Lui ti sta provando, e ti sta purificando e ti sta adattando all’utilità ed alla gloria, piuttosto che non soffrire adesso, ma soffrire più avanti per l’eternità... che è molto peggio, molto peggio, e la cosa accade a coloro, versetto 17, che non obbediscono al vangelo di Dio. Questo ricorda Romani 1 dall’1 al 5 dove Paolo usa la stessa frase, “il vangelo di Dio, la buona notizia di Cristo”.
Quale sarà l’esito, chiede? Ve lo dico io: giudizio terribile, dannazione eterna. 2 Tessalonicesi 1:4, e seguenti parla della chiesa perseguitata, e di come la chiesa abbia perseverato nella fede in mezzo a persecuzioni ed afflizioni. E poi, nel versetto 5 dice, “Questa è una chiara indicazione del giudizio giusto di Dio, affinché siate considerati degni del regno di Dio per il quale davvero soffrite”. Sta dicendo che dovreste sapere che questa è una chiara indicazione, tutta questa tribolazione, tutto questo problema, tutta questa sofferenza è una chiara indicazione che Dio vi sta giudicando, vi sta purificando, vi sta pulendo, vi sta mettendo alla prova, rendendovi più utili. Vi sta permettendo di condividere le sofferenze di Cristo. Vi sta costruendo un grande peso eterno di gloria. E quello è molto meglio di ciò che il resto del mondo sperimenterà, “Perché dopotutto, è giusto che Dio risponda con afflizione a coloro che vi affliggono e dia sollievo a voi che siete afflitti ed a noi anche quando il Signore Gesù sarà rivelato dal cielo con i Suoi angeli potenti e fuoco fiammeggiante, infliggendo retribuzione a coloro che non conoscono Dio e a coloro che non obbediscono al vangelo del nostro Signore Gesù. E questi pagheranno la pena della distruzione eterna”. Quindi, non lamentatevi di soffrire ora per poi avere gloria più avanti, ci son molti che non stanno soffrendo adesso, ma lo faranno per sempre, sempre e per l’eternità.
Poi Pietro sostiene il suo punto con una citazione nel versetto 18, una citazione tratta da Proverbi 11:31. Pietro sta dicendo, “E se con difficoltà il giusto è salvato, che ne sarà dell’uomo empio e del peccatore?” Proverbi 11:31 in realtà dice, “Se il giusto riceve ciò che gli spetta sulla terra, quanto più sarà per gli empi ed i peccatori?” Pietro interpreta liberamente le parole. Quando dice, “E se con difficoltà il giusto sarà salvato,” difficoltà si riferisce alle difficoltà che la persecuzione porta al credente. La nostra salvezza porta persecuzione. La nostra salvezza porta difficoltà, giudizio, disciplina, correttiva, purgativa, istruttiva, testare correttiva attraverso la sofferenza che, capitemi, ci impedisce di commettere peccati che ci condannano. Quel giudizio continuerà nella chiesa fino al Rapimento, ed anche dopo, quando Dio redimerà una nuova generazione di persone, anche loro soffriranno. E se è così difficile, e c’è così tanta sofferenza come cristiani nella nostra purificazione, che sarà mai dell’empio e del peccatore? Chiede. Che tipo di sofferenza sopporteranno loro se noi dobbiamo sopportare tutto questo? E la risposta è una sofferenza molto peggiore. Saranno gettati nel lago di fuoco che brucia con fuoco e zolfo per sempre dove il verme non muore, il fuoco non si spegne.
Quindi, tutto questo ci aiuta a vedere l’importanza di una chiara valutazione della nostra sofferenza. Deve essere per la causa della giustizia, non derivare dal peccato. Non dobbiamo allora vergognarci quando soffriamo, ma onorare Dio perché sta purificando la Sua chiesa dove il giudizio deve iniziare se vogliamo esser un popolo puro per raggiungere il mondo. E quindi, quando ti vedi soffrire, guarda la cosa in faccia, vedila per quello che è, valutala. Dovrebbe essere un buon promemoria di quanto più severo potrebbe esser e sarà il giudizio per coloro che sono senza Cristo. Come gestiamo la sofferenza? Aspettiamocela, rallegriamoci in essa, valutiamola e vediamola per quello che è realmente... è Dio che con grazia abbondante purifica la Sua chiesa per l’utilità, per la comunione con Cristo, per un maggior peso di gloria che non può nemmeno esser paragonato con quella sofferenza terribile che i peccatori e gli empi sopporteranno per sempre.
Un punto finale: aspettatevi la sofferenza, rallegratevi in essa, valutatela ed in quarto luogo, affidatevi a Dio; affidatevi a Dio. Un uomo empio non può, il peccatore non può, è troppo tardi, però, tu ed io possiamo, anche nel mezzo della nostra sofferenza. Versetto 19, “Pertanto, lasciate che anche coloro che soffrono secondo la volontà di Dio affidino le loro anime a un creatore fedele nel fare ciò che è giusto”. La parola “pertanto” è lì a causa della vera prospettiva sulla sofferenza appena riassunta. Visto che ora comprendi la sofferenza, ora comprendi che è correttiva, purgativa, istruttiva. Comprendi che Dio la usa per metterti alla prova, per purificarti, per renderti più utile, per darti un maggiore peso di gloria, “Pertanto”, in mezzo ad essa, “lasciate che anche coloro che soffrono secondo la volontà di Dio”, ed è nella Sua volontà nel mentre purifica la Sua chiesa, “affidino le loro anime”.
Stiamo soffrendo secondo la volontà di Dio, è il Suo scopo, è lo scopo che intende per i Suoi figli: di purificare, spurgare, castigare, renderci teneri, renderci efficaci... La parola “affidare”, a proposito, è un termine bancario che significa depositare per una custodia, attraversare la sofferenza prendendo la propria anima e depositandola ai piedi di Dio. La parola “anima” si riferisce alla propria vita, al proprio essere alla propria persona. “Affidarla ad un creatore fedele”, e questo è l’unico posto nella Bibbia dove quella frase viene usata, e perché la usa? Ascoltate qui, usa la parola “creatore” per ricordarci che stiamo semplicemente restituendo a Dio ciò che Lui ha creato, il che significa che Lui è il più capace di prendersene cura, giusto? E quando diciamo che Lui è un creatore fedele, possiamo fidarci di Lui con essa. Come creatore, conosce meglio di chiunque altro i bisogni delle Sue amate creature. E come creatore fedele, Soddisferà tali bisogni perché è fedele alla Sua promessa, “Il mio Dio provvederà a tutte le vostre necessità”. A proposito, la parola “affidare” qui, “affidare le loro anime ad un creatore fedele”, paratitehmi, è esattamente la stessa parola usata di Gesù quando sulla croce affidò il Suo Spirito al Padre. Stessa parola. In mezzo alla Sua sofferenza, si diede a Dio. E Pietro dice, dai la tua vita a Dio affinché Lui ti sostenga in mezzo alla più grande sofferenza, e Lui è affidabile, e sarà fedele, e quel versetto conclude dicendo, “Nel fare ciò che è giusto”.
Ed è qui che tutto dovrebbe essere... facciamo ciò che è giusto e ci dedichiamo a Dio. Soffriamo, affidiamo le nostre anime a un creatore fedele e facciamo ciò che è giusto. Per dirlo in un altro modo: nel mentre fai ciò che è giusto, accetta ciò che ne verrà ed affidati a Dio. Nessuna defezione, obbedienza, impegno e fedeltà. Continua semplicemente a fare ciò che è giusto. Quindi, quando la sofferenza arriva al credente, ce l’aspettiamo, ne gioiamo, la guardiamo da vicino e la valutiamo, è il risultato del peccato o è il risultato della giustizia? Ed è quindi Dio che sta semplicemente purgando, purificando, mettendoci alla prova, affinché possiamo essere più utili, più gloriosi?
Stavo pensando a Geoffrey Bull, che all’età di 30 anni, era stato detenuto per tre anni e due mesi dai comunisti cinesi. Parte di quel tempo era stato detenuto in isolamento, fu lasciato alla fame, fu minacciato, assillato, sottoposto alle tecniche infernali di lavaggio del cervello. Si stava aggrappando disperatamente ad un qualche potere di oggettività nel suo cervello studiando ad un certo punto, sei tipi diversi di zanzare presenti nella sua cella... solo per mantenere la sua sanità mentale. Ed in mezzo a tutto, compose un poema lunghissimo che non ho mai avuto il tempo di leggere, ma lasciate che vi legga cinque strofe veloci... questa fu la sua preghiera in mezzo a sofferenze orribili: “Non lasciar che il Tuo volto si offuschi, caro Dio, né che il senso di Te si allontani da me. Non lasciar che il ricordo della Tua Parola bruci basso nel mio cuore. Non far si che il mio spirito, Signore, si intorpidisca con la solitudine o le paure e non far si che il mio cuore ceda al dubbio e trattieni i miei occhi dalle lacrime. Non lasciare che la distanza ci separi mentre i mesi ed anni aumentano. Non far si che l’oscurità mi rinchiuda e non farmi perder la Tua pace. Non lasciare che la pressione del nemico schiacci il mio amore verso di Te e non lasciare che la stanchezza ed il dolore eclissino la Tua vittoria”, e poi l’ultimo verso, “Perché la Tua gioia è la mia gioia; ed il Tuo Giorno, la speranza mia, il Tuo regno, o Dio di grazia, non passerà mai”, dobbiamo vivere in quel tipo di fiducia. Inchiamoci in preghiera.
“Padre, Ti ringraziamo per la testimonianza di un santo fedele nel mezzo di circostanze insopportabili che ha trovato la sua forza in Te. Ti ringraziamo, Signore, che è Tua volontà purificare e purificare, e purificarci attraverso la difficoltà, e in particolare attraverso la persecuzione mentre siamo audaci per Cristo. Possiamo sapere che se non siamo audaci per Cristo, non conosceremo la sofferenza, né conosceremo la gloria della comunione con il Salvatore sofferente, né conosceremo la gloria dello Spirito che riposa su di noi, né conosceremo la gloria eterna. No, Signore, se non siamo disposti a essere audaci per Cristo, possiamo sfuggire, ma non possiamo essere il vaso testato, raffinato, purgato, purificato, utile. Quindi, testaci, Signore, mentre siamo fedeli. Inizia quel giudizio con noi, affinché la Tua chiesa possa essere pulita, utile a Te, e Ti ringrazieremo per tale privilegio; e che, sebbene siamo giudicati qui e ora, saremo per sempre liberi da qualsiasi giudizio, solo per condividere nella Tua gloria eterna. Padre, pregheremmo per chiunque sia tra noi stasera che ha sfuggito alla sofferenza per amore della giustizia in questa vita, ma soffrirà per il peccato per sempre. Possa questo essere il giorno in cui vengono al Salvatore per pentirsi del loro peccato e riconoscerLo come Signore e Dio, Redentore. Preghiamo nel Suo nome. Amen”.
END

This article is also available and sold as a booklet.